“Sfotto i telequalunquisti Simona, Fazio, Bonolis”

Se non è aria di regime poco ci manca: tragedie internazionali offuscate da un’informazione compiacente, centrosinistra dedito a una politica di compromessi al ribasso, satira bandita dalla tv pubblica e, dulcis in fundo, una serie di volti popolarissimi del piccolo schermo eletti a campioni di qualunquismo, con nomi e cognomi, da Fazio a Bonolis, da Fabio Volo alla Ventura. Daniele Luttazzi, in tournée con lo spettacolo Satirycon 2007, non risparmia nemmeno la «società civile», di cui il governo è lo specchio fedele. In questo quadro di macerie resta la verve velenosa di un comico che non rinuncia a sparare la sua satira ad altezza uomo. Così, a un anno di vita del governo Prodi, ecco la «tragica farsa» afghana, ecco la censura e il giornalismo «embedded», secondo i punti di vista sulle questioni irachena e afghana. Aggiornato di volta in volta secondo i temi di attualità più urgente, il monologo di Luttazzi dà spazio all’esito tragico del sequestro Mastrogiacomo, con l’uccisione dell’interprete: «Sono quello che sta parlando di più delle nuove bugie di Parisi e D’Alema sulla natura di pace della missione afghana, che è una farsa tragica come la guerra in Iraq, perché poi c’è gente che ci lascia le penne davvero», attacca il comico.
Non si capisce molto bene quel che succede su quei fronti, di chi è la responsabilità?
«Da quando ci sono i giornalisti “embedded”, che dipendono da consulenti dell’informazione che danno veline agli stessi giornalisti, ci troviamo a che fare non con giornalisti, ma con propagandisti di guerra. I fatti vengono alterati e si esibisce il falso, la gente riceve queste informazioni e si forma delle opinioni».
Che figura ci fa il governo di centrosinistra?
«L’unico vantaggio rispetto a prima è che ai vertici del paese c’è più senso dello Stato, questi hanno risanato il bilancio, poi però fine! è un elenco continuo e disarmante di compromessi al ribasso».
Lei non è tornato in tv, malgrado il mutato clima politico.
«In tanti me lo chiedono: perché non sei in tv? L’unico aggancio in Rai per me era Carlo Freccero, che accolse l’idea di Satyricon, dopodiché mi hanno negato l’accesso. La realtà è che chi si trova lì è messo dai politici. Oltre a me sono fuori anche Beppe Grillo, Corrado Guzzanti. D’altra parte questo è l’unico paese d’Europa che non ha un tg satirico».
E il pubblico come si comporta?
«Il fatto che il pubblico subisca una situazione come questa la dice lunga sul fatto che il governo è lo specchio del paese. Tornando proprio ai governanti, ci sono poche persone che mantengono un’integrità e altri per cui vince la Realpolitik, cosa disarmante specie per un governo che si dice di centrosinistra».
Ci sono altri argomenti di attualità toccati durante lo spettacolo?
«A inizio tournée ho parlato anche di ultras, una questione di teppismo, di panem et circenses, una questione che la politica ha trascurato, si è lasciato fare ed ecco i risultati. I giornalisti sono embedded anche qui. Quanto al calcio, si guardi Guido Rossi, venuto via perché ha capito che il sistema è marcio e non può farci niente, ma alla gente va bene così, perché accetta le partite truccate e si adegua. Come diceva il giudice Colombo, in Italia manca un sistema di legalità condiviso, quindi vincono i furbi, i più forti, i prepotenti. E la satira, che è contro il potere, viene messa fuori dalla tv».
Lei a teatro parla anche di personaggi televisivi.
«Faccio un elenco dei qualunquisti, come Paolo Bonolis, Fabio Fazio, Fabio Volo, Simona Ventura e altri, e fornisco al pubblico alcuni aneddoti sull’opportunismo dei diretti interessati, sul loro comportamento».
Non resta in piedi granché dopo il suo spettacolo.
«Quel che resta è un senso di amarezza profondo».