Sintesi dell’intervento di Sandro Valentini su LIBERAZIONE

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento inviatoci dal compagno Sandro Valentini

Sandro Valentini*

Ho condiviso e condivido la proposta della 2ª mozione di avviare un processo politico, culturale e organizzativo di rinascita della sinistra, dopo la disfatta delle elezioni politiche e che la maturazione di questo processo non è legato a scadenze e momenti elettorali, ma alla capacità di tutta la sinistra di essere in campo contro un governo, quello Berlusconi, dai tratti illiberali sul piano politico e pericoloso su quello sociale. Come ho condiviso e condivido la tesi che il processo di costruzione di un nuovo soggetto politico, unitario e plurale, si misura nel far crescere un progetto di trasformazione della società che abbia come punto di riferimento l’orizzonte europeo. Si era addirittura indicato lo strumento di questo percorso: la costituente della sinistra , che non doveva essere – si diceva – la sommatoria dei quattro partiti di sinistra o peggio del loro ceto politico, ma che fosse un processo vero, costruito dal basso. La costruzione di momenti unitari sui territori, cioè una sorta di “politica dei cento fiori” , doveva essere un aspetto decisivo.
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Sono comunista e non me ne vergogno! Non ho niente da abiurare! Ma sono altresì convinto che la “questione della rivoluzione” in occidente, cioè di un progetto di trasformazione della società può essere riproposto solo se la sinistra avrà la capacità di rinnovarsi e di ripensare se stessa. Per questo considero conclusa, a prescindere dal giudizio politico, la fase storica del movimento comunista e l’esperienza del “socialismo realizzato”.
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La mia opinione è che oggi il laboratorio tedesco, la Linke, sia l’esperienza più avanzata in Europa. Per la prima volta, almeno dal dopoguerra, in un Paese punto alto dello sviluppo capitalistico è maturata un’esperienza dai caratteri di massa, nella quale si manifestano segnali evidenti e forti di ricomposizione tra le due fondamentali culture marxiste del Novecento: quella socialdemocratica e quella comunista.
Per quanto mi riguarda si tratta di capire se la Sinistra in Italia vuole rassomigliare un po’ di più all’esperienza tedesca, centrata sulla fondamentale contraddizione del lavoro o, invece, restare impigliata nella rete del radicalismo, rappresentando così meramente l’antagonismo delle nuove culture critiche.
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Per questo non mi convince, in nome dell’innovazione culturale, la tesi secondo la quale occorra costituire rapidamente un nuovo soggetto politico, in quanto il Prc ha esaurito la sua funzione politica e culturale. Uscire dal Prc per dare vita a una formazione della stessa consistenza politica ed elettorale o addirittura più piccola, evidenzia un minoritarismo, non meno dannoso del minoritarismo identitario della maggioranza del Prc.
Sono invece convinto che una delle condizioni che il processo costituente deve far maturare è proprio quella di portare l’ insieme del Prc dentro il nuovo soggetto politico perché questo soggetto, per nascere, ha bisogno del patrimonio storico e politico dei comunisti. Si tratta di lasciare a una sinistra più influente una eredità grande, che potrà essere tale solo se la scelta di dar vita a una formazione nuova della sinistra sarà un progetto condiviso almeno dalla maggioranza dei militanti del Prc.
Ho condiviso, all’indomani del Congresso di Chianciano, la scelta di trasformare la mozione congressuale in un’area politica e programmatica per la rinascita della sinistra e svolgere un lavoro interno ed esterno al Prc. Proprio per questo il rilancio politico e organizzativo del partito non è un problema solo di una maggioranza arrangiata, senza linea e proposta politica. È un problema soprattutto nostro, della nostra area politica. Infatti, se non si coinvolgono i Circoli nella costituente della sinistra non si comprende chi darà quelle caratteristiche di massa e di radicamento nei territori per dare vigore e forza al processo costituente.
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In queste settimane molto si è discusso di come la sinistra dovrebbe arrivare alla prossime elezioni europee. A me pare che la proposta della lista unitaria (cartello elettorale) sia la più avanzata. Ma la realizzazione di questa proposta richiede, oltre naturalmente la convergenza su alcuni contenuti programmatici, una condizione preliminare: che tutti i partiti della sinistra siano d’accordo e convinti della soluzione. Se non si realizza questa condizione allora è meglio che ogni partito vada da solo, con la sua lista e il suo simbolo.
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So bene che questa linea richiede momenti di confronto, anche aspri. Ma non conosco altri percorsi se non quello dell’iniziativa politica che metta in rapporto dialettico struttura economica e sovrastruttura. Solo così si evitano sentieri tortuosi e pericolosi. Da qui la scelta meditata di proseguire il mio impegno in e da il Prc, ma senza fare sconti, anche perché il tempo di domani è già qui presente nelle scelte che oggi bisogna fare. E ognuno di noi, già da oggi, si deve sentire impegnato a dire la sua, a indicare la via da prendere.

*comitato politico nazionale