Ha 28 anni, un marito disoccupato e un pancione appena accennato: lavorava nel call center Incoming, a Catania, e quando hanno
saputo che è incinta prima l’hanno declassata, da tutor a semplice operatrice, e poi l’hanno sospesa, tra intimidazioni e velate minacce. E a comunicarle la sospensione è stato il vice-presidente della società Carmelo Leanza, fratello del prossimo assessore al Lavoro della giunta Cuffaro, Lino Leanza, uomo di punta del neo movimento autonomista di Raffaele Lombardo. La denuncia della Cgil, che parla di «clima intimidatorio» e che ha proclamato per venerdì prossimo uno sciopero di 4 ore nell’azienda in segno di solidarietà, solleva il coperchio del pentolone clientelare dei call-center in Sicilia, ultima spiaggia del lavoro precario dove futuro incerto, mobbing e stipendi da fame si legano a doppio filo alle risorse della politica. Il giorno prima del voto del nove aprile, raccontano gli operatori di Incoming, il futuro onorevole Leanza, che poi deciderà di optare per la Sicilia, ha tenuto il suo comizio conclusivo, violando il silenzio elettorale, proprio nei locali della società.
Lì dove Ivana Maugeri lavorava da tre anni. «Ho un contratto a progetto fino al 2008 – racconta – mi avevano promesso l’assunzione a tempo indeterminato. Poi è arrivata la gravidanza, inattesa. E in quel clima ho dovuto nasconderla, lì non è solo l’occupazione precaria, ma anche il lavoro stesso: conosco colleghi licenziati per “arroganza”, ed a una mia collega, anche lei incinta, avevano detto, urlando: ma perché non hai preso la pillola del giorno dopo, una bimba già ce l’hai… ». Per Ivana è cominciato un periodo di forte stress: «Non ricordo più le volte che sono andata in bagno a vomitare – continua – ma ormai ero stata scoperta. E a giugno mi hanno detto che invece di essere assunta sarei stata declassata, che per me non c’era speranza. In quell’occasione mi sono sentita male, ho avuto persino minacce d’aborto. E sono andata a raccontare tutto in tv, alle Iene. Non l’avessi mai fatto: venerdì scorso Carmelo Lenza mi ha chiamato comunicandomi la sospensione “fino a dopo il parto” perché mi ero permessa di calunniare l’azienda. Sabato non m’hanno fatto entrare, e sono andata dall’avvocato».
«La storia di Ivana ci preoccupa ma non ci stupisce – osserva Massimo Malerba, della Cgil provinciale – è figlia di un’operazione opportunista tesa a riattivare alla vigilia delle passate elezioni nazionali le reti di clientela attorno al Movimento autonomista».
Due mesi prima delle elezioni, infatti, salta fuori a Catania un bando per una mega selezione di 200 posti in un call-center: si presentano in migliaia nei locali della società Infogroup di Sergio De Pasquale, il capo della ex Select, adesso Vedior, la multinazionale olandese, la stessa che aveva in carico i lavoratori, poi licenziati, della Mibi, una delle due società (l’altra è progetto Lavoro) da cui è nata l’Incoming. «C’è la certezza – dice Malerba – che tutte queste società siano collegate tra loro. Negli organismi statutari, infatti, girano sempre gli stessi personaggi. Che con una mano licenziano, e con l’altra organizzano nuove selezioni, tutte appese alle risorse della spesa pubblica, intercettate abilmente. Utilizzano la legge 407, il credito d’imposta e il fondo sociale europeo: e quando i soldi sono finiti, licenziano». E al danno si aggiunge la beffa: «Per fare parte della “nuova” cooperativa – dice Barbara Apuzzo, della Cgil regionale – i lavoratori hanno dovuto versare una quota associativa di 25 euro». Ivana Maugeri ha incassato anche la solidarietà dei Comunisti italiani di Catania: una delegazione del partito sarà presente in segno di solidarietà venerdì prossimo davanti ai cancelli dell’azienda, in occasione dello sciopero proclamato dalla Cgil. E sulla vicenda il deputato Orazio Licandro presenterà un’interrogazione parlamentare.