«Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici»: così ha dichiarato, il 12 aprile alla Camera dei deputati, il sottosegretario di stato per la difesa Marco Verzaschi (Udeur), rispondendo a una interpellanza urgente presentata il 3 aprile dai gruppi di Rifondazione comunista al Senato e alla Camera.
Il governo riconosce dunque l’esistenza dell’accordo, documentata dal nostro giornale 1° aprile 2007, arricchisce di particolari la vicenda, precisando che il memorandum di accordo quadro sarebbe stato siglato al Pentagono «lo scorso febbraio». In effetti il nostro giornale è stato l’unico in Italia a basare la notizia dell’accordo su un documento ufficiale: il testo scritto della dichiarazione fatta il 27 marzo 2007 dal generale Henry Obering III, direttore dell’Agenzia Usa di difesa missilistica, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti: «Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l’Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione».
Il sottosegretario Verzaschi non ha però spiegato perché il governo italiano avesse finora tenuto segreto un accordo di tale portata, né ha precisato chi l’abbia firmato lo scorso febbraio. Noi abbiamo scritto che probabilmente era stato il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri, in visita negli Usa in quel periodo, a firmarlo. Lui nega di averlo mai firmato – non ne era a conoscenza nemmeno lui? – pur non avendo ancora smentito ufficialmente, ma lo ascolteremo in questi giorni direttamente. Il fatto «nominale» è comunque secondario: l’importante è sapere perché il governo Prodi l’abbia firmato, perdipiù tenendolo poi segreto.
Ha «provato» a spiegarlo il sottosegretario Verzaschi. «Il citato Accordo quadro di cooperazione – ha dichiarato in aula – si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie atti-vità volte alla realizzazione di idonei strumenti a protezione dell’Alleanza dal rischio derivante dall’uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici». Lo stesso generale Obering ha invece chiarito che lo schieramento in Europa, da parte degli Stati uniti, di missili anti-missili non rientra in ambito Nato e che «gli Usa non sono disponibili a cedere la responsabilità del progetto». Poiché la Francia si oppone a tale progetto e altri governi alleati sono dubbiosi, Washington non ha chiesto il consenso della Nato ma, scavalcando l’Alleanza, ha cercato di ottenere prima quello di singoli governi consenzienti (Gran Bretagna, Polonia, Repubblica ceca, Italia e altri) attraverso accordi bilaterali. Contraddicendosi, lo stesso Verzaschi ha ammesso che «i principali alleati sono stati incoraggiati ad associarsi ai progetti americani». I governi italiani non hanno avuto bisogno di molto incoraggiamento. L’accordo quadro con l’Italia, preannunciato dal generale Obering nel marzo 2006, era stato redatto dal Pentagono col governo Berlusconi. La firma era però slittata in vista delle elezioni italiane di aprile, ed è stato poi il secondo governo Prodi ad apporla.
«L’Accordo in questione – ha dichiarato il sottosegretario Verzaschi – è giustificato dalla volontà dei due paesi di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di rafforzare la cooperazione in ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l’avvio a scambi di informazioni propedeutici a eventuali successive collaborazioni». Non spiega però il sottosegretario in che modo il governo abbia verificato la «volontà» dell’Italia di sottoscrivere l’accordo, dal momento che è stato tenuto segreto non solo agli italiani, ma al parlamento e a parte della stessa coalizione governativa, mentre invece avrebbe dovuto essere reso pubblico e sottoposto al parlamento prima della sua conclusione.Con tono tranquillizzante, il sottosegretario Verzaschi ha dichiarato che «l’accordo non determina impegni e/o oneri finanziari tra le parti: è infatti demandata alla stipula degli accordi attuativi successivi, ciascuno finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle caratteristiche e delle modalità per la suddivisione dei costi associati». La prospettiva è tutt’altro che tranquillizzante: l’accordo quadro comporta una serie di «accordi attuativi successivi», che coinvolgeranno non solo le industrie militari italiane, ma anche università e centri di ricerca, provocando una ulteriore militarizzazione della ricerca a scapito di quella civile. E tali accordi comporteranno «costi associati», ossia un ulteriore aumento della spesa militare italiana e un rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi (comprese quelle nucleari) sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est e, quindi, ancor più bersaglio militare.
Lo stesso Verzaschi, dopo aver assicurato che la «difesa missilistica» ha «eminentemente una finalità protettiva», ammette che «nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri strategici consolidati, in particolare con la Russia». Fatto che – ha ammonito il presidente francese Jacques Chirac – potrebbe «spaccare il continente e provocare una nuova guerra fredda». In cui l’Italia, ancora una volta, farà da scudo agli Stati uniti.