Sicurezza sul lavoro, bene la legge delega. Ma servono correttivi alla troppa genericità

Lo scorso 13 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di disegno di legge recante la delega al governo per l’emanazione di un testo unico per il riassetto normativo e la riforma della salute e sicurezza sul lavoro.
Ne prendiamo favorevolmente atto. Si tratta di un passaggio importante e di notevole rilievo politico. Di un atto doveroso – aggiungiamo – a fronte di cifre (mille morti e un milione di infortuni ogni anno) che si commentano da sole e che richiamano drammaticamente tutti noi alla responsabilità di dotare il Paese reale (fatto di lavoratori in carne e ossa) di efficaci strumenti di tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Proprio perché ciò possa avvenire è, però, necessario apportare al testo licenziato dal Consiglio dei Ministri notevoli e profonde integrazioni.
Da un esame dell’articolo 1 del disegno di legge e delle relazioni di accompagnamento si evince che la finalità del T.U. dovrebbe essere sia la collazione e il riordino della normativa vigente che la riforma delle disposizioni preesistenti e successive al D. lgs. n. 626/1994. Si tratta dunque di un T.U. “compilativo” e “innovativo” allo stesso tempo ed è evidente che ciò che ci sta più a cuore è il secondo profilo, ossia il carattere innovativo e di avanzamento delle tutele dei lavoratori previste nel futuro T.U. Proprio per tale ragione intendiamo qui muovere alcuni rilievi critici al metodo di formazione del disegno di legge delega, onde evitare che proprio tali vizi “genetici” possano inficiare il carattere innovativo dello stesso, esponendolo al contempo al rischio di censure di incostituzionalità.
L’imperativo categorico per un provvedimento di delega cui si vogliano attribuire anche connotati innovativi è la predisposizione di criteri direttivi chiari, completi e vincolanti per l’organo che dovrà emanare il provvedimento conclusivo. Già nel 1957, la Corte costituzionale (sentenza n. 3/1957) affermava in termini molto netti l’incostituzionalità di una legge-delega in cui difettino, anche in parte, criteri e principi direttivi precisi e definiti. Proprio a questo riguardo temiamo che tutto possa crollare come un castello di carta, perché la lettura dei criteri di cui al comma 2 dell’articolo 1 del disegno di legge è alquanto preoccupante, per la sua genericità e – lo diciamo senza reticenza – anche per il fatto che tutto si risolve nel dare carta bianca all’esecutivo.
Valga il seguente esempio: in una materia così essenziale e centrale come quella del potenziamento del ruolo dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, il disegno di legge del governo si limita a introdurre, nell’ambito della revisione dei requisiti e delle funzioni dei soggetti del sistema di prevenzione aziendale, la mera petizione di principio del «rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale».
Il governo resta così libero non solo di scegliere il campo e la portata delle “innovazioni” da apportare alla normativa vigente, ma anche di definire in piena discrezionalità le modalità di attuazione dei principi così genericamente enunciati.
Per altro verso, a causa della estrema genericità della delega, paventiamo che il Parlamento possa avere molta difficoltà a intervenire con efficacia durante l’iter legislativo, lasciando esposto l’esecutivo ad ogni forma di pressione esterna (a cominciare da quelle di parte confindustriale).
Il risultato finale rischia di essere sottratto ad un efficace controllo democratico e ciò in una materia di particolare delicatezza, come quella della disciplina di una tematica che riguarda la salute, la vita e l’integrità fisica delle persone che lavorano.
Nelle prossime settimane, pertanto, seguiremo con grande attenzione tutto l’iter successivo del provvedimento nei due rami del Parlamento, a cominciare dalle commissioni di merito. E opereremo attivamente per apportare tutti i miglioramenti possibili, in termini di analiticità e puntualità dei criteri e principi direttivi, ad un testo che, allo stato, appare ancora inadeguato allo scopo. Confidiamo che il governo voglia intendere il senso dei nostri contributi e che ne condivida l’ispirazione costruttiva e unitaria.