Scudo Usa, i «misteri» dell’accordo segreto

Sei giorni fa il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri ci ha annunciato, tramite la sua segreteria, che avrebbe ufficialmente smentito una inchiesta de il manifesto. Con una lettera al nostro giornale, avrebbe prontamente negato di aver firmato l’accordo con cui l’Italia entra di fatto nel programma dello «scudo» anti-missili che gli Usa vogliono estendere all’Europa. Finora, però – nonostante sia stata depositata una chiara ed inequivocabile interrogazione urgente su questo di Rifondazione comunista – non è arrivata alcuna lettera.
A questo punto, comunque, riteniamo necessaria una precisazione: anzitutto, nell’articolo «L’Italia, in segreto, sotto lo scudo Usa» (v. il manifesto, 1 aprile 2007), si affermava che l’accordo era stato siglato al Pentagono in febbraio «probabilmente» dal sottosegretario Forcieri, che il 7 febbraio era negli Stati uniti e aveva firmato qui il memorandum d’intesa sulla ulteriore partecipazione italiana al programma del caccia statunitense F-35 Lightning. Forcieri ha infatti la delega per i programmi di cooperazione internazionale nel campo degli armamenti.
Il sottosegretario Forcieri però, secondo quanto comunicatoci telefonicamente dalla sua segreteria, non avrebbe firmato alcun accordo sulla partecipazione italiana allo «scudo» Usa. Il fatto è però secondario: non è importante sapere chi del governo l’abbia formalmente firmato, ma perché il governo Prodi l’ha tenuto segreto. A meno che non esista alcun accordo e il direttore dell’Agenzia Usa di difesa missilistica, che l’ha annunciato il 27 marzo, abbia detto il falso di fronte alla Camera dei rappresentanti.
Il nostro giornale è stato l’unico in Italia a basare la notizia dell’accordo su un documento ufficiale: il testo scritto della dichiarazione fatta dal generale Henry Obering III, direttore dell’Agenzia degli Stati uniti di difesa missilistica, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti. Qui il generale Obering ha dichiarato il 27 marzo 2007: «Ho il piacere di annunciare che in questo scorso febbraio (this past February) abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l’Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione».
Non abbiamo ragione di dubitare di questa dichiarazione ufficiale. Ma se non corrispondesse al vero, il governo Prodi dovrebbe smentirla pubblicamente. Se non è così, invece, deve spiegare perché, mentre il congresso degli Stati uniti è stato ufficialmente informato dell’accordo con l’Italia, il parlamento italiano non è stato informato dell’accordo con gli Stati uniti.
Non solo. Un accordo di tale portata avrebbe dovuto essere sottoposto al parlamento prima della sua conclusione. E’ stato invece concluso in segreto, tenendo gli italiani all’oscuro delle sue implicazioni sul piano militare, politico ed economico. L’accordo sottoscritto al Pentagono pone infatti l’Italia in prima linea in un sistema le cui reali finalità non sono difensive ma offensive: se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili affidabile, essi sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch’esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Mentre lo «scudo» è ancora in fase sperimentale, il Pentagono lo vuole estendere all’Europa, installando i primi 10 missili intercettori in Polonia e una stazione radar nella Repubblica ceca, presso Praga. Altri missili, nei piani del Pentagono, dovrebbero essere installati ancora più a est in Ucraina e a sud in Italia. La Russia, di fronte a questo tentativo statunitense di acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha annunciato che prenderà delle contromisure militari.
In tal modo gli Stati uniti contribuiscono, ancora una volta, a creare in Europa divisioni e tensioni utili alla loro politica. Mettendo l’Europa sotto il loro «scudo», gli Usa rafforzano allo stesso tempo la loro leadership nei confronti degli alleati europei e possono scaricare su di loro parte decisiva dei costi per lo sviluppo del sistema.
Particolarmente gravi le implicazioni per l’Italia. L’accordo comporta un ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est e, quindi, ancor più bersaglio militare. Comporta una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, sotto la cappa del segreto militare. Comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana, soprattutto dei programmi di investimento derivanti da accordi internazionali. Quelli di competenza diretta del sottosegretario Forcieri ai quali ci ha fatto sapere, tramite la sua segreteria, di essere stavolta completamente estraneo.