Si è svolta a Bali un’importante riunione del Movimento dei Non Allineati

Il 25 maggio scorso si è svolta a Bali, in Indonesia, la sedicesima conferenza ministeriale del Movimento dei Non Allineati (NAM), l’organizzazione che raggruppa 120 paesi di tutto il mondo (per l’Europa ne fa parte solo la Bielorussia).

L’assise ha affrontato i temi più scottanti dell’agenda internazionale, a cominciare dalla nuova situazione di guerra venutasi a creare in Nord Africa per iniziativa delle potenze della NATO, in merito a cui sono risuonati da più parti accenti fortemente critici. In particolare, il ministro degli esteri cubano ha denunciato l’utilizzo distorto che da parte degli Occidentali viene fatto delle risoluzioni approvate negli organismi delle Nazioni Unite. Nella risoluzione conclusiva il NAM, con evidente riferimento a quanto sta accadendo in Libia, ha espresso “preoccupazione e rammarico per le vittime innocenti delle sanzioni e delle azioni di forza, comprese quelle autorizzate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.

Il 26 maggio si è riunita anche una commissione, con il compito di affrontare gli sviluppi della situazione in Palestina. Ne fanno parte Sud Africa, Algeria, Bangla Desh, Colombia, Cuba, Egitto, India, Indonesia, Malaysia, Palestina, Senegal, Zambia e Zimbabwe.

A margine del vertice si sono svolti numerosi incontri bilaterali. In particolare, i ministri degli esteri di Egitto e Iran (due paesi che dal 1979 non intrattengono più relazioni diplomatiche) si sono incontrati per scambiare i propri punti di vista, a dimostrazione del sensibile miglioramento registrato nelle relazioni tra i due paesi, dopo il rovesciamento di Hosni Mubarak.

Nel corso della riunione, a testimonianza dell’attrazione che continua ad esercitare il Movimento dei Non Allineati nell’arena mondiale, è stata ratificata l’adesione di due nuovi paesi: le Isole Figi (che, in questi giorni, hanno anche firmato il loro primo trattato commerciale con la Cina) e l’Azerbaigian.

I partecipanti alla riunione, a cui ha significativamente partecipato anche la Repubblica Popolare Cinese in veste di osservatore, al termine dei lavori hanno approvato una dichiarazione comune, in cui viene auspicato lo sviluppo della cooperazione sud-sud e dei legami con il G77 e la Cina.