Sen Grassi (PRC): “No alla parata militare, per il ritiro immediato da Afghanistan e Iraq”

Il senatore Claudio Grassi di Rifondazione Comunista, coordinatore nazionale dell’area “Essere Comunisti”, interverrà il 2 giugno a Roma alla manifestazione indetta da un cartello di forze politiche, sociali e di movimento molto vasto (dall’Arci ad Un ponte per…, da Emergency alla Fiom) contro la parata militare.

«Ancora una volta» afferma Grassi « si ripete la celebrazione di una data storica fondamentale, la nascita della Repubblica italiana, figlia della Resistenza e fondata sulla Costituzione, nel peggiore dei modi: con una parata militare che ci ricorda che l’Italia partecipa con le proprie truppe al seguito di interventi militari tanto in Iraq quanto in Afghanistan.»

«Entro il 30 giugno il nuovo Parlamento dovrà votare sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero.» prosegue Grassi « La Costituzione Italiana, nel suo articolo 11, ripudia la guerra. Con questa manifestazione contro la parata militare intendiamo sollecitare il Governo ad essere fedele alla Costituzione e coerente con quanto scritto nel programma: le truppe italiane presenti in Iraq devono essere ritirate al più oresti I nostri militari devono essere ritirati, senza ambiguità, anche dall’Afghanistan, dove, dopo l’intervento militare del 2001, il Paese si trova – come l’Iraq – in una condizioe di guerra civile. Chiediamo con questa manifesazione dunque al nuovo Governo di iniziare la legislatura segnando una forte inversione politica e culturale rispetto alla militarizzazione della politica e della società che ha segnato gli ultimi cinque anni: senza ambiguità diciamo che le nostre forze armate sono impegnate in operazioni di guerra, non in interventi di pace od umanitari.»

A fianco della commemorazione dell’anniversario della Repubblica «senza parate né armi, riaffermando nella pratica il diritto di tutti i popoli alla pace, alla giustizia e alla convinvenza », Grassi ribadisce « la necessità di difendere la Costituzione, respingendo gli attacchi insiti nella riforma del centro-destra approvata dalle Camere nella scorsa legislatura, attraverso una sua sconfitta nel prossimo appuntamento referendario.»