Sevel, una lezione importante

*Partito dei Comunisti Italiani, Tortoreto (Federazione di Teramo)

In questa calda estate a molti sarà’ certamente sfuggita una notizia che arriva da Chieti e che deve essere oggetto di profonda riflessione da parte dei comunisti.
Tra i comuni di Paglieta ed Atessa sorge il grande stabilimento metalmeccanico della Sevel Val di Sangro, aperto agli inizi degli anni ottanta. Lo stabilimento produce furgoni per FIAT,CITROEN e PEUGEOT, vi lavorano qualcosa come cinquemila operai ,provenienti non solo dall’Abruzzo. Il ciclo produttivo aziendale prevede le fasi di lastratura, verniciatura, montaggio. La Sevel non è stata esclusa dal processo di riorganizzazione produttiva,che molti chiamano “svolta Marchionne”. Del resto tale svolta non nasce un anno fa ma ha origini ben più remote. Nello specifico, questi ultimi anni abbiamo assistito ad un protocollo comportamentale ben noto: l’azienda periodicamente sostiene l’impossibilità’ di reggere la sfida col mercato, e puntualmente minaccia di volta in volta la non regolarizzazione dei precari assunti, la delocalizzazione della filiera produttiva, i licenziamenti. In cambio ovviamente si chiede una flessibilità’ ormai più che ginnica,la totale disponibilità’ degli operai a reggere turni di lavoro più pesanti, i sabati straordinari obbligatori ecc.

Il cosiddetto modello Pomigliano è stato adottato senza colpo ferire,ma sembra non bastare: ad ogni vittoria di tappa il padronato,minacciando la chiusura, avanza ed impone altre richieste. Di fronte a tutto ciò’ il sindacato vive le contraddizioni di questa epoca: si arrangia, cerca, vede, ci prova.. La Fiom Cgil si è dimostrata molto combattiva. La battaglia che da tempo porta avanti in Sevel è encomiabile. Ma arriviamo allo snodo cruciale:a fine luglio viene firmato un accordo tra le parti sociali che prevede, dal 3 ottobre,l’adozione in Sevel del nuovo famigerato sistema metrico di misurazione del lavoro, la ERGO UAS, in cambio dell’assunzione definitiva di 150 operai a contratto precario,”previa verifica delle disponibilità’…”. Ora non serve davvero dilungarsi su un sistema che imporra’ ritmi frenetici, limitazioni ulteriori nella velocità’ di produzione, riduzioni dei già’ esigui tempi di pausa. L’accordo con le parti sindacali ha visto anche la firma della Fiom Cgil, fino a pochi giorni prima assolutamente contraria ad ogni ipotesi del genere.
Le reazioni, comunque, sono state a mio avviso sconsiderate: chi ha gridato al tradimento,chi ha invocato l’abbandono di questa rappresentanza sindacale venduta, chi propone la nascita di nuove e combattive realtà’ sindacali. Essendo estranei alla classe operaia e non avendo una conoscenza del conflitto di classe, alcuni tendono a riempire il loro vuoto con la fraseologia “rivoluzionaria”, cercando di sostituirsi all’azione della classe. Che la Fiom abbia firmato non mi stupisce. Stupiscono invece coloro che ieri pompavano a mille il sindacato dei metalmeccanici ed oggi ululano alla luna stracciandosi le vesti. Il ruolo del sindacato è di raccogliere, fare da sponda ad un indirizzo generale di pensiero e di lotta, e non il contrario, come erroneamente è stato fatto nel caso Fiom, caricata di un peso e di una responsabilità’ che non poteva portare su di sé. Le contraddizioni interne, l’isolamento, ma anche il semplice fatto di operare in un certo contesto fa si che queste situazioni accadano, non c’è da scandalizzarsi.
La questione sindacale, che piaccia o no, è anch’essa questione prima di tutto politica: ciò che farà’ la differenza nelle lotte, sarà’ una maggiore acquisizione della coscienza di classe, e per ottenere questo serve Ricostruire il Partito Comunista, l’organo di educazione e guida politica, l’intellettuale collettivo diretto dalla parte cosciente e organizzata della classe operaia. Questo farà avanzare la consapevolezza di classe a stadi sempre più alti, imponendo a Cgil, Cisl, Uil, Fiom e chi per loro di inseguire i lavoratori su piattaforme rivendicative avanzate. E’ stato cosi anche in passato, nei momenti più alti della lotta. Qui non si inventa niente. Riflettiamo insieme su questi aspetti, su questa esperienza che ci arriva da Chieti, e proseguiamo con la Ricostruzione del Partito Comunista.