Sintesi intervento – Fosco Giannini

Siamo allibiti: di fronte alla disfatta Giordano non fa autocritiche e ripropone la minestra acida della costituente di sinistra, una Izquierda Unida italiana votata al fallimento e alla liquidazione del partito comunista. E pensare – che contraddizione! – che lo stesso Giordano definisce (a ragione fallite le esperienze federative, dall’ Izquierda all’Arcobaleno.
Ma se Giordano è sconcertante non lo è di meno la strana alleanza Ferrero-Mantovani-Grassi. Essa si presenta come alternativa a Bertinotti e poi propone il fior fiore del bertinottismo: una sinistra che rinasca dalla Sinistra europea e da nuovi legami con l’Arcobaleno. Tutto ciò condito con spruzzate di neomovimentismo e neolaburismo. Chi scrive ha fatto una lunga battaglia assieme ai compagni di Essere Comunisti e oggi è difficile capire come essi potranno condividere le diversissime culture di Ferrero e Mantovani, entrambi alla testa di quel bertinottismo al quale ci si opponeva.
Resta il fatto che entrambe le posizioni (Giordano e Ferrero) rinunciano alla sola strada rimasta per uscire dalle rovine : il rilancio del Prc come partito comunista autonomo, alla testa della lotta contro Berlusconi e il Pd confindustriale e filoimperialista e volto all’aggregazione della vasta diaspora comunista italiana.
Alla base della catastrofe vi sono la complicità con Prodi e il cambio violento del Prc in Arcobaleno e cioè di un soggetto rifiutato dall’elettorato comunista e di sinistra. Lascia stupiti la miopia di chi (sia Giordano che Ferrero) ripropone la strada del cimitero: sinistre europee, federazioni, arcobaleni e disorientamenti simili. Chi sente lo stato d’animo delle compagne/i di base sa che vi è una sola possibilità, la stessa che ci chiede l’attacco padronale: ricostruire un partito comunista di massa, attraverso il rilancio del Prc e l’unità dei comunisti. Lo scontro congressuale sarà solo tra costituente di sinistra e costituente comunista: le terze vie, come si sa, sono il regno della non scelta.