Se un governo dimentica l’emergenza democratica dei morti nel Canate dì Sicilia, nei Cpt…

Muoiono oltre 500 persone nel canale di Sicilia in 9 mesi. Cordoglio, sdegno e poi silenzio. Muoiono 2 ragazzi in 48 ore in unCpt, si impiccano perché non sopportavano la reclusione senza ragione, forse perché in condizioni di grave debilitazione. Solo silenzio. Muore una bambina di 2 mesi in un campo rom, freddo, stenti e malattie, la sua fine passa inosservata. Viene rinvenuta una donna in gravi condizioni, in un fosso, poche righe in cronaca che diventano un fatto grave, solo quando si scopre che la donna, seviziata e uccisa, era italiana; uccisa da un rumeno. Tanto basta per far divenire, in poche ore, decreto legge un provvedimento che uccide il diritto, parte del cosiddetto pacchetto sicurezza E, per uscire da un conteggio osceno delle vittime e del loro diverso peso, bastano 80 lavavetri per allarmare una città come Firenze, bastano poche decine di baraccati sul Lungoreno per far chiedere a Bologna 150 nuovi agenti di polizia, basta soffermarsi sul venditore di cd taroccati per far gridare all’allarme sicurezza e per invocare severità e tolleranza zero. E ci si allinea tutti, con assenso o con l’astensione, col timore recondito che la pancia del paese abbia comunque già deciso da che parte stare e che comunque la sola cosa che si possa fare sia ridurre il danno, tamponare una falla, sociale, culturale e antropologica, auspicare la politica del bastone e della carota, sperare in tempi migliori. Sembriamo tutti annichiliti, la cronaca febbricitante detta l’agenda politica più di quanto non riesca a farlo una realtà complessa, problematica, conflittuale, come quella con cui ci si confronta tutti i giorni. Lentamente, ma inesorabilmente, anche il nostro pensare sembra adattarsi alla nostra condizione sociale, quella di privilegiati che sovente parlano di una sicurezza da un villaggio dorato in cui pullulano telecamere di sorveglianza, in cuiil primo volto sconosciuto-specie se straniero, specie se povero – getta nel dubbio e nello sconforto. Ricostruiamo città fortezza di stampo medievale, puerili nel villaggio globale, assumiamo come coordinate di riferimento il rispetto del decoro urbano. Assurdo. Città fondate sull’immondizia, sull’incuria ordinaria, sull’assenza di regole si scoprono all’improvviso amanti di ordine e pulizia. Ci si ritiene padroni di inquinare senza ritomo il pìaneta e contemporaneamente capaci di scandalizzarsi per una baraccopoli, non per le condizioni in cui ci si vive. E ancora assurdo. La violenza sulle donne, parte integrante della cultura in cui cresciamo, diviene efferata, espellibile, solo quando ilmaschio è nato in un altro paese. Come un bubbone carico di pus infetto, che finalmente esplode, si scarica odio verso i miseri, verso chi non emana i nostri stessi odori, verso chi ha uno sguardo sconosciuto e proveniente da orizzonti lontani, anche se magari è nato e cresciuto a pochi passi dalle nostre case. Si urla forconi alla mano verso le ragazze che si vendono lungo le strade, salvo poi cercare, nell’ombra, il loro sesso offerto a costi bassi. Si chiede di cacciare delinquenti o presunti tali insieme alle loro famiglie, salvo poi fare uso delle loro braccia a sicurezza zero nei cantieri, nei campi, nelle case. Che fine hanno fatto i diritti promessi? Che fine hanno latto le nuove politiche che questo governo doveva realizzare anche per evitare il proliferare di sacche di sfruttamento e di degrado? Attendono in un parlamento pronto a urlare solo per riforme istituzionali, per interessi di corporazioni, attendono il benevolo assenso o dissenso di un Di Pietro, di un Dini, di un Mastella e giacciono ad impolverarsi. Timida, impacciata poco convinta e determinata la reazione della nostra sinistra, quella in cui ci riconosciamo, quella che era anche inpiazza il 20 ottobre. Basta che qualcosa minacci di giungere a compimento, come la riforma della legge sulla cittadinanza e ì veri ricattatori stravolgono il tutto, ponendo vincoli di reddito, di conoscenza della lingua e della cultura italiana, di un passato di permanenza regolare e certificabile. Occorre la fedina penale immacolata per divenire nuovi cittadini mentre da oggi è sufficiente che si rappresenti una minaccia, per un sindaco o un prefetto, per il primo agente di polizia in cui si incappa, per poter essere espulsi. Per andare incontro a punizioni collettive. Si arresta uno squallido omicida? Poco importa che a tentare di portare aiuto alla vittima sia stata una donna che viveva nella stessa baraccopoli. La baraccopoli viene distrutta interamente, serve un gesto esemplare. Che fine faranno le persone – innocenti -che vi abitavano? Poco importa. Il comune non ha risorse per ospitarli, scapperanno perennemente in fuga, accumulando odio e distanza dal nostro mondo dorato.
Non ci appassionano le vicende relative alla presenza o meno al governo, ci interessano le persone a cui abbiamo promesso e garantito altro rispetto a quello che abbiamo sinora ottenuto, ci interessano i popoli del 20 ottobre e di tutte le piazze che si sono mobilitate per chiedere, per chiederci di fare qualcosa prima che sia troppo tardi. A forza di assecondare una china xenofoba ci si ritrova anche noi ad addurre giustificazioni tattiche a scelte politiche ed etiche un tempo distanti anni luce. Una scelta anche miope, in questo modo le sinistre rischiano di perdere identità e futuro senza ottenere neanche consenso.
Non ignoriamo le paure. Nei quartieri raccontati come nuovi Bronx ci siamo cresciuti, viviamo e – a differenza di altri – li frequentiamo. Nelle baraccopoli e nei campi più o meno attrezzati, più o meno fondati su esclusioni e speculazioni edilizie – ci siamo entrati, superando barriere mentali, non crediamo chebi-sogni lasciare tutto come è. Crediamo però che un governo che è capace poche ore di ribadire in senso involutivo lo Stato di diritto debba essere in grado, in pochi giorni, di trovare anche soluzioni socialmente inclusive, decretare che può imporre la requisizione di alloggi sfitti, decretare con la stessa celerità che il «Non si ripeterà» di Prodi deve valere anche per le vittime in mare, per una bambina di 2 mesi, per due ragazzi rinchiusi ingiustamente e suicidati nel silenzio, per la violenza quotidiana domestica esercitata contro le donne. Se non ne è capace, se non ritiene questo emergenza democratica, significa che è un governo, una maggioranza, che non rappresenta molte e molti di noi.