Sinistra separata in cosa (rossa)

L’unità a sinistra «è una necessità storica». Poi può succedere che «su questo o su quel punto, anche importante, ci sia una diversità di opinione. Io, tuttavia, penso, senza voler prevaricare nessuno, che siano opinioni diverse che si possano comporre se una nuova legge elettorale darà luogo, alla fine, a un buon sistema politico». Dall’Ecuador il presidente della Camera Fausto Bertinotti prova a dare man forte al suo partito, oggetto di un fuoco di fila da parte degli alleati della cosa rossa. Dice: state calmi, la nottata deve passare, «dopo ieri c’è domani». Come dire: una volta fatta la legge elettorale, è sicuro che nel cielo della sinistra tornerà l’arcobaleno.
Ieri Rifondazione comunista ha cercato di far abbassare i toni di verdi e Pdci. Se non proprio ricucendo, almeno cercando di parare i colpi. Intanto chiedendo agli alleati di non «enfatizzare le differenze. Ma «noi andiamo avanti nella costruzione di un soggetto unitario», assicura Franco Giordano «perché sappiamo che c’è un’attesa nel paese». Poi rovesciando sul mittente – ovvero il Pdci e i verdi – i sospetti di un inciucio: «Non vorrei che di fronte alla richiesta di abbassare la soglia di sbarramento ci sia il retropensiero di chi non vuole il soggetto unitario. Ma sono sicuro di no».
Quanto alle accuse di fare i patti con il diavolo, ovvero con Berlusconi, il Prc nega decisamente di aver avuto una parte nello stop all’iter del ddl Gentiloni e della legge sul conflitto di interessi. «Il gruppo del Prc alla camera ha sempre chiesto che questi provvedimenti venissero considerati di massima urgenza e confermerà la richiesta di calendarizzazione nella prossima conferenza dei capigruppo», hanno dichiarato i capigruppo Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena. Ma, ammettono, non sono le uniche priorità. C’è anche quella di «calendarizzare insieme al decreto sicurezza la legge contro l’omofobia e l’Amato-Ferrero sull’immigrazione». La contestualità dei provvedimenti è per il Prc la condizione per votare fl nuovo decreto sicurezza. Anche se proprio su questo nel partito di Giordano si è aperto un fronte interno. La nuova versione «è una merda», per dirla alla Ramon Mantovani, perché ha inglobato alcune norme indigeribili dell’ex decreto Pisanu sul terrorismo. Ieri, nella commissione affari costituzionali della camera, il Prc ha chiesto alcuni aggiustamenti: non espellere i collaboratori di giustizia utili per le indagini sul terrorismo, far valere le norme anti-discrimina-zione per motivi religiosi, etnici e razziali anche per i familiari stranieri dei cittadini europei. E soprattutto cancellare l’espulsione per motivi di reddito. Ma questa è un’altra storia, che andrà avanti nei prossimi giorni. Ma anche per questo, per Russo Spena e Migliore, attribuire scorrettezze o inciuci al Prc «è semplicemente assurdo». Sono rassicurazioni, anche se non persuadono del tutto i ‘compagni’. Ottengono però l’effetto di far abbassare i toni a tutti. Complice anche il vertice con il governo che il quartetto della cosa rossa – questa volta in versione d’amore e d’accordo – ha fatto a metà pomeriggio sul tema dei salari e della politica economica. Su quel tema tutto bene. Ma i quattro sono stati ben attenti a non nominare la legge elettorale, per evitare di mettere in scena la divisione davanti a Prodi e Letta. Che comunque «leggono i giornali», dice Diliberto, poco convinto dalle rassicurazioni del Prc e men che meno dalla bozza Bianco. «Non è migliorabile, è impresentabile». Poi si toglie un sassolino dalla scarpa, l’ultimo della giornata: all’incontro con la sinistra, riferisce, Prodi avrebbe indicato come priorità la legge sul conflitto di interessi. «Non può essere oggetto di trattative. E poi con chi, con il proprietario delle televisioni?». «E io – ha chiosato – sono d’accordo con lui».