Sintesi dell’intervento di Beatrice Giavazzi alla Direzione naz.le del 13 giugno 2005

Nella relazione del segretario sul regolamento si constata la realtà di un partito “a correnti” che, ricordo, è stata determinata dalla scelta di congresso a mozioni, concluso da una relazione tutt’altro che “unitaria”. La scelta congressuale di vietare le correnti ci pone oggi nella schizofrenia di un partito che si muove a correnti in assenza di strumenti regolamentari omogenei. Lo stato del partito preoccupa per la scarsa capacità del suo corpo vasto che ancora non riceve dal centro gli strumenti per finire un congresso di divisione e ripartire come corpo unico, di dispiegare iniziativa politica necessaria ad una mobilitazione di massa sui temi più urgenti che la fase politica ci impone. Il risultato delle regionali, lo stesso esito del referendum ci chiedono una riflessione urgente sullo stato del partito. La proposta della Direzione attorno al regolamento che sceglie di riprodurre, in alcuni passaggi, quella del dibattito congressuale, è un ulteriore passo indietro in questo percorso ricostitutivo. Il punto più problematico è la proposta di divieto di utilizzo del simbolo per le mozioni congressuali, soprattutto se si associa alla premessa che proclama l’unità del partito, obiettivo essenziale, ma anche il diritto di libera espressione delle opzioni politiche congressuali. Questa scelta va nel senso opposto. Indebolisce lo stesso simbolo, che sarà utilizzato “a rate” ma, soprattutto, a discrezione della maggioranza. Il simbolo rappresenta il Partito e le mozioni congressuali sono, per l’appunto, il dibattito politico interno, il suo contenuto prezioso e insostituibile per la democrazia. Il simbolo del Partito è di tutti e a tutti dovrebbe, al contrario, essere imposto.