Sta cominciando un’ altra guerra civile? «Non credo. La sola idea spaventa tutti. Noi libanesi sappiamo che in una guerra civile non ci sono vincitori e anche Nasrallah sa che perderebbe il suo status di eroe della resistenza. Quelle che state vedendo, sono solo dimostrazioni pacifiche. Hezbollah non attaccherebbe mai i libanesi: attaccherebbe Israele, piuttosto». Il palazzo è vuoto. Il salone, enorme. Tuona la voce di Émile Lahoud, 70 anni. L’ amico dei siriani. Il presidente del Libano che nessun leader occidentale viene più a trovare. Un anno fa era l’ uomo contestato dalla rivoluzione dei Cedri: ora sta coi contestatori della controrivoluzione sciita. Dalla collina di Baadba si sente l’ urlo della piazza per Hezbollah. Lahoud si gode lo spettacolo: adesso l’ assedio tocca a Siniora, il premier amico dell’ Occidente. Il suo grande nemico. Presidente Lahoud, Siniora dice che questo è un golpe. «Chiacchiere da politicante. Quel che conta è la costituzione. Se in Italia Prodi ha un voto in più, governa. Ma qui la maggioranza non si prende tutto. Il potere è proporzionale, serve il consenso di tutti. Quando sei ministri lasciano il governo, Siniora non esiste più. La gente va in piazza a dirglielo. E invece lui strilla che c’ è un golpe». Mezzo Paese dice lo stesso di lei: il suo mandato era scaduto, fu prolungato solo dalla Siria prima di ritirare le truppe dal Libano «È stato il Parlamento a cambiare la costituzione. E chi mi contesta, aveva fatto già lo stesso: se quelle riforme erano costituzionali, perché non lo sono queste?». Ma per quanto il Libano può sopportare queste piazze occupate? «Non molto. L’ economia va a rotoli. Ma se Siniora non rispetta la legge, il rischio è davvero la guerra civile. Quando gli Usa dicono “noi stiamo con Siniora anche se nel governo non ci sono più ministri sciiti”, preparano la guerra civile. Quando Israele dice “non vogliamo che Siniora si dimetta”, getta benzina sul fuoco. I libanesi odiano Israele». Israele teme che la spallata di Hezbollah porti a un nuovo regime islamico. Pensa sia pronta un’ altra guerra? «No. Agli israeliani è bastato perdere il primo round. Hanno capito che non potranno mai vincere in Libano. L’ ho imparato nelle accademie militari americane: non c’ è esercito che possa battere una resistenza determinata. Avete visto l’ Iraq? Qui sarebbe peggio. Perché la resistenza la farebbe tutto il Sud. Io poi sono maronita, in questo Paese la convivenza di questi anni è stata un modello. Ma se si va avanti credendo che bisogna sostenere per forza Siniora, si rischia che un giorno non ci sia più un solo cristiano in tutto il Libano». Se cade Siniora, gli americani cancellano la Conferenza di Parigi. E addio soldi per la ricostruzione «Ma non è vero! Fanno solo ricatti. Siniora è il Libano? Puntare su un uomo solo, non serve. Nemmeno io sono indispensabile». L’ unica indispensabile è sempre la Siria: gli omicidi eccellenti, questa crisi «Una fandonia: gli omicidi sono opera d’ Israele. Tutti continuano a parlare di me e della Siria: chiedano piuttosto alla famiglia Hariri, a Siniora. Walid Jumblatt andava a Damasco ogni settimana, prima dell’ attentato ad Hariri. Almeno cinque volte! E poi sarei io nel libro paga dei siriani? Lo dice Chirac, che ha legami personali con Hariri e con Siniora. Adesso a Chirac non va bene il comandante Onu, perché non s’ immischia negli affari interni del Libano. Ma dovrebbe imparare dall’ Italia: non si sta qui da alleati d’ un solo partito. Le spiego chi è il signor Chirac? Quando fui eletto, mi telefonò per invitarmi una settimana in Francia. Poi, non l’ ho più sentito. E sa perché? Voleva che nominassi premier il suo amico Hariri. Subito. Siccome presi tempo, l’ ambasciatore francese mi chiamò: spiacenti, la visita è cancellata. Questo è Chirac». Lei e Nasrallah avete uno scopo evidente: bloccare il processo Onu alla Siria per l’ omicidio Hariri. «Ho chiesto io a Kofi Annan d’ inviare investigatori internazionali. Ma qui vedo solo Chirac che ha fatto pressioni per arrestare persone vicine alla Siria. Senza un’ accusa precisa, dopo mesi. Non c’ è giustizia al mondo, nemmeno quella dei Mau-Mau, che fa cose del genere. Non hanno vinto con la guerra d’ Israele, vogliono vincere con una giustizia politica». Il successore di Rumsfeld ha rilanciato il dialogo con la Siria sull’ Iraq: la trattativa può allargarsi al Libano? «Chiaro. Bisogna parlare coi siriani. Senza di loro e l’ Iran, non potete entrare in Medio Oriente. Gli Usa non volevano più parlare con me perché sto con la resistenza di Hezbollah. E certo: voi siete con Israele! Non dico che il Libano sia meglio d’ Israele. Ma perché voi siete sempre dalla parte d’ Israele?».