«Se ci dividiamo ora salta l’unità a sinistra»

«Una riforma delle pensioni che appaia come una vittoria di Rifondazione non la posso reggere. La proposta Damiano è il massimo che si può fare». Quando Romano Prodi si è confidato ai suoi interlocutori in questi termini lo scontro dentro al governo e nella maggioranza sull’abolizione dello scalone era solo all’orizzonte e si intuiva appena. Oggi, espropriato del «suo» Ulivo dalla scelta di Ds e Margherita di puntare su Walter Veltroni, il Professore è un uomo sempre più solo. In caduta libera come consensi, privo di un partito e senza punti su cui fare leva nella maggioranza tanto alla sua destra quanto alla sua sinistra. Una solitudine immortalata dal volo a Lisbona mentre la sua maggioranza si divide tra un duro taglio «riformista» alla previdenza e il puro e semplice rispetto del programma elettorale chiesto dalla sinistra. Quel programma scritto nella sua «Fabbrica» a Bologna e siglato al suon della «canzone popolare» da Mastella a Bertinotti.
Come Prodi anche Rifondazione comunista è nell’angolo. E così la Fiom a Corso d’Italia. «Se si escludono gli operai e i turnisti si può discutere di pensione a 58 anni con incentivi e senza automatismi», avvisano da via del Policlinico confermando la «linea dura» mentre il conto alla rovescia per l’implosione della maggioranza è iniziato.
Le due o tre anime del governo (cioè del Pd, il timone «riformista» della coalizione) non hanno trovato l’intesa. La bozza Damiano lo sarebbe di fatto ma non lo è ufficialmente perché per il ministro dell’Economia è addirittura un documento «che non esiste». Con il risultato di lasciare un cerino surreale in mano a sindacati e sinistra che chiedevano il rispetto del programma e il «risarcimento sociale» di una parte importante dei propri elettori.
A complicare il quadro il fatto che l’esito del negoziato sulle pensioni determinerà gioco forza il volto della sinistra unitaria che in molti, da Mussi a Giordano, dicono di volere senza se e senza ma. «Dividerci su un tema fondante come il welfare e il lavoro sarebbe un colpo mortale per l’unità a sinistra», dicono ai piani alti di un po’ tutte le segreterie. Senza però che ne consegua altrettanta concordia.
Ieri Fabio Mussi ha avviato le sue consultazioni a sinistra incontrando Oliviero Diliberto. Esito visibile dell’incontro la proposta di una manifestazione unitaria da convocare a ottobre prontamente accolta da Giordano. Ufficiosamente però i segretari di Sd e Pdci avrebbero convenuto che «non si può scavalcare a sinistra la Cgil». Cioè non si può rompere sulle pensioni a prescindere dal sindacato che a torto o a ragione le sta negoziando.
Anche qui il Prc pare in un cul de sac. Oggi la maggioranza «bertinottiana» si riunisce vicino a Roma per un «conclave» di due giorni convocato in origine per preparare il congresso e, soprattutto, per chiarirsi le idee sul soggetto unitario. Minoranze a parte, che pure da sempre pesano molto negli equilibri del partito, è infatti la stessa maggioranza a dividersi sull’unità a sinistra. Semplificando alquanto c’è chi come Alfonso Gianni vuole il partito unico a tutti i costi e chi come Ramon Mantovani e tutta l’ala femminista non vuole sentir parlare di andare «oltre» la Sinistra europea (che per inciso sarebbe infuriata per la non-comunicazione con i vertici del partito in una fase così delicata).
Per uscirne senza traumi serve uno scarto di fantasia su entrambi i fronti. Sul tavolo della segreteria giace ufficialmente una proposta drastica formulata, tra gli altri, da Giovanni Russo Spena e lo stesso Mantovani: se non si «vince» sulle pensioni il partito deve fare un referendum nella sua base per decidere se rimanere o meno al governo.
Scelta che semmai si verificasse sarebbe esiziale in questa nuova fase limitare al solo Prc ma andrebbe allargata, almeno nelle intenzioni di Fausto Bertinotti, a «una grande consultazione di popolo di tutta la sinistra». Gazebo contro il governo tanto immaginifici quanto difficili da realizzare. L’ennesima prova che le due questioni (pensioni e unità a sinistra) sono intrecciate. Su entrambe il Prc per primo si giocherà tutto.