Sinistrati. I voti dal ’96 a oggi

Ivoti vanno e vengono e si spostano con grande mobilità tra i vari partiti. E’ quanto emerge da una prima analisi dei voti validi per il proporazionale della camera che – ha comunicato ieri mattina alle 6,24 il ministero degli interni – sono stati 37.086.347. Vista la partecipazione al voto (81,2% contro l’82,9% del ’96) e gli aventi diritto al voto, questo significa che nelle urne gli scrutatori dovrebbero aver trovato circa 2,7 milioni di voti non validi (tra schede nulle e bianche). In attesa del dato ufficiale, il totale dei voti non validi sembra essere prossimo a quello del ’96 – 2.636.219 – che segnò una leggera discesa rispetto alla precedente votazione del ’94. I voti validi (vista anche la minore partecipazione al voto), di conseguenza risultano inferiori a quelli del ’96, quando per la camera erano stati 37.484.398. Nell’analisi dei voti ai partiti occorre, insomma, tenere conto che quest’anno i voti validi sono stati circa 400 mila in meno, circa l’1%. Questo significa che una flessione di circa l’1% nel numero dei consensi conquistati da ogni partito è in linea con la diminuzione del numero dei voti conquistati.
In attesa che gli analisti forniscano una analisi completa dei flussi dei voti (tra poli, nuove formazioni e all’interno dei poli) quello che emerge chiaramente è che nel proporzionale alla camera, l’unico partito che ha fatto il pieno è stato Forza Italia. A livello nazionale infatti il partito di Belusconi con il suo 29,4% ha raccolto 10.921.335 voti, contro i 7.721.149 del ’96. Insomma, si è portato a casa oltre 3 milioni di voti in più. Tuttavia a livello complessivo la Casa delle libertà ha perso rispetto al ’96 (quando Polo e Lega separatamente conquistarono 19.548.557 voti) circa 1,2 mila voti. Un dato confermato della discesa percentuale del centro destra scesa dal 52,2% del ’96 al 49,5%. Alla crescita di Fi ha corrisposto il crollo dei suoi alleati: Fini si ritrova con quasi 1,4 milioni di voti in meno; il Biancofiore di voti ne ha persi quasi un milione, mentre la Lega Nord ha collassato, scendendo a 1,456 milioni di voti, oltre 2,3 milioni in meno del’96. Per Il Biancofiore una piccola attenuante: nel ’96 del gruppo faceva parte anche l’Udeur di Mastella, oggi socio della Margherita.
Ed è proprio la Margherita – targata Rutelli – l’unico raggruppamento (non è ancora un partito) del centro sinistra che ha retto all’avanzata di Fi. Con i suoi 5.374.266 voti ha conquistato, infatti, il 14,5% dei consensi (in maniera uniforme su tutto il territorio). L’unico confronto possibile con il ’96 è quello con la Lista Prodi (che raccolse il 6,8% e 2.554.072 voti) al quale va aggiunto il 4,3% di Rinnovamento italiano (la lista Dini) con i suoi 1.627.380 voti. La Margherita, quindi, rispetto ai voti del ’96 ha guadagnato circa 1,2 milioni di voti e il 3,4%. A questi guadagni, probabilmente, soprattutto nel Sud ha contribuito l’allenaza con l’Udeur, anche se Mastella non sembra aver fatto sfracelli.
Ai consensi della Margherita (che ha consentito di mantenere i voti conquistati dall’Ulivo – 12.942.836 – agli stessi livelli – 13.017.001 – di quelli del ’96) si contrappone il fallimento del variegato mondo delle liste di sinistra. Ds, Pdci, Girasole e Rifondazione scendono dai 12.050.708 voti del ’96 a 9.436.282 voti. Ovvero hanno perso quasi 2,6 milioni di voti. Il salasso è stato pesante per i Ds che ha raccolto 6.145.569 voti, oltre 1,7 milioni in meno di quelli conquistati dal Pds nel ’96, ma anche per Rifondazione che ha perso 1,350 mila voti (una perdita che si “riduce” a circa 700 mila voti, considerando le 618.649 preferenze del Pdci di Cossutta-Diliberto). Piccola la perdita in valori assoluti del Girasole (134 mila voti in meno rispetto a quelli conquistati nel ’96). Ma occorre sottolineare come nelle scorse elezioni i verdi correvano da soli, mentre ora l’aggregazione comprendeva anche lo Sdi di Boselli.
Tra le altre formazioni in lizza, i radicali (Lista Bonino) hanno messo insieme il 2,3% e 841 mila voti che si confrontano con l’1,9% della lista Pannella-Sgarbi del ’96 che raccolse 703 mila consensi. I radicali, quindi sono in crescita: la delusione nasce dall’8,5% (2.616.367 voti) conquistato alle europee del ’99.
Un altro dato interessante riguarda i dati nazionali conquistati rispettivamente da Ulivo+Rifondazione e dalla Casa delle libertà: nel 1996 il centro sinistra prese 16.232.961 voti; domenica ne ha “conquistati” 14.810.548, cioè 1,4 milioni in meno. Tutte le altre formazioni (quelle che correvano da sole e che non hanno raggiunto il quorum del 4%) nel ’96 raccolsero poco più di 1,7 milioni di voti, mentre quest’anno ne hanno conquistati 3.892.767, fecendo salire la loro percentuale dal 4,5 al 10,5 per cento, grazie soprattutto all’arrivo sulla scena di Di Pietro e della sua Italia dei valori che ha “bucato il quorum del 4% per meno di 40 mila voti, conquistandone “appena” 1.443057 e di Democrazia europea (molto forte in Sicilia) del duo Andreotti-D’Antoni. Dall’analisi dei voti nelle quattro grandi aree (Nord, Centro, Sud, Isole) emerge come, salvo il Nord (che comprende anche l’Emilia-Romagna) l’Ulivo ha ceduto un po’ dappertutto. Dopo l’ubriacatura leghista, il Nord, come emerge dai dati, sembra riscoprire un’anima meno conservatrice: i voti dell’Ulivo sono saliti da 5,9 milioni a oltre 6 milioni, riducendo la distanza dalla Casa delle libertà che (grazie a Fi) ha sfondato al Sud, ma ha ripiegato nel ricco settentrinoe, conquistando 8.827.936 voti, quasi 1,4 milioni in meno rispetto ai 10,210 milioni del ’96. E al Nord, considerando anche i voti dei Comunisti Italiani, è anche meno pesante la sconfitta di Rifondazione, la cui percentuale scende dal 7,5 al 6,5 per cento, considerando l’1,5% di voti di Cossutta.
Al Sud, invece, la sinistra arretra pesantemente. Soprattutto in Sicilia: i voti di Ds scendono da 445.822 a 292.831 e Rifondazione (con il Pdci) da 187.832 a 124.821. Trionfa invece Fi che conquista 1.042.863 voti. Una soglia caratteristica della vecchia Dc dei tempi d’oro di Andreotti e Lima.