S’è rotto il disco

Forse la storia – nella sua magnanima grandezza – un giorno lo assolverà, ma la cronaca – nella sua concreta piccolezza – lo sta condannando. Romano Prodi confida nel futuro e ci assicura che presto capiremo e condivideremo tutto, dalla finanziaria alla timidezza con cui fronteggia (si fa per dire) le pressioni vaticane. Ma, per ora, deve fare i conti con un declino corrispondente solo a quello del paese, quello denunciato ai tempi del governo Berlusconi, che l’attuale presidente del consiglio pensa di affrontare distribuendone i costi un po’ su tutti. Finendo col rimanerne schiacciato. Sorte cui stanno fattivamente contribuendo Fassino e Rutelli.
Non è un problema di qualche fischio, «tassa» che dovrebbe essere accettata con garbo da chi sta al potere; e nemmeno di comunicazione sbagliata o di modi inadeguati, giustificazioni che danno all’immagine un peso che dovremmo lasciare alla «cultura» berlusconiana. E’ un problema di sostanza che non si risolve promettendo ascolto e accondiscendenza a tutti, gli operai di Mirafiori e Luca Cordero di Montezemolo, gli artigiani e i giovani del Motor Show. Così si rischia la schizofrenia, soprattutto se a monte c’è una sola scelta, quella del primato dei bilanci da risanare nel nome di una crescita che sembra un mistero della fede. Sul come farli – risanamento e crescita – la confusione più assoluta è fatta da una serie di provvedimenti a pioggia che scontentano un po’ tutti. Ma soprattutto, che pesano di più su chi meno ha e dal centrosinistra qualcosa di diverso rispetto al passato si aspetta. O si aspettava.
Non è nemmeno una questione di maggioranza parlamentare risicata. Quella complica la vita, ma non spiega la schizofrenia politica, perché se si decide di ricorrere al voto di fiducia per far passare la finanziaria, varrebbe la pena farlo per qualcosa di più chiaro rispetto al minestrone che sta per essere servito in tavola. E lo stesso discorso vale per un tema altrettanto importante come i diritti per le coppie di fatto, dove la paura di scontrarsi con il Vaticano sta minando la credibilità della maggioranza nel mantenere una promessa fatta al proprio elettorato. Che non gradisce e si frantuma. Per non parlare della politica estera – per ora resta sullo sfondo, ma a lungo andare peserà – dove l’abilità diplomatica di Massimo D’Alema non basta a nascondere il doppio passo di un governo che ritira le truppe dall’Iraq ma le mantiene in Afghanistan o l’incapacità di dar seguito agli impegni per una soluzione pacifica in Medio Oriente che dia uno stato ai palestinesi. Come se l’unica prospettiva possibile fosse quella d’aspettare un ricambio ai vertici della Casa bianca, scommettendo sulla caduta di Bush, ma senza dirglielo in faccia.
Una famosa gag televisiva di qualche anno fa paragonava Prodi a un simpatico semaforo, fermo lì in mezzo al traffico. Ora il presidente del consiglio sembra un disco rotto che ripete la stessa frase all’infinito. I più interessati a sbloccarlo sono quelli che l’hanno votato e in qualche modo gli stanno inoltrando un messaggio fatto di crescente lontananza. Sperando che capisca prima che la distanza diventi incolmabile.