Sensibili al radar

«Il tema non va gestito a livello bilaterale, tra gli Stati uniti e qualche paese. Devono discuterne da una parte l’Unione europea e dall’altro la Nato». Così ieri Massimo D’Alema – pure preoccupato dell’impegno sul trattato di non proliferazione nucleare e per l’aumento della spesa militare delle grandi potenze – ha commentato da Lisbona le affermazioni del segretario della Nato Jaap de Hoop Sheffer.
Non è proprio una presa di distanza – offerta su un piatto d’oro – com’era giusto aspettarsi, ma un più possibilista «parliamone». E non nella sede più appropriata, quella del parlamento italiano. Eppure l’intervista del segretario della Nato in prima pagina ieri sul Financial Times era particolarmente grave e insidiosa. Lamentava infatti una divisione in Europa in paesi di serie A e di serie B «in materia di difesa missilistica all’interno della Nato», si appellava al «principio guida dell’indivisibilità della sicurezza», e denunciava che l’Italia, con la Turchia e la Grecia, decisivi per la difesa atlantica e americana in Europa, non sono protetti dal sistema amtimissile che gli Usa vogliono installare in Polonia e nella Repubblica ceca. Ma subito annunciava i rimedi, per trasformare questa mancanza che farebbe dell’Italia «un paese di serie B», in un maggiore e più diretto coinvolgimento del nostro paese.
Infatti il segretario della Nato, ribadendo che la Russia sbaglia a «sentirsi accerchiata» perché ora è «la democrazia, la stabilità e il principio di legalità che si avvicinano ai suoi confini», ha chiesto al nostro governo di non influenzare in alcun modo le trattative di Washington con Praga e Varsavia. Nonostante che sul sistema antimissile ci sia l’opposizione maggioritaria dell’opinione pubblica ceca e difficoltà anche nel governo a Varsavia. E’ il trionfo dello stile collaborativo di chi si avvia ad accettare lo scudo Usa, perché uno studio atlantico dimostra che «è possibile sviluppare un sistema di difesa missilistica dell’intera Europa, basato sul piano Usa». Così, oltre alla guerra in Afghanistan, alla base di Vicenza, all’F-35, all’Eurofighter, all’aumento delle spese militari in finanziaria, accettiamo pure l’adeguamento al sistema missilistico Usa?