Shangai

Caratteri generali della città di Shangai;
Il problema più impellente da risolvere all’inizio è stato quello di rimediare un alloggio. Dopo alcuni tentativi ho trovato un posto letto in un ostello di lusso ma economico (10 euro) proprio sulla centralissima Renmin Guangchang, “Piazza del Popolo”.E’ stato un vero colpo di fortuna, e mi ha fatto incontrare quello che adesso è un caro amico, un violinista parigino di nome Fabien.
Sistemato nell’ostello, ho iniziato ad esplorare la città. Al contrario di Pechino non è molto estesa, pur avendo ben 16 milioni di abitanti, considerando anche le periferie. Questo rende la densità di popolazione più alta. Se aggiungiamo a questo la ristrettezza delle strade e la particolare architettura del centro, si rende bene l’idea del senso di sovrapopolamento della città.
Effettivamente nonostante le dimensioni è giusto affermare che la Cina sia un paese sovrapopolato, anche se la media di abitanti per km quadro è di 133, inferiore persino a quella italiana che è di 191 ab./kmq .Tuttavia la popolazione cinese è concentrata nella parte orientale del paese mentre nelle regioni del Tibet, Qinghai, Mongolia interna e Xinjiang le zone popolate sono pochissime, e vaste aree costituite da deserti e freddi altopiani in gran parte inaccessibili rimangono disabitati. Nelle zone abitate quindi la media reale è più elevata, ed in particolare Shangai presenta un’architettura più concentrata. Mentre Pechino si stende in senso “orizzontale”, con strade ampie e vedute di largo respiro, pianta quadrato-romanica in stile amministrativo, Shangai ha una pianta irregolare-radiale e presenta, più di Pechino, uno sviluppo“verticale” dell’architettura, utilizzata proprio per sopperire alla mancanza di spazio e alla ristrettezza delle strade. Tuttavia, diversamente da Pechino, qui gli ausiliari del traffico sono onnipresenti e zelanti e riescono a governare i maggiori flussi pedonali senza problemi. Il fenomeno sovrapopolamento è governato nei suoi aspetti negativi. Quelli positivi invece, come la grande concentrazione e disponibilità di forza-lavoro, non causano il suo impiego massiccio in imprese industriali. Di fatto Shangai non è una città industriale quanto piuttosto, come Pechino, una città che vive di servizi. Se Pechino è una città amministrativa Shangai è una città finanziaria. Le fabbriche rimangono fuori città, la cui provincia è sede anche di importanti complessi industriali come la Baosteel sulla costa, una delle più grandi acciaierie del paese. Progetto e management hanno la loro sede in città, insieme alle aziende completamente basate sui servizi. Di fatto Shangai compete con Hong Kong per il primato di capitale finanziaria di tutta la Cina.
Trasporti
La città vanta 3 linee metropolitane futuristiche. Sui vagoni, ultramoderni, schermi LCD proiettano film e pubblicità, le stazioni nascondono inaspettati centri commerciali, una città sotterranea per gli acquisti. Gli autobus funzionano anche meglio, e sono incredibilmente rapidi e frequenti. Aria condizionata, bigliettaio e pubblicità. I taxi invece(come del resto quasi tutte le auto)in gran parte dei vecchi modelli di Santana Volkswagen, vengono prodotti dalla Shangai-Volkswagen fuori città nel più importante stabilimento dell’azienda tedesca in Cina, uno degli altri complessi industriali che gravitano attorno alla città. Proprio questo stabilimento ha permesso alla casa tedesca di aggiudicarsi la fetta più grande del mercato automobilistico cinese, che vanta più di 3 miloni di auto vendute all’anno. Merito di una strategia messa in campo già di primi anni ’80, quando la Volkswagen si lanciò per prima tra le grandi case nella corsa al mercato cinese con ingenti investimenti. A Pechino le vecchie Citroen stanno venendo sostituite da degli splendidi modelli di Hyundai “Elantra”, cosa che segna un punto a favore della Capitale nella competizione tra le due città.
Competizione
In effetti c’è una specie di strisciante competizione tra Pechino e Shangai, cosa che si riflette in molti aspetti della vita sociale, dalla moda, agli atteggiamenti, alle sfide calcistiche. Il dialetto Shangaiese risulta di difficile comprensione per tutti i cinesi, e può essere facilmente confuso con altre lingue, dal russo al coreano. Gli abitanti vengono considerati frivoli e arroganti nel resto del paese. Addirittura un mio amico di Pechino mi ha fatto promettere prima di partire di non fidarmi delle indicazioni fornite dagli abitanti e di rivolgermi sempre ai vigili per chiedere informazioni su vie e strade, visto che gli Shangaiesi sono noti per fornire indicazioni false a chi è di fuori. Ed effettivamente ho sperimentato io stesso che spesso è così, fatto strano e fastidioso in una città così evoluta e dinamica.
Se il pechinese medio mostra contegno, frugalità e senso di superiorità morale, lo Shangaiese medio è un instancabile traffichino dai modi eleganti, un lavoratore stressato dalla personalità esuberante della moglie in carriera.
Le Shangaiesi sono famose in tutto il paese per la loro bellezza e intelligenza. Elegantissime e ambiziose, in famiglia fanno fare ai mariti ciò che dicono loro.
Questo in sostanza recita il contenuto di una guida locale della città. E riporta un esempio di breve conversazione tra due innamorati che recita pressappoco così:
“a mezzogiorno lui la invita a pranzo, e segue la conversazione”
Lui: cosa vorresti mangiare?
Lei: va bene qualsiasi cosa…
Lui: ti va questo piatto?
Lei: no, non mi va
Lui: e quest’altro?
Lei: no, nemmeno quello
(cercano un po’ in giro senza riuscire a comprare niente)
Lui: ma allora, esiste qualcosa sulla terra che gradiresti mangiare?
Lei: va bene qualsiasi cosa.
Questo atteggiamento è definito nella guida come “zuo”, un mix di eccentricità e fascino che dovrebbe però rendere le Shangaiesi “adorabili”.
Personalmente credo che la descrizione sia un po’ fuorviante(guida pessima, evitatela), anche se la mia visita della città è iniziata proprio grazie all’aiuto di due simpatiche e decise 17enni che mi hanno letteralmente abbordato una sera mentre passeggiavo. Gentilissime e per nulla interessate, mi hanno spiegato che Shangai è una città mentalmente aperta, e che tuttavia non sono molte le occasioni per parlare con gli stranieri e praticare l’inglese. Quando all’inizio si sono sentite rispondere in mandarino questo le ha un po’ deluse, ma alla fine siamo finiti per diventare amici e ancora adesso ci sentiamo via mail. E insieme a loro ho iniziato la visita della città.
Lo spettacolo del Bund
Come prima tappa nella visita della città stato al Bund, il lungofiume centrale che una volta ospitava gli edifici delle potenze straniere in Cina. Ora sono edifici governativi ma è ancora di grande effetto vedere dell’architettura europea proprio lì, con le bandiere cinesi che sventolano dai tetti. La zona pedonale è un sito turistico celebratissimo, perché vi si gode la stupenda vista dell’altro lato del fiume, che invece ospita il nuovo cuore finanziario della città, il quartiere di Pudong. E si tratta di una delle più spettacolari vedute urbane al mondo. Il quartiere era in precedenza una zona industriale e degradata, circondato dall’ansa del fiume. Negli anni è stato trasformato nel nuovo distretto finanziario della città, e vi è stata edificata una foresta di grattacieli tra cui la celeberrima torre della televisione (che la sera si illumina come la Eiffel vista dal Trocadero), e la Jinmao tower, che con i suoi 421 metri è il terzo edificio al mondo per altezza dopo il Taipei Financial Center a Taiwan e le Petronas Twin towers a Kuala Lumpur in Malesia. Recentemente è stato costruito a Pudong un grattacielo dai vetri color oro da un azienda taiwanese di mobili detto “Aurora” Plaza (www.auroraplaza.com), con il marchio che troneggia sulla parte alta dell’edificio(la scritta “aurora”si illumina la sera grazie alla più grande Led board al mondo che la compone)per la gioia dei turisti che riescono a pronunciare correttamente la scritta, e in particolare di quelli italiani, a dir poco lusingati di trovare un vocabolo della loro lingua dominare il panorama che è l’anima della città. La cosa davvero incredibile è il traffico merci che attraversa il fiume mentre i turisti osservano Pudong sull’altro lato. In questo modo te le vedi passare davanti. Immense, minuscole, generalmente rapide, imbarcazioni di ogni tipo solcano lo Huangpu senza sosta. Ma intendo dire proprio senza sosta, non passa un minuto senza che la visuale venga attraversata da una chiatta trasporta-carbone o da gigantesche navi intercontinentali da trasporto, che risalgono il fiume dalla foce dopo lunghi tragitti oceanici. E in quel tratto lo Huangpu, fiume-madre della città e affluente del Fiume Azzurro, sarà largo almeno un chilometro, il che permette di stabilire varie “corsie” e l’incrocio simultaneo nella visuale di vari flussi di traffico in direzioni diverse. E’ uno spettacolo davvero unico, con quello sfondo di grattacieli e due giganteschi edifici sferici che a mo’ di mappamondo riportano sull’esterno le mappe geografiche in rosso della Cina ed in verde le altre nazioni.
Stile architettonico
E Shangai è di fatto una città di grattacieli, ne possiede un numero impressionante, addirittura più de tremila . Inoltre ne vengono costruiti di nuovi in continuazione, e, a differenza di città come New York, in cui occupano principalmente Manhattan mentre il resto della città è un oceano di villette, nel caso di Shangai occupano una superficie più vasta, a formare una vera e propria foresta. Inoltre,essendo di recente costruzione i grattacieli di Shangai esprimono il meglio dell’architettura contemporanea cinese e occidentale. Molti edifici posseggono forme particolari, strutture insolite e originali in un misto di architettura moderna ed elementi decorativi tradizionali. Grattacieli con tetti a pagoda, forme futuristiche, colori esuberanti.
Alcuni sembrano miraggi nell’umidità dell’aria, come p.es. un grattacielo visibile dal Piazza del Popolo che sembra sostenere un disco volante ed un altro grigio acciaio che riprende la forma di un campanile stilizzato, con tanto di 4 punte convergenti sulla cima che racchiudono al di sotto una grande sfera alta almeno 5 metri . Un altro ancora sembra uscito da Star Wars, a sezione ellittica e con due specie di “ali” verticali, nero la notte ma con l’ultimo piano illuminato da una luce rossa.
Vengono costruiti a ritmi rapidissimi come del resto tutti gli edifici in Cina. Negli anni i cinesi hanno sviluppato una scienza dell’organizzazione cantieristica dei lavori pubblici edili e stradali unica al mondo. Utilizzando due turni al giorno più uno notturno riescono a mantenere i cantieri aperti 24 ore su 24, completando le opere in tempi rapidissimi. A Pechino ho visto demolire un alloggio universitario di tre piani in una notte, e anche i lavori di rifacimento delle strade vengono eseguiti da un gran numero di addetti e completati in breve tempo. Esattamente l’opposto dello stile all’italiana del cantiere dai tempi infiniti con pochi lavoratori malpagati.
Noi italiani e in particolare gli abitanti della Capitale non siamo assolutamente abituati all’architettura verticale e spesso la disprezziamo, provenendo da città prive di edifici con più di 20-30 piani che spesso invece nelle città cinesi sono la norma. Il risultato è un architettura banale, bassa e oppressiva, strade strette e trafficate, enorme spreco di spazi ed energia, trasporti inefficienti. Invece anche a Shangai, pur se meno che a Pechino, questo tipo di architettura ad alto valore aggiunto dà agli edifici un’immagine di snellezza antropomorfa che alleggerisce il senso di ristrettezza degli spazi(oltre a moltiplicare realmente la superficie abitativa e da ufficio). Inoltre, come in tutta la Cina , il fenomeno non riguarda i soli uffici, ma caratterizza pienamente la tendenza nella costruzione di edifici destinati ad uso abitativo. Grattacieli di piccole dimensioni, tra i 20 e i trenta piani, pullulano nella periferia pechinese così come nel centro di Shangai e sono destinati ad abitazione . Da così in alto si gode una vista magnifica della città, abbracciabile tutta con un solo sguardo.
…e tradizione
Tuttavia non mancano in città esempi di architettura tradizionale e vecchie case a 2 piani figurano accanto ad altissimi condomini che sembrano voler toccare le nuvole in pieno centro. Uno degli esempi di architettura tradizionale più noti della città (vi sono stati tra gli altri la regina Elisabetta e il presidente americano Bill Clinton)è rappresentato dal
celeberrimo Yu Garden, il “giardino imperiale”, che è in realtà un mercato coperto in edifici dall’architettura tradizionale di epoca Ming e Qing. Originariamente una residenza privata di un funzionario, più volte preda dell’incuria e dell’abbandono durante il tardo periodo imperiale, questo complesso, con i suoi vicoli e i suoi stagni, è stato in parte ricostruito, ma le pagode centrali sono ancora quelle originali. Lo stile si ispira a quello della celebrata cittadina di Suzhou, conosciuta come una Venezia asiatica per la sua struttura a canali e edifici tradizionali.
Credere in Cina
Uno dei giorni seguenti mi è capitato quasi per caso di assistere ad un funerale religioso buddista in un tempio con tanto di monaci in abito tradizionale.
Per desiderio dei parenti in lutto i visitatori sono usciti da quella sala del tempio dopo essere stati informati della natura della cerimonia.
L’elemento religioso in Cina non è secondario ancor oggi nella vita quotidiana di milioni di persone.
Nel paese vi sono più di 100 milioni di credenti di varie religioni, in primo luogo Buddismo e Taoismo, ma anche Islam e Cristianesimo, con circa 85.000 siti religiosi tra chiese e altre strutture e 300.000 funzionari religiosi di 3000 organizzazioni sparse sul territorio. 13.000 templi buddisti, 30.000 moschee, 4.600 chiese cattoliche e 12.000 chiese protestanti. La minoranza musulmana conta ben 18 milioni di cittadini delle varie regioni autonome a prevalente fede islamica e 40.000 imam , mentre quelle cristiane contano 10 milioni di protestanti e 4milioni di cattolici . 300.000 sono i monaci e “ suore ” di religione buddista, 120.000 lama e “suore” mongolo-tibetani( lamaist i). E l’evoluzione storica dell’elemento religioso presenta grandi differenze.
Il missionariato cristiano nel XIX e XX secolo ha rappresentato la lunga manus dell’imperialismo occidentale in territorio cinese. Durante l’invasione giapponese della Manciuria nel ’31 il Vaticano fu in prima linea nel riconoscimento dello stato-fantoccio del Manchukuo creato ad hoc dai giapponesi perfino con l’invio di un rappresentante diplomatico. Protetti dall’extraterritorialità i missionari cristiani cattolici e protestanti si sono spesso abbandonati ad attività criminose, sempre pronti a utilizzare la protezione delle grandi potenze in caso di reazioni violente della popolazione. La chiesa cattolica cinese divenne la più ricca del mondo e su venti vescovi della chiesa in Cina, all’inizio degli anni 40, ben 17 erano stranieri e solo 3 di origine cinese.
Oggi invece è il contrario e i vescovi della chiesa cattolica cinese vengono autoeletti.
Queste organizzazioni devono registrarsi per praticare il proprio culto legalmente, e i requisiti adottati implicano il principio di indipendenza da poteri esterni stranieri. Il Vaticano è uno dei pochissimi stati al mondo a non avere ancora allacciato relazioni diplomatiche con la Cina e che riconosce il governo di Taiwan invece che quello del continente come rappresentante del popolo cinese. Questo impedisce ogni tipo di dialogo con le autorità cinesi a livello politico-diplomatico, mentre sul piano religioso già a partire dal 1950 la chiesa cattolica cinese nomina autonomamente i propri vescovi ed arcivescovi, sulla base di un manifesto noto come le “Dichiarazione delle tre autonomie”, propugnato da Wu Yazong, che nei primi anni 50 venne firmato da circa 400.000 cattolici(2/3 del totale di allora)e da esponenti delle altre fedi e convenzionalmente adottato da tutte le autorità religiose. Il testo esprime i tre principi di autoamministrazione, autosupporto e autopropagazione delle organizzazioni religiose, in linea con il principio di indipendenza delle organizzazioni da poteri stranieri.
Il cristianesimo, al di là della sua scarsa diffusione, ha giocato un ruolo inglorioso nella storia cinese del diciannovesimo secolo, favorendo la decadenza e la semi-colonizzazione del paese, e tuttavia, dopo gli eccessi della rivoluzione culturale negli anni ’60 e ’70, come la distruzione dei templi e delle chiese e le umiliazioni subite dai credenti, il governo ha cambiato politica e la Costituzione e altre varie leggi garantiscono libertà di culto e puniscono le discriminazioni su base religiosa.
Nella seconda metà di novembre di quest’anno lo stesso George Bush, in visita di stato in Cina, si è recato a messa in una chiesa cristiana cinese prima di inforcare la bici per un giro nella capitale, affiancato da corridori professionisti cinesi, fotografi e giornalisti.

Riferimenti Chinadailiy, Peopledaily, The Economist, Numeri.it, Herald Tribune, Beijing Review, libri bianchi della Prc, Corriere – sera, Liberazione e altre pubblicazioni