Sequestro Abu Omar, sotto inchiesta il Sismi

Il Sismi è sotto inchiesta per il sequestro Cia. Il nuovo, clamoroso troncone d’ indagine è nato nella settimana di Pasqua, quando un carabiniere del Ros ha confessato di aver partecipato al rapimento di Abu Omar insieme con una squadra di agenti segreti americani. A quel punto la Procura ha cominciato a raccogliere nuovi dati e testimonianze per dare un nome agli altri possibili complici italiani dei 22 agenti Cia già ricercati per il sequestro dell’ imam egiziano: un’ inchiesta scottante che ora punta sui nostri servizi segreti militari. Finora sia il governo Berlusconi che i vertici del Sismi avevano sempre sostenuto (come ha ripetuto anche ieri sera una nota diffusa da Palazzo Chigi) l’ «assoluta estraneità» dell’ Italia nel rapimento di Abu Omar, prelevato per strada a Milano da un commando di 007, il 17 febbraio 2003, e trasferito con voli segreti in Egitto, dove è tuttora detenuto dopo aver denunciato atroci torture. LA SVOLTA – La prima svolta nel caso di Abu Omar risale a più di tre mesi fa. I poliziotti della Digos, gli stessi che hanno incastrato la Cia lavorando sui telefonini, scoprono che nel luogo e nel momento del sequestro, cioè alle 12.25 in via Guerzoni, era attivo un cellulare italiano, risultato in uso a un maresciallo dei carabinieri. Lo stesso sottufficiale, nei mesi precedenti e fino alla vigilia del sequestro, aveva avuto frequenti contatti con Robert Seldon Lady, allora capo della stazione Cia di Milano, ricercato da giugno come organizzatore del rapimento. Convocato in Procura come indagato, il maresciallo L. P., 45 anni, ha confessato ai pm Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici di aver partecipato al sequestro insieme agli 007 americani. In particolare era lui il «biondino» che ha fermato Abu Omar, simulando un controllo dei documenti. È possibile, ma non è ancora certo, che fossero presenti altri italiani, se non durante l’ azione, quantomeno nella fase preparatoria. La confessione del maresciallo è considerata attendibile dagli inquirenti, ma è solo il primo passo di un’ inchiesta molto più ampia, spesso avvelenata da lettere anonime e dossier sospetti: vere indiscrezioni mescolate a notizie false. Il comando del Ros dei carabinieri, a scanso di equivoci, ha precisato già ieri che il sottufficiale è accusato di aver partecipato al sequestro «per una scelta individuale che ha sempre tenuto nascosta a tutti i suoi colleghi e superiori». Una ricostruzione che sarebbe confermata dai primi risultati delle indagini. IL NUMERO DUE – Al centro del nuovo troncone d’ inchiesta c’ è invece il Sismi. Partendo dalla confessione del maresciallo, gli inquirenti starebbero verificando l’ attività di un settore «azioni clandestine» del Sismi. Nel mirino ci sarebbe soprattutto un gruppo di agenti. Nel mondo dei servizi viene indicato come loro massimo referente il numero due del Sismi, Marco Mancini, responsabile delle operazioni estere: un esperto molto apprezzato dalla Cia. Proprio in queste ore l’ inchiesta sta verificando nomi e ruoli per chiarire chi sapeva del sequestro, quanti italiani vi abbiano partecipato e con quali compiti. A complicare il quadro c’ è anche una telefonata, che però potrebbe essere solo una coincidenza. Mentre il maresciallo L.P. aspettava in Procura l’ inizio dell’ interrogatorio, sul suo telefonino è arrivata una chiamata partita dall’ ufficio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma ora Palazzo Chigi replica: «È tutto falso». Certa e ben più inquietante, almeno col senno di poi, è la testimonianza resa dal generale Nicolò Pollari a Bruxelles, davanti alla commissione dell’ Europarlamento che indaga sui voli segreti della Cia: il capo del Sismi non solo aveva escluso qualsiasi complicità italiana, ma anche sostenuto che i nostri servizi avrebbero rifiutato una proposta americana di partecipare a un diverso rapimento, non meglio precisato. Nella stessa sede istituzionale Pollari ha aggiunto che, secondo il Sismi, il sequestro sarebbe stato una messinscena organizzata dalla Cia d’ accordo con lo stesso Abu Omar. Una versione che il pm Spataro, sempre a Bruxelles, ha definito «completamente falsa». Guido Olimpio * Le versioni ufficiali CARLO GIOVANARDI È il 30 giugno del 2005 e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, si presenta a Montecitorio per una «informativa urgente» sul caso Abu Omar. Roma sapeva del sequestro? «E’ una notizia falsa che il governo italiano è in grado di smentire con molta tranquillità»