«Leggo su Liberazione che il mio partito, il Prc, avrebbe deciso di abbandonare, per scegliere il logo della ‘cosa rossà, il simbolo comunista della falce e il martello. Dichiaro di essere profondamente contrario a tale scelta e che mi batterò per il mantenimento del simbolo comunista». Lo afferma Fosco Giannini, direttore dell’Ernesto e senatore di Rifondazione Comunista. «La falce e il martello – prosegue – non è un feticcio, non è una resistenza dogmatica. Questo simbolo racchiude in sè la storia gloriosa della lotta dei lavoratori e delle classi subordinate su scala internazionale e rappresenta ed evoca , oggi come un tempo ed in termini modernissimi, la condizione e la lotta di centinaia di milioni di sfruttate e sfruttati, di giovani e precari, in Italia e nel mondo. Storicamente, la cancellazione del simbolo comunista non è stata mai un passaggio ‘tatticò». «È grave – osserva ancora Giannini – il fatto che scelte così grandi si ratifichino senza la minima consultazione dei militanti e degli iscritti di Rifondazione Comunista e a ‘dieci minutì da un congresso nazionale che a questo punto rischia di essere svuotato di ogni senso, con una grave lesione della democrazia interna. Le scelte antidemocratiche del gruppo dirigente del Prc rischiano di aumentare a dismisura il disagio della nostra base.