L’equazione più alunni, più cattedre, è valida, ma solo per il nord. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato il decreto interministeriale sugli organici dei docenti per l’anno scolastico 2006/2007 e i numeri parlano chiaro: a fronte di un aumento di 7mila alunni, saranno messe a disposizione 869 cattedre in più, ma tutte nelle regioni del centro-nord. Viale Trastevere ha disposto un taglio di 1.800 posti in ben 8 regioni del meridione, mentre nel resto dell’Italia i posti aumenteranno di 2.669 unità. Sembra di essere tornati indietro, negli anni settanta, ottanta, quando per passare di ruolo molti insegnanti del sud si trasferivano nelle città del nord, per poi fare ritorno nella propria terra solo qualche anno dopo aver ottenuto il sudatissimo passaggio in ruolo. E come allora il fenomeno migratorio scolastico colpirà soprattutto i precari, i più deboli. Ma i problemi nel mondo scuola firmato Moratti sono molti. Si va dalle lunghe liste di attesa per riuscire ad inserire i piccini nelle aule della materna, tanto che per il corrente anno scolastico, alla data del 31 agosto 2005, erano in attesa ben 26mila bambini: il primato è andato alla Campania con 6.702 piccoli, seguita dalle ricche regioni del nord, Lombardia e Piemonte con 3mila bimbi in fila. La conseguenza di tanta disfunzione fa si che spesso mamme e papà si decidono a iscrivere i propri figli nelle scuole private. Secondo i calcoli di viale Trastevere per affrontare l’emergenza materna sarebbero serviti 1.741 posti in più, ma gli organici non vengono toccati da 4 anni. ll ministero nella sua previsione si basa su un organico di diritto, secondo indici storici e demografici molto variabili e quindi distante da quello che poi risulta essere l’organico di fatto. Lo scostamento degli ultimi anni dimostra poi che le previsioni della gestione Moratti vengono fatte per difetto. Nella versione del decreto presentata in un primo momento ai sindacati, il ministero aveva pronosticato un aumento di alunni nelle primarie, ex elementari, pari a 26.453. In base a questo dato la Moratti avrebbe dovuto aumentare l’organico di 2.150 posti e non dei soli 512 concessi. Alla fine il decreto ha disposto un aumento di 6.300 bambini, meno di un quarto della previsione di partenza. I conti così tornano, ma per chi? per il mondo scuola o per il governo? rimane un mistero, almeno fino all’inizio del prossimo anno scolastico. Intanto la legislatura è agli sgoccioli e il ministro Moratti fa un suo bilancio: «Estremamente positivo. Siamo intervenuti su tutta la filiera della conoscenza, con innovazioni, nel campo della scuola, dell’università e della ricerca». Eppure, nonostante l’aumento degli alunni, più o meno 70mila unità, il governo di questa maggioranza, dal 2002 in poi, ha tagliato ben 18.745 posti: aumentando la precarietà per chi ha già la cattedra e riducendo le aspettative dei supplenti. Anche la sperimentazione della riforma per il secondo ciclo, già a partire dal prossimo anno, ha sollevato polemiche. Un ordine del giorno approvato dai Presidenti delle Regioni chiede alla Moratti l’immediata revoca della sperimentazione, in caso di mancato esito hanno annunciato l’immediato ricorso al Tar e alla Corte Costituzionale. Intanto l’Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani e il Forma, l’Associazione degli enti di formazione professionale, chiedono di innalzare l’obbligo scolastico fino a 16 anni per prevenire l’alto tasso di dispersione scolastica e una diversificazione dell’offerta formativa con pari dignità.