Sindaci in rivolta contro i tagli

Usa il superlativo Walter Veltroni: «Dall’esame della finanziaria emergono moltissime cose che non vanno bene». Il sindaco di Roma si riferisce ai tagli dei trasferimenti agli enti locali che «mettono a rischio qualità e quantità dei servizi». La manovra toglie agli enti locali 4 miliardi e 300 milioni. Il grosso, quasi 3 miliardi, grava sui Comuni che potranno recuperali aumentando l’Ici e l’addizionale Irpef, imponendo tasse di scopo e di soggiorno. Ma a nessun sindaco piace fare l’esattore. E così dilaga la protesta: primi cittadini di centro sinistra contro governo di centro sinistra.
All’inizio era sembrata una protesta concentrata al Nord, in nome dell’eterna «questione settentrionale», rinfocolata dall’aumento delle tasse ai cosiddetti ceti medi-produttivi. «Così al Nord non vinceremo mai», avevano strillato il presidente della provincia di Milano Penati(Ds) e il sindaco di Venezia Cacciari (Margherita). Bazzecole in confronto all’onda d’urto che da un paio di giorni ha investito Prodi: tutti gli amministratori locali, a prescindere dalla geografia politica e territoriale, respingono al mittente il salasso imposto agli enti locali. Il presidente del consiglio ieri è corso ai ripari: «quanto prima» aprirà un confronto sulla finanziaria con gli enti locali. L’annuncio l’ha dato il ministro Vannino Chiti per placare i bollenti spiriti degli amministratori locali riuniti a Viareggio per l’annuale assemblea di Legautonomie. Nella finanziaria, ha riconosciuto il ministro dei Rapporti con il parlamento, ci sono «aspetti critici» per quanto riguarda i Comuni. Il governo farà il possibile per «ridurre» il peso che grava su di loro. Il ministro delle Riforme Linda Lanzillotta parla, come se stesse all’opposizione, di «scippo» alle tasche dei Comuni: «Ora si deve rimediare». Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, mette gli stanziamenti per i Comuni in cima alle modifiche da apportare alla finanziaria in sede parlamentare. E aggiunge, con linguaggio ottocentesco: «Governo e maggioranza non possono restare insensibili di fronte alle sofferenze e alle critiche mosse alla finanziaria dai sindaci delle principali città italiane».
Più che sofferenti, le fasce tricolori sono incazzate come bisce. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (vedi intervista su questa pagina) minaccia di consegnare al governo «amico» le chiavi della sua città. Veltroni sottoscrive le critiche mosse alla manovra dal collega fiorentino Domenici, presidente dell’Anci (che oggi si riunisce in assemblea). Secondo il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra (Margherita) la finanziaria, sicuramente «ingenerosa» con gli enti locali, potrebbe risultare «letale». L’impatto della manovra sui bilanci delle Province è stimato a 670 milioni di euro. Il taglio di 48 milioni costringerà la Provincia di Roma a interrompere molti servizi alla persona e la realizzazione di alcune opere pubbliche. Giusto risparmiare, «ma qui si sta esagerando», sbotta il sindaco di Piacenza Roberto Reggi (Margherita). Gli amministratori locali dell’Emilia Romagna, in testa Sergio Cofferati, hanno spedito a Prodi un telegramma pieno di «fortissima preoccupazione e bocciano per intero il capitolo enti locali della finanziaria.
Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, mette il dito su un’altra conseguenza della finanziaria. Fin qui la Regione Piemonte era in grado di accendere mutui per oltre 2 miliardi. Cifra più che dimezzata dal taglio deciso dal governo. «Così si strangola il Nord, si blocca la ripresa economica», lamenta Bresso che guarda con invidia ai 4 miliardi di fondi comunatari che arriveranno alla Campania, triplicati grazie al cofinanziamento statale e regionale. «C’è squilibrio tra Nord a Sud, ma a nostro sfavore». Gongola il leghista Roberto Calderoli che aveva definito «razzista verso il Nord» la finanziaria. «Ieri Cacciari, oggi la Bresso mi danno ragione».
Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, avendo già promosso a pieni voti la finanziaria, è costretto a contenersi: nei trasferimenti agli enti locali «c’è qualche taglio di troppo». Un giudizio più severo equivarrebbe ad ammettere che la finanziaria è, in buona parte, una partita di giro: quel che dà ai ceti meno abbienti in sgravi fiscali viene rimangiato dai tagli al welfare locale o dalle imposte che i Comuni dovranno imporre per mantenere i servizi. Anci e Legautonomie apprezzano la disponibilità di Prodi a «confrontarsi» con gli enti locali. Ma non basteranno incontri di cortesia a sedare la rivolta dei sindaci. Sul tavolo dovrà esserci quella che Domenici definisce «una diversa distribuzione dei carichi e dei pesi all’interno della finanziaria».