Scuola, firme contro la Moratti

Il mondo della scuola di nuovo sul piede di guerra, questa volta pronto a dare battaglia con un’iniziativa di legge popolare. A proporla genitori, docenti, studenti, Ata (personale non docente), cittadine e cittadini che nelle scuole hanno resistito negli ultimi tre anni alla controriforma Moratti. Costituendo reti, comitati e coordinamenti; costruendo iniziative e mobilitazioni in tutta Italia. Vogliono difendere ciò che di buono c’è nella scuola pubblica, previa l’abrogazione delle leggi e dei decreti Moratti, condizione indispensabile per poter avviare un progetto di riqualificazione dell’istruzione italiana nella prossima legislatura.
Sabato e domenica prossima i 51 comitati promotori dell’iniziativa di legge popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” si riuniranno in un’assemblea nazionale a Roma, presso la sala teatro dell’ex scuola Di Donato (info: www.leggepopolare.it). Per confrontarsi, discutere, proporre emendamenti, votare e mettere a punto definitivamente la proposta di legge. Dopodichè il testo sarà presentato alla Corte di Cassazione, in modo da dare formalmente avvio alla procedura della raccolta delle 50mila firme necessarie per portare l’istanza popolare all’esame del Parlamento. Per seguire passo passo l’iter sono già state predisposte due commissioni specifiche, una di tipo tecnico l’altra di tipo politico.

I contenuti della legge hanno cominciato a circolare nel movimento durante la primavera dello scorso anno, e negli ultimi mesi il lavoro di elaborazione ha subito una forte accelerazione, coinvolgendo nella stesura un centinaio di genitori, docenti e studenti provenienti da diverse parti d’Italia. La bozza si presenta come un scrittura condivisa non sulla base di compromessi e tatticismi, ma sullo sforzo di ascoltare e comprendere le ragioni dell’altro. «E’ stato un percorso importante – spiega Antonio Cucinella, docente di scuola superiore, tra i redattori della bozza di legge – perchè ha coinvolto il mondo scuola dal basso. Non si tratta di un testo studiato a tavolino, ma di una proposta che nasce direttamente dai problemi che si vivono all’interno della scuola. Noi per primi ci siamo ritrovati in un ruolo anomalo, visto che elaborare una legge è compito dei politici e dei giuristi».

Obiettivo dei comitati promotori non è solo smontare le nefandezze operate dal Ministro all’istruzione Letizia Moratti, ma affiancare ai no anche alcune proposte concrete. In primis: l’estensione dell’obbligo a 18 anni, il biennio unitario, l’integrazione del nido di infanzia nel sistema educativo, l’obbligatorietà dell’ultimo anno della scuola d’infanzia, il ripristino del tempo pieno nella scuola elementare e prolungato nella media, la piena contitolarietà e responsabilità dei docenti all’interno delle classi (eliminando così la figura del tutor-manager). Forte attenzione verso la disabilità e l’interculturalità, rilancio del ruolo pubblico, laico e statale dell’istruzione e della partecipazione democratica alla gestione della scuola (attraverso una riforma degli organi collegiali predisposti), le linee di principio che hanno invece guidato la stesura della bozza. La novità si legge anche alla voce risorse economiche, dove viene inserito un parametro fisso di finanziamento pubblico pari al 6% del Pil, come stabilito dal vertice europeo di Lisbona.

«Entreremo pesantemente nella campagna elettorale con iniziative e azioni di carattere pacifico – afferma Massimo Carconi, genitore dei comitati d’iniziativa di legge popolare – sottoponendo ai politici la nostra istanza. Siamo profondamente delusi dai risultati del tavolo programmatico dell’Unione in materia scuola. Pertanto faremo sentire la nostra voce in modo da ottenere risposte chiare e impegni concreti per la prossima legislatura. Auspichiamo la vittoria del centrosinistra, ma non assumeremo un atteggiamento di accondiscendenza nei confronti dei partiti dell’Unione, ed inviteremo a votare coloro che con più chiarezza risponderanno ai contenuti espressi dal nostro movimento».