Sinistra, sono deluso ma ti voto

Mi hanno chiesto di sottoscrivere un appello per la Sinistra arcobaleno. Sono un po’ in imbarazzo perché sta per uscire un mio breve pezzo su “Micromega” in cui, tra il serio e il faceto, ma con amarezza, dico che oggi, a un meno di un mese dalle elezioni, non voterò il Pd, in quanto partito centrista di cui non condivido praticamente nulla, ma non voterei nemmeno la Sinistra arcobaleno, perché sono un elettore (di Rifondazione) profondamente deluso. A rischio di sembrare tentennante o pentito, accolgo l’appello, ma resto profondamente deluso. Andrò a votare la Sinistra arcobaleno solo perché una voce di sinistra sopravviva nel nostro desolante panorama politico, non perché condivida gran parte di ciò che ha fatto negli ultimi due anni. Non sono iscritto a un partito (non lo sono mai stato) e ho rapporti del tutto labili con la società politica: qualche dibattito, appelli. Ho collaborato con realtà della sinistra radicale in materia di diritti umani e sociali. Scrivo sul Manifesto e qualche volta su Liberazione . Sono un po’ disimpegnato, forse. Ma dal mio punto di vista di cittadino qualunque, i due anni trascorsi sono stati peggio che depressivi. Non una delle ragioni per cui avevo votato nel 2006 ha trovato soddisfazione pratica nell’azione della sinistra radicale al governo. L’abolizione dei Cpt. Interventi reali contro il precariato. Il ritiro dall’Afghanistan. Pacs e Dico. La commissione di inchiesta su Genova. La laicità dello stato, e così via. So bene che i tre partiti della sinistra allora al governo ci hanno anche provato, ma non ci sono riusciti, per i motivi che sappiamo. Aggiungo che l’immissione dell’ex-sinistra Ds nell’arcobaleno non mi riempie di gioia. Scusate la franchezza, ma se Mussi si fosse occupato un po’ di più, e con idee più chiare, del suo ministero, l’università, l’istituzione in cui opero, non sarebbe al collasso (perché di questo si tratta). Dubito fortemente che i docenti universitari di sinistra lo voteranno. Ma quello che ritengo veramente indigesto è il contrasto tra la realtà e la retorica. Il modo verticistico con cui le quattro formazioni si sono aggregate. Una composizione delle liste, che non rispecchia la società italiana, ma il modo in cui il ceto politico vede la società italiana. L’usura di leader che hanno frequentato troppo Porta a porta e Ballarò . L’ammiccamento spesso strumentale alle realtà di base o antagoniste. E smetto qui, anche se la mia lista è molto più lunga. Sì, se a rappresentare in parlamento un minimo di decenza resterà solo, per dire, una Bindi, sarebbe una tragedia storica. E per quello confermo che andrò a votare. E quindi sottoscrivo l’appello. Ma credo che in questo paese una sinistra debba ricominciare in luoghi ben diversi dal parlamento e dal governo.