Il 22 giugno 1946 fu varata l’amnistia Togliatti. Erano passati soli 20 giorni dalla nascita della Repubblica. Portò alla scarcerazione di 11.800 detenuti politici. Il primo ministro era Alcide De Gasperi, Guardasigilli era il segretario del Pci; il provvedimento fu voluto direttamente dal governo. Ieri, nel carcere romano di Regina Coeli, alla presenza della figlia di De Gasperi, il ministro della giustizia Clemente Mastella ha preannunciato una proposta di amnistia e indulto da sottoporre a governo e parlamento.
È questo e non altro, il momento della clemenza. Deve essere proposta, discussa e votata prima dell’estate, altrimenti il rischio è che, a furia di parlarne, il tutto si impantani nuovamente nei veti incrociati. Le condizioni ci sono tutte: siamo all’inizio della legislatura; le prossime elezioni significative sono le europee del 2009 – non c’è il rischio nell’immediatezza di perdere consenso elettorale, un’amnistia concessa nel 2006 sarà ben digerita nel 2009. D’altronde le elezioni si vincono e si perdono su ben altri temi. Un provvedimento di clemenza di origine governativa si muove più velocemente in parlamento, dove è necessaria una maggioranza di due terzi. Se l’Unione è coesa a tal punto da pensare a un disegno di legge governativo, si tratta di cercare nelle camere il sostegno dell’Udc e di Forza Italia. Dopo il referendum di fine giugno potrebbe essere questo il primo atto di dialogo tra i due poli.
E’ giusto che l’amnistia venga presentata dal governo, perché nelle attuali condizioni essa costituisce un atto preliminare e indispensabile per poi poter effettivamente amministrare le carceri, che sono in una situazione di emergenza umanitaria. Il sovraffollamento è diventato insopportabile. A Regina Coeli, dove ieri si è recato il guardasigilli, i detenuti vivono in quattro in sedici metri quadri, che comprendono anche il bagno. L’amministrazione penitenziaria diretta da Tinebra ha spesso bluffato con i numeri: per lungo tempo sono circolate ipotesi taroccate di capienza tollerabile, che si alzavano magicamente da un’ora all’altra. Ora Tinebra è stato nominato procuratore generale a Catania. Speriamo che il successore abbia un’altra e più alta cultura della pena, pienamente conforme al dettato costituzionale. Speriamo che la nuova amministrazione penitenziaria non sia più quella dei gattopardi, dei Leopardi e degli spioni. Il carcere ha bisogno di due spinte contrarie e sinergiche a un tempo: dall’alto verso il basso, attraverso un mutamento culturale profondo della percezione che se ne ha e che se ne vuol dare, senza il quale ogni riforma materiale rischia di rimanere una piccola cattedrale nel deserto; dal basso verso l’alto, attraverso un’attenzione concreta alla vita quotidiana della detenzione, di cui l’amnistia costituisce il primo indispensabile passo. Con entrambe queste direzioni in mente, il prossimo 16 giugno il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione aprirà la quinta edizione dei propri lavori. In una stessa giornata saremo presenti in oltre 50 carceri su tutto il territorio nazionale. Questo, il contributo che da otto anni apportiamo per tenere viva l’attenzione sul sistema penitenziario. Speriamo che Mastella, che si è definito il ministro dei detenuti, continui a fare il resto.
* Presidente di Antigone