Sinistra romana, è prevalsa la tendenza “istituzionale”

Sembra passato un secolo da quando, con il Congresso di Venezia, Rifondazione aprì la strada alla costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra alternativa che chiamò sezione italiana della Sinistra europea. Il partito stabiliva forme di contatto con movimenti, associazioni, per mettere in campo una soggettività plurale. Non un “allargamento” di Rifondazione, neppure un modo per coprire spazi che il partito lasciava scoperti, non una contromossa rispetto alla lunga , infinita gestazione del partito democratico. Ci fu un appello sottoscritto da personalità del mondo della politica, della cultura, dello spettacolo, iscritti e non da Rifondazione. La vera novità era che ci si poteva iscrivere a Sinistra europea senza aderire a Rifondazione. Si aderiva ad un progetto sia individualmente sia collettivamente. “Sinistra romana”, un’associazione nata per iniziativa di alcuni dirigenti della Federazione dei Ds della Capitale, fu,crediamo, la prima ad aderire al progetto nel corso di una serata dedicata alla Sinistra europea nella festa nazionale di Liberazione. E’in questo quadro che muove i primi passi Uniti a Sinistra : si incontrano in uno storico teatro romano, il “Colosseo”, Fausto Bertinotti e Pietro Folena. Forse neppure i protagonisti di questi primi passi si resero conto fino in fondo della portata innovativa che rappresentava il progetto. Rifondazione, per quanto la conosca dall’esterno, ha avuto un merito: quello di aver dato impulso alla nascita di tante associazioni, di aver offerto ai movimenti, uno spazio politico in cui stare insieme, ritrovare il gusto della politica, provare a combattere una battaglia per la trasformazione, il cambiamento della società. Alla assemblea costitutiva di Roma hanno partecipato undici reti e “nodi” tematici. Sono organizzazioni di ” volontariato politico” che coprono tutto il paese cui aderiscono centinaia di associazioni grandi e piccole, un mosaico di idee, proposte, esperienze,iniziative. Rifondazione mi è apparsa come un partito orgoglioso di sé (a volte anche troppo),irsuto, dalle molte anime che non si confrontano realmente,ognuna con le proprie certezze, guardinga nei confronti dei nuovi arrivati. Difficile perciò “mischiarsi”, stabilire rapporti nel territorio. Solo armati di pazienza e tenacia sia da parte del variegato mondo associativo sia del gruppo dirigente del partito, come è avvenuto a Roma, il processo di fusione, senza perdere le singole identità, può registrare passi avanti. E che la costruzione del nuovo soggetto politico della sinistra parta dal basso o non parte, sarebbe altra cosa, è un dato inoppugnabile. La strada perciò è tracciata nel rapporto fra i soggetti protagonisti del progetto, con pari dignità. Ma come ogni medaglia ha il suo rovescio anche questo fiorire di iniziative associative mostra, alla luce proprio della esperienza romana, i suoi limiti. Intanto è nel dna delle associazioni non è previsto che si pongano come obiettivo quello di costruire un soggetto politico, di fatto un partito, pur in forme innovative. Non sono strutturate per questo obiettivo. Così come non nascono per partecipare,in prima persona, a campagne elettorali. Tanto meno i movimenti. E’ avvenuto invece che proprio rispondendo ad un atto di “generosità” di Rifondazione candidati di associazioni, come al Comune di Roma, sono entrati nelle liste del Partito non come singoli, i vecchi indipendenti, ma come espressione della associazione di appartenenza. Sono nate così due tendenze : una che faceva assomigliare le associazioni sempre più a un piccolo vecchio partito, l’altra che spostava l’asse verso gli eletti nelle istituzioni, unici “tenutari” dei voti ed in grado di dare visibilità,secondo una pericolosa concezione che sposta il baricentro dalle forze politiche verso gli eletti. Accade così che lo stesso rapporto con Rifondazione diventa conflittuale e il progetto Sinistra europea paga prezzi enormi. Allora che fare? Semplice a dirsi, molto complicato a realizzarsi. Occorre tenere insieme le diverse tendenze cementate da contenuti programmatici e da iniziative concrete,sviluppando conflitto e vertenzialità nel territorio,suscitando partecipazione, protagonismo dei lavoratori, dei cittadini. Non basta promuovere ogni tanto qualche dibattito con tre ,quattro relazioni, interventi prestabiliti. La partecipazione passiva non porta da nessuna parte. A Roma, malgrado i risultati positivi, i passi avanti nella costruzione della sinistra europea, nell’apertura alle altre forze politiche della sinistra alternativa, nel gruppo dirigente, ristretto, troppo ristretto, di Sinistra romana è prevalsa la tendenza “istituzionale”, far giocare cioè alla presenza nelle istituzioni tutte le carte del mazzo. Insomma, un vero e proprio cambio di strategia, una progettualità, sofferta, ma positiva che vene mandata in soffitta. Per questo non c’erano più le condizioni, a mio parere, per dare un contributo positivo al processo unitario in corso. Ho così lasciato l’associazione della quale sono stato fra i fondatori e presidente. Con amarezza per non essere stato capace di unificare le diverse anime e opzioni, ma con la convinzione che questa esperienza, al di là del fatto personale che interessa solo me, può essere un motivo di riflessione. Per tutti, proprio mentre fra qualche giorno a Genova Sinistra europea farà un altro passo avanti importante. Trovando, proprio nella composizione degli organismi dirigenti, un punto di equilibrio e di sintesi fra le due tendenze.