«La falce e martello deve rimanere nel simbolo della cosa rossa», avverte Claudio Grassi, coordinatore di Essere comunisti, la minoranza più corposa di Rifondazione. Di più: «La falce e martello ci sarà. La manifestazione del 20 ottobre su questo è stata inequivoca», rispondono all’unisono dal Pdci. All’indomani del primo incontro politico-organizzativo (due uomini e due donne per ognuno dei quattro partiti), Prc-Pdci-Sd-Verdi hanno fatto importanti passi in avanti sull’unità a sinistra ma rimangono, sullo sfondo, ipotesi un po’ diverse su come farla.
La «federazione della sinistra e degli ecologisti» si farà, su questo non c’è nessun dubbio ai vertici dei quattro. Ma nella minoranza che fu cossuttiana di Rifondazione e nel partito di Diliberto non si nasconde nemmeno l’idea di una federazione «a due velocità». Un nocciolo «duro» comunista che rimescoli le carte tra i due partiti scissi dal ’98 e che faccia da contrappeso a un’identità più sfumata tra la maggioranza di Rifondazione, Sinistra democratica e Verdi.
La competizione va avanti sottotraccia e non esclude il percorso unitario. In fondo, «i merli con i merli e i passeri con i passeri» era una metafora molto cara anche a Bertinotti. Ma potrebbe essere deflagrante per Rifondazione, che a marzo andrà a congresso. Contatti di vertice tra Grassi e Diliberto ancora non ci sono stati. Sondaggi riservati sì, il tentativo di tenere un canale aperto al di là degli incontri di vertice tra segretari. Alberto Burgio, dirigente autorevole di Essere comunisti, sostiene l’unità a sinistra ma non nasconde le sue perplessità soprattutto su un atteggiamento che definisce «presuntuoso» di Sinistra democratica: «Se oggi si può ricostruire qualcosa tra noi è merito di Rifondazione, cioè di chi disse no alla svolta della Bolognina. Chi ha scommesso per anni su un condizionamento da sinistra del Pds/Ds e poi è stato costretto a uscirne vorrà fare un bilancio politico e culturale sul suo fallimento? Parlare di comunismo e di anticapitalismo oggi non è una cosa per nostalgici. Liquidare questa storia, inclusa la falce e martello, non è proprio possibile».
Stoccate che trovano sponda nel Pdci. «Federarsi è un processo irreversibile anche se è vero che nessuno si scioglierà – concorda Jacopo Venier – per fortuna la sinistra, anche fuori i partiti, è plurale. Questo non è un limite ma un’opportunità. L’obiettivo comune è competere con il Pd, per noi la falce e martello è essenziale ma non lanciamo ultimatum, ci deve essere una totale fiducia reciproca, una discussione laica, è chiaro a tutti ormai che nessuno può andare avanti a scapito degli altri». «Smentisco categoricamente la vulgata di un Pdci frenante sulla federazione della sinistra – risponde il coordinatore Orazio Licandro – stiamo investendo tutto su una svolta unitaria che metta fine a più di un secolo di scissioni e fraintendimenti».
A preoccupare, ovviamente, anche motivi pratici, di visibilità elettorale. Esordire con un simbolo nuovo potrebbe provocare un «bagno» che metterebbe a rischio tutto il processo. «E’ ovvio che non si può imporre la falce e martello a Verdi e Sd – dice Licandro – ma dobbiamo trovare un segno forte, riconoscibile in modo quasi istintivo». I simboli del lavoro valgono da soli oltre l’1%. Rinunciarci in partenza o «regalarli» a terzi non è facile.
Il nuovo simbolo, del resto, sarà il piatto forte dell’«assemblea generale della sinistra e degli ecologisti» dell’8-9 dicembre. Entro venerdì della settimana prossima uno studio grafico di Roma presenterà ai segretari la bozza finale: la base di partenza sono i colori dell’arcobaleno e il tricolore con la scritta «la sinistra».
Alla riunione di ieri soprattutto Angelo Bonelli (Verdi) ha provato a fare chiarezza, ricevendo comunque segnali rassicuranti. L’«assemblea» sarà organizzata in un giorno (l’8) di confronto aperto sui «contenuti» (diritti civili, lavoro, pace, clima, ricerca, lotta alla mafia e sicurezza) e in una plenaria politica che sancirà l’inizio di una nuova storia. Si lavora anche a una «carta fondativa di intenti» che sarà sottoposta nel 2008 a una grande consultazione di massa come voleva Sd. Nessun chiarimento, per ora, sulla presentazione comune alle amministrative di primavera o sulla riforma elettorale: le posizioni dei quattro partiti restano molto distanti.