Occhetto ci tiene a fare delle differenze rispetto al 1989: «Allora ci ponemmo l’obiettivo di far uscire la sinistra delle macerie oggi invece è il Pd ad avere fatto una scelta. Oggi – spiega – è una questione di vita o di morte per la sinistra». Il fatto che ad iniziare un percorso comune siano forze che negli anni passati assunsero posizioni diverse, per l’ultimo segretario del Pci non «è un problema. Ci siamo criticati a vicenda – ricorda – ma eravamo uniti dallo stesso filo rosso, cioè la sinistra. Oggi – osserva – si vuole rompere quel filo e fare in Italia quello che c’è in America: un sistema politico senza la sinistra». Occhetto non risparmia critiche al Pd che «ha scelto di convergere verso il centro» causando «un vuoto che ora Mussi vuole colmare». Prima ancora che i cronisti avanzassero domande, l’ex segretario del Pds gioca d’anticipo: «Qualcuno mi chiede ‘perchè tu lì? Io rispondo che noi siamo già oltre. Nessuno fa abiure o va nella direzione dell’altro ma tutti andiamo verso un nuovo terreno: una sinistra moderna, autonoma, di governo in grado di superare i dissensi tra riformisti e radicali». Per ora va bene la federazione però avverte Occhetto: «Io capisco le tappe ma devono essere di un percorso che ha come traguardo l’unità. Una sinistra senza aggettivi unità dai valori e non dagli apparati». Chi non nasconde la sua ‘soddisfazionè è il coordinatore di Sd Fabio Mussi: «Siamo onorati di avere tra i nostri dirigenti persone come Occhetto che ha avuto il merito di interpretare l’innovazione». «Non pensavo – dice infine Mussi – che l’approdo della svolta fosse la costruzione di una formazione centrista, ma che si dovesse aprire la strada ad una nuova sinistra»