Se Treu incontrasse Cipputi

«Cara sinistra, Cipputi non tornerà». Parola di Tiziano Treu. Con il dovuto rispetto, ci sentiremmo di dare un consiglio all’ex (e forse futuro) ministro del lavoro: il 2 dicembre eviti di uscire di casa. Potrebbe subire uno shock alla vista di decine di migliaia di metalmeccanici incanalati nelle strade di Roma, tute blu e d’ogni altro colore, camici bianchi, giovani e anziani, sobri e inviperiti, con orecchino e con cappelletto rosso, con fischietto e con i tamburo, e via manifestando. Tutti diversi, non stereotipati, non pacificati. Ma pur sempre Cipputi, Cipputi contemporanei. Di metalmeccanici, in Italia, ce ne sono quasi due milioni che si aggiungono ad altri milioni di lavoratori dell’industria. Fordisti e posfordisti. L’organizzazione del lavoro cambia rapidamente ma alcune certezze rimangono e sono più forti di qualsivoglia ideologia. Si può anche decidere di chiamare la società in cui viviamo postindustriale, si possono chiudere gli occhi, si può ignorare la diversa dislocazione e divisione internazionale del lavoro nell’era della globalizzazione. Ma in questo caso, appunto, è meglio restare a casa il 2 dicembre. E in un certo senso, anche oggi, quando tutte le forme e persino gli atomi del lavoro incroceranno le braccia per lo sciopero generale e in tanti porteranno la loro protesta nelle piazze d’Italia.

«Cara sinistra, Cipputi non tornerà», titolava ieri in prima pagina il Riformista per presentare una conversazione in cui Treu «spiega la scossa dei cento giorni». Promette uno «choc rassicurante» (scritto alla francese) che consiste in poche parole nella collaudata teoria secondo cui non si deve buttare il bambino con l’acqua sporca. Parlando di Legge 30, l’acqua sporca sarebbe il lavoro a chiamata (job on call) e quelle «forme contrattuali precarie… che producono solo ansia sociale». Il resto va bene, è il bambino da salvare. E aggiunge, l’ex (e forse futuro) ministro, che coloro che invece vorrebbero «rottamare non solo la Biagi ma tutto il pacchetto Treu» non sono altro che «nostalgici del fordismo, fanatici di Tempi moderni. Gente che vorrebbe riportare tutti i lavoratori indistintamente all’epoca di Cipputi. Per fortuna – ci rassicura – nei Ds il mio interlocutore è Cesare Damiano, con il quale c’è una profonda intesa». Se la intendono, i due, sulla flessibilità, quella buona naturalmente – ed è buona se è accompagnata dalla sicurezza così da generare un uccello dalle piume di cristallo: la flexicurity.

Intervistato dal manifesto, Altan aveva spiegato le ragioni della sopravvivenza del mitico Cipputi. E’ un po’ più solo causa falcidia, e soprattutto è diventato trasparente per i più che non vogliono vederlo. E’ stato costretto a studiare l’inglese su suggerimento di Berlusconi per capire cosa voglia dire staff leasing, time to market, just in time e, adesso, anche flexicurity. Sa un sacco di cose, Cipputi. Purtroppo non riesce a farle capire a un sacco di «amici».