Sensibile dietro front sul clima di fiducia espresso dalle famiglie italiane. Dopo i risultati favorevoli del primo trimestre dell’anno, che facevano sperare in un lento ma progressivo aumento di ottimismo negli atteggiamenti di consumo – a fronte di una generale ripresa economica – viene ora segnalata una brusca flessione dei principali indici di valutazione, tornata ai livelli mediocri della scorsa primavera. In particolare, secondo quanto dichiarato dall’Isae a seguito di un’inchiesta condotta nel mese di aprile, è stata rilevata una riduzione dell’indice di fiducia da 112,6 a 107,8.
Il calo è da considerarsi particolarmente intenso soprattutto per i giudizi sulle future possibilità di effettuare risparmi «che da sola determina quasi la metà della caduta registrata dall’indice generale». Si rilevano infatti segnali sfavorevoli sia per quanto riguarda la situazione personale sia per il quadro economico generale del Paese, mentre una velata rassegnazione accompagna il giudizio riferito alla situazione corrente. Su tutti, spicca il pessimismo che fa precipitare di sette punti la considerazione riservata all’aspettativa sulle prospettive future (a 100,6 da 107,4 dello scorso mese).
Nelle intenzioni di acquisto degli italiani risultano maggiormente penalizzati i beni durevoli (automobile), mentre restano stazionarie quelle riguardanti le spese più impegnative (abitazione). La distribuzione del dato a livello territoriale non è da considerarsi omogenea. Le flessioni più marcate si sono infatti registrate al Centro e nel Mezzogiorno, rispetto invece agli andamenti del Nord, dove sono state più contenute.
Quanto alle vendite al dettaglio registrate dall’Istat nel mese di febbraio 2007, risulta un aumento dello 0,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ma bisogna segnalare che nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-febbraio 2007, le vendite di prodotti alimentari hanno riportato una flessione dello 0,4% e quelle di prodotti non alimentari, al contrario, una crescita dello 0,6%.
Intanto dal Nord, ed esattamente dal Veneto, giunge uno dei più favorevoli segnali di fiducia per l’economia del nostro Paese. L’indagine periodicamente effettuata dalla Confindustria Veneto ha confermato, infatti, l’ondata positiva che accompagna le iniziative degli imprenditori veneti, che «dal 2000 – afferma il presidente Andrea Riello – hanno voluto rischiare, cambiare, rinnovare i modelli produttivi e organizzativi». Buoni segnali di ripresa riguardano in particolare i comparti produttivi (specialmente i più maturi, macchine e metallurgico) e i settori legati al design e al made in Italy. Un insieme di attività premiate forse, per larga parte, dalle richieste provenienti dal mercato estero, che hanno fatto registrare un aumento di esportazioni pari al 3,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.