Altro che «tesoretto». Il rapporto annuale presentato ieri dalla Guardia di Finanza ci consegna un’immagine da penisola del tesoro. Ci dice che gli evasori, nell’ultimo anno, sono diminuiti, ma che contemporaneamente sono aumentati i redditi nascosti al fisco. Il «tesoretto» su cui tutti si accapigliano, frutto di un surplus da gettito fiscale, vale circa 2,5-3 miliardi di euro; i redditi non dichiarati, e dunque sottratti alla tassazione, accertati dalla Guardia di finanza nel 2006 sono stati pari a quasi 17 miliardi di euro. Se si pensa che, secondo alcune stime, abbiamo un’economia sommersa pari a oltre il 20% del Pil, ce n’è abbastanza almeno per cimentarsi in una seria caccia al tesoro.
Nel 2006, le fiamme gialle hanno segnalato 16,8 miliardi di euro di redditi sottratti a tassazione. Il secondo risultato più elevato negli ultimi sette anni, e nonostante il numero degli evasori scovati sia diminuito rispetto all’anno precedente (dai 7613 del 2005 ai 7288 del 2006).
A crescere è soprattutto l’Iva evasa (per lo più nella forma dell’omissione di fattura): l’imposta sul valore aggiunto dovuta e non versata è stata pari a quasi 4 miliardi di euro (contro i 3 miliardi del 2005), il picco più alto negli ultimi dieci anni. Su 381 mila controlli effettuati dalle fiamme gialle per verificare le mancate emissioni di scontrini e ricevute fiscali, le violazioni accertate sono state 84 mila. Nel 2007, hanno annunciato gli ispettori finanziari, i controlli aumenteranno del 30%. Nel mirino, chi vive nel lusso ma dichiara troppo poco.
L’evasione fiscale insomma continua a essere il vero tarlo nostrano. Abbondano i furbetti, soprattutto – sempre secondo il rapporto della finanza – nei settori legati al terziario, in particolare nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (2600 casi), nell’edilizia (1400 casi), nel comparto immobiliare (600 casi) e in quello legato a trasporti e telecomunicazioni (420 casi). Mentre per quanto riguarda l’evasione di Iva, i settori più colpiti sono quelli del commercio di autoveicoli, di elettrodomestici, di capi di abbigliamento e ancora, il comparto dell’edilizia.
Naturale che una solida economia sommersa come si presenta quella italiana, poggi largamente su un lavoro altrettanto sommerso. Le fiamme gialle hanno accertato l’impiego di 22.700 lavoratori in nero e 8200 irregolari, la gran parte dei quali nel Sud Italia.
Quasi scontato il plauso del vice ministro all’Economia, Vincenzo Visco: «Ora non bisogna abbassare la guardia – ha dichiarato – ma anzi cercare di migliorare i risultati raggiunti». La maggioranza però sembra non avere occhi che per quei 2,5-3 miliardi di euro di surplus da gettito fiscale. Il cosiddetto tesoretto (parola deprimente a detta dello stesso Visco), sul quale ormai da giorni si consumano dichiarazioni, «retroscena» da 007 e colloqui di ogni genere. In attesa della decisione del governo, tutti lo dirottano da un’emergenza all’altra.
«Uno spettacolo disdicevole» lo aveva definito Visco. Giudizio sostanzialmente confermato ieri da Fabio Mussi, ministro dell’Università: «La spartizione del cosiddetto tesoretto non è un bello spettacolo». La fila comunque è lunga. Alessandro Bianchi, ministro dei Trasporti, l’ha capito e rinuncia in partenza: «Lasciamo stare il tesoretto – dice – La fila è talmente lunga che preferisco non mettermici anche io». Gioca invece a fare lo scettico, Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria: «Prima bisogna vedere se c’è – dichiara – e in ogni caso le posizioni degli industriali italiani sono già state espresse con chiarezza al massimo livello». Cioè, neanche a dirlo, tutto alle imprese.
«E’ chiaro che le famiglie devono avere la precedenza sulle imprese, che hanno già avuto la loro parte» risponde Visco alle pretese industriali. Mentre alla lista si aggiunge anche il ministro alla Solidarietà sociale, Paolo Ferrero: «I dati contenuti nell’indagine del Censis indicano come quella della casa sia una delle principali emergenze sociali del nostro paese, serve un rilancio dell’edilizia pubblica e affitti equi, e le risorse si possono trovare nel tesoretto».