Se un domani si scriverà una Storia del Partito della sinistra europea (e delle sue ricadute elettorali sulla sinistra italiana) bisognerà dedicare un capitolo al maltempo. Ambientazione: Atene. Succede in effetti questo. Il fine settimana scorso è in programma nella capitale greca un incontro tra gli undici partiti del patto fondatore della Sinistra europea. Sono attesi, tra gli altri, francesi spagnoli ceki e ovviamente una delle forze che di questa idea è stata motore, Rifondazione comunista. Senonché ad Atene, investita in quelle ore da una nevicata stile ‘56 ingestibile per l’aeroporto locale, spagnoli e francesi non compaiono. Anche Bertinotti, alla riunione, non riesce ad arrivare. Il resto sono due letture dei fatti e di quel maltempo che testimoniano quanta distanza separi oggi Rifondazione comunista e i comunisti italiani di Cossutta Diliberto Rizzo; e fanno sembrare «improbabile», parole di una fonte che conosce bene quanto si muove nella sinistra radical, che alla fine i due partiti possano trovare anche solo un accordo elettorale (assieme a verdi e Occhetto-Di Pietro) prima delle europee di giugno. Quali sono le due letture contrapposte? Tra i comunisti italiani si diffonde subito una voce, l’incontro di Atene è «abortito». I ceki, osservano nel partito di Cossutta e Diliberto, si sono sfilati; quindi gli undici partiti originari sono diventati dieci, «una minoranza nel continente della sinistra europea». Ad Atene in definitiva «c’erano solo sei forze, la Pds tedesca col presidente, Rifondazione, il Synaspimos, il partito comunista più piccolo della Grecia, la sinistra lussemburghese, la sinistra lettone, i ceki». Non ci sono né il Pcf parigino, né la madrilena Izquierda Unida. Cosa è successo? Per i cossuttiani semplice, «c’è un fallimento totale dell’iniziativa e non basta a spiegarlo la nevicata di Atene». Come mai, domandano, «in Grecia sono arrivati alcuni e altri no?». La giustificazione apparsa su Liberazione martedì, tutta colpa dell’aeroporto impraticabile, non convince Marco Rizzo: «Le due osservazioni che vorremmo rivolgere a Rifondazione sono chiare. Uno, non si capisce perché non possiamo provare a unire tutto quanto sta a sinistra dei partiti socialdemocratici, al contrario della Sinistra europea che esclude tante risorse. Due, perché dobbiamo metter via il nome “comunista”?». Molto meglio un semplice Manifesto elettorale, che tenga dentro tutti i comunismi e «rinunci a questa Bolognina europea». L’immagine è brillante ma da Rifondazione la spediscono seccamente indietro. Gennaro Migliore, che ad Atene rappresentava il partito, spiega innanzitutto che la Sinistra europea non archivia affatto la dizione «comunista». Quindi ammette: «In effetti i ceki si sono sottratti, ma il motivo non è un dissenso: hanno la loro assemblea il 15 e il 16 maggio, cioè una settimana dopo l’8 e il 9, quando a Roma è previsto il congresso fondativo». Morale: potrebbero entrare dopo. Perché i cossuttiani vedono un flop laddove c’è solo una nevicatona? «È singolare che sostengano questa lettura visto che a noi, anche recentemente, hanno detto di essere molto interessati al partito europeo». Il punto, sostiene, è che «non lo vorrebbero prima delle elezioni europee». Fate un passo indietro e ricordate allora che dal pdci proviene in queste ore un’altra idea, prospettata in forma riservata da Oliviero Diliberto: fare sì una lista comune, ma in Italia, con tutta la sinistra radicale. Per il partito europeo, in questa ottica, ci può esser tempo. Dopo. Da Rifondazione spiegano però che non è all’ordine del giorno un’intesa «italiana», Bertinotti e i suoi sono impegnati «in un più ambizioso progetto rifondativo europeo». E poi le distanze dal pdci sono marcate, «noi siamo in un percorso che ha elaborato la critica allo stalinismo, l’idea di nonviolenza, il rapporto nuovo con i movimenti e con altre forze politiche non partitiche». Quanto all’assenza di Bertinotti ad Atene, la stessa fonte ricorda l’aeroporto greco paralizzato, e il fatto che il segretario ha atteso dalle otto di mattina alle cinque di pomeriggio di poter partire da Fiumicino. Poi più che la Sinistra europea e la rifondazione di un nuovo orizzonte politico poté il generale inverno, a Roma a maggio il clima sarà parecchio più mite.