Sinistra europea, persa ogni speranza, meglio unire i comunisti

Il 3-5 dicembre 2010 si svolgerà il terzo Congresso del Partito della Sinistra Europea (SE). Esso si basa su un documento politico che non è stato possibile discutere in seno al nostro Partito. I compagni e le compagne del Comitato Centrale (CC) del Partito Svizzero del Lavoro (PSdL) e le sue sezioni cantonali hanno ricevuto una bozza del documento congressuale nel mese di agosto, ed un’altra il mese di ottobre (sempre e solo in francese), mentre il documento finale non è mai stato inviato nemmeno al Comitato Direttore (CD) del PSdL.

Il 6 novembre, in seno al CD del PSdL si è discusso del congresso della SE. Alcuni compagni hanno sollevato le critiche relative ai ritardi nella presentazione dei documenti. La risposta venuta dai membri dell’esecutivo della SE si è limitata a sottolineare le difficoltà organizzative che comporta la costruzione di un partito a livello europeo. Una domanda successiva indagava sui finanziamenti che la SE riceve dall’Ue, i quali dovrebbero permettere alla SE un buon funzionamento, anche da un punto di vista pratico. La riposta è stata che l’Ue non permette di usare i soldi in modo autonomo!

La SE è quindi un partito legato a doppia mandata con l’Ue. Le proposte di cambiamento radicale sbandierate dalla SE non potranno essere realizzate, fintanto che ci sarà una sudditanza nei confronti della Unione Europea. Del resto, dai documenti presentati (che ricordiamo sono solo delle bozze) non è possibile acquistare fiducia in questo Partito.

A livello contenutistico la seconda bozza (presa come il documento più definitivo a nostra disposizione) non rispecchia la posizione che è stata espressa in due occasioni dalle istanze del PSdL (Congresso Nazionale di Zurigo e Conferenza Nazionale di Neuchâtel) al riguardo dell’Unione Europea. In particolar modo quando nel documento si afferma, più o meno apertamente, che per i paesi d’Europa non c’è futuro all’infuori dell’Ue. Al contrario, nel PSdL si sta scegliendo l’opposizione all’adesione della Svizzera nell’Ue.

La posizione espressa dall’ufficio politico della SE non riconosce il dato soprastrutturale secondo cui l’Unione Europea non è fondamentalmente legata ad un territorio e ad una popolazione, ma un’istituzione voluta e manovrata dal capitale monopolistico, avente come obiettivi il rafforzamento delle sfruttamento su tutto il continente e l’espansione imperialista dei grandi monopoli. La fiducia rinnovata, non ad un ceto politico che la dirige ormai indifendibile, ma all’istituzione europea, mostra concretamente il basso livello di analisi avanzato nel testo congressuale della SE.

Invece di preoccuparsi del fatto che i cittadini dei paesi europei stanno perdendo la fiducia nell’Ue, la SE dovrebbe invitarli ad abbattere l’Ue, come fanno i compagni greci del KKE e tutti i comunisti seri nel nostro continente. La preoccupazione dei comunisti non deve riguardare la buona salute dell’Ue, ma quella delle lavoratrici e dei lavoratori, delle classi popolari e dell’ambiente. Per noi è evidente che non è possibile stare con l’Ue e allo stesso tempo con le classi popolari, sono due posizioni inconciliabili!

D’altronde nel testo non viene mossa nessuna critica alla politica imperialista dell’Ue, che sostiene fortemente l’avanzata dei monopoli europei nella conquista del mondo. In particolare andrebbero denunciati il sostegno che l’Ue continua a portare ad Israele – quale Stato criminale ed espansionista – e la preparazione della guerra all’Islam ed a tutti coloro che si oppongono apertamente all’imperialismo.

Più in generale il documento appare debole dal punto di vista dell’analisi di classe dello stato di cose presenti e quindi del progetto politico complessivo. Dal testo non si riesce a capire quali sono le principali contraddizioni che la SE dovrà affrontare nelle lotte concrete. Il testo se la prende principalmente con gli esecutori dello sfruttamento (i manager) o peggio ancora con delle entità astratte come i “mercati”. A più riprese i mercati sono accusati di comandare tutto, come se dietro ai mercati non ci fosse nessuno a dirigerli. In nessun caso si fa riferimento agli azionisti e alla borghesia monopolista. Le proposte avanzate rimangono ristrette al quadro parlamentare e spesso di stampo riformista.

La discesa in campo per l’organizzazione e l’unificazione delle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici dovrebbe essere la priorità assoluta per la SE. Nella situazione attuale, una SE degna di questo nome dovrebbe essere in prima linea per promuovere e sostenere uno sciopero generale europeo, mentre continua a dilungarsi ne più ne meno di tanti borghesi, sulla regolamentazione dei mercati finanziari.

Infine il testo non presenta nessuna analisi sulla situazione della SE stessa. Non è stato presentato nessun documento critico del funzionamento del partito, come se non si incontrassero difficoltà nel percorso di costruzione della SE.

Preso atto di quanto sopra, proponiamo che il PSdL non si impegni più nella costruzione della SE. Le priorità a livello internazionale dovranno piuttosto tendere allo sviluppo di relazioni, in Europa e nel mondo, con i partiti comunisti che non hanno abbandonato i principi fondamentali del movimento comunista internazionale.

Appelliamo quindi tutti i compagni e le compagne del PSdL a sostenere a questa posizione, che mira a rafforzare l’unità del movimento comunista internazionale e a demarcare una linea chiara tra chi vuole veramente lottare per il superamento del capitalismo, verso il socialismo e chi pensa semplicemente a fare una politica di “sinistra”.

Invitiamo pure tutti quei compagni e tutte quelle compagne di altri paesi, che condividono la posizione sviluppata sopra, a sostenere quest’appello che vuole rafforzare i legami dei comunisti svizzeri con i comunisti europei e di altri continenti.

Primi firmatari :
Leonardo Schmid, membro del Comitato Direttore PSdL