Sentenza per la strage di Brescia e complicità USA con i criminali nazisti

Di fronte all’ennesima sentenza che manda assolto il consorzio tra fascisti, servizi segreti e carabinieri accusati della strage di piazza della Loggia a Brescia, non si possono che ribadire due tesi fondamentali:

1) la verità giudiziaria sulla stragi (Piazza Fontana, Brescia, treno Italicus, Bologna, treno 204) è ormai depotenziata da ogni possibile conclusione coerente mentre è possibile, doveroso e necessario praticare il terreno della verità storica e politica che restituisca il senso della realtà a quanto accaduto.

2) C’è una continuità ideologica, politica, morale tra la rete degli “uomini neri” – che concepì e realizzò la strategia delle stragi e della Guerra di Bassa Intensità contro la sinistra in Italia – con il blocco reazionario che oggi ancora gestisce il potere nel nostro paese. E’ altrimenti difficile spiegarsi l’odio di classe e l’anticomunismo viscerale che continua a ispirare le azioni del governo in carica, il clima di vendetta che permea quelle forze che da decenni impediscono con campagne di criminalizzazione politica, mediatica e giudiziaria ogni tentativo di spiegare storicamente il conflitto di classe degli anni ’70, la “beatificazione” e la cooptazione e dei neofascisti in tutti gli ambiti interni o collaterali alle forze di governo. E’ una continuità che vorrebbe sancire una vittoria della storia contro le forze della sinistra di classe che in Italia si opposero frontalmente alla strategia stragista e alla guerra di bassa intensità.

Il quadro che emerge da tutte le inchieste sul mattatoio scatenato nelle piazze, sui treni, nelle stazioni o nelle banche negli anni ’70, chiama direttamente in causa nella strategia delle stragi i servizi segreti militari USA più che la CIA. In particolare gli apparati di stanza nella base del comando FTASE di Verona, i quali attraverso i loro agenti italiani (Digilio, Minetto, Soffiatti) agivano in modo coordinato con le cellule neofasciste di Ordine Nuovo e con gli apparati dello stato italiano nella “guerra sul fronte interno” contro i comunisti, i sindacati e i settori della DC recalcitranti a trasformare la “guerra fredda in guerra civile”. L’amerikano supervisore della rete degli uomini neri ha un nome – Joseph Longo – ed è l’agente che cooptò nella guerra di bassa intensità anche alcuni criminali nazisti come Karl Hass (con cui Longo si è fatto anche fotografare insieme in un matrimonio).

Salutiamo positivamente il fatto che – assai tardivamente – il New York Times pubblichi i documenti ufficiali che confermano quanto denunciato da anni sulla protezione e il reinserimento che i servizi segreti USA hanno garantito ai criminali nazisti per utilizzarli nella guerra fredda e nella lotta anticomunista in Europa e nel resto del mondo. Ai più distratti, vogliamo ricordare che la “rat line” (il sentiero dei topi) gestita da servizi segreti USA e Vaticano per mettere in salvo i nazisti in Spagna, America Latina e Stati Uniti, aveva come snodo proprio il porto italiano di Genova. Così come vogliamo ricordare che se Verona è stata e continua ad essere il “cuore nero” del nostro paese è anche perchè tra Verona e Vicenza c’è un alta densità di basi militari USA/NATO.

L’inchiesta del giudice Salvini ha portato alla luce tutto o gran parte di quello che c’era da sapere dietro e dopo la strage di Piazza Fontana sul piano giudiziario. Lo stesso hanno fatto i magistrati di Brescia riaprendo l’inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia (riaperta proprio grazie ad una derivazione dell’indagine milanese di Salvini). Ma la sentenze giudiziarie per un verso e la complice inerzia della politica dall’altro (inclusi i partiti della sinistra eredi del PCI), hanno scientemente perseguito l’obiettivo di lasciare impunite le stragi di Stato e di depistare l’attenzione su mille piste diverse che hanno confuso quella giusta. La verità sui mandanti delle stragi era e rimane scomoda per il potere democristiano e per l’opposizione del PCI che allora scelse il compromesso storico con la DC e la subalternità agli USA e alla NATO. Quando nel primo governo Prodi (1996-2001) con la nomina di Giorgio Napolitano a Ministro degli Interni ci fu la speranza e la possibilità di fare chiarezza, prevalse invece la decisione di lasciare la verità sulle stragi seppellita negli archivi e in sentenze assolutorie. Di questo occorre essere consapevoli e da questo occorre partire per una battaglia di verità storica e politica sulle stragi fasciste e di stato che non deve e non può fare sconti a nessuno.

La Rete dei Comunisti