Sciopero al macello che spolpa i diritti

Una cinquantina di cinesi in sciopero. Con la bandiera rossa in mano. In un macello del vasto e potente arcipelago cooperativo emiliano. Questa sì che è una notizia al cubo! Il rosso e gli scioperi hanno scarso appeal per i cinesi. E scioperare contro le cooperative a Reggio Emilia è quasi un sacrilegio.
E’ successo lunedì al macello della Unipeg, primo gruppo cooperativo nel settore carni bovine, secondo dopo il big privato Cremonini. Hanno scioperato per 4 ore tutti i 70 lavoratori (soci di nome, dipendenti di fatto) della cooperativa Real che opera in appalto all’interno del macello Unipeg. Cinesi (una ventina sono donne), senegalesi, ghanesi, marocchini. Inquadrati, e pagati, come facchini, anche se «lavorano con il coltello», tagliano e spolpano «la bestia».
Uno sciopero «a sorpresa» per i dirigenti della Real e della Unipeg. Preparato da mesi dalla Flai-Cgil e dalla Fai-Cisl. «Un anno sulle montagne russe, tra alti e bassi, incontri anche la domenica per conquistare la fiducia dei lavoratori», riassume Luigi Giove, segretario della Flai di Reggio Emilia. Primo obiettivo raggiunto, il sì della Real ad aprire una vertenza aziendale. Per ottenere condizioni di lavoro «normali»: applicazione del contratto nazionale dell’alimentazione; copertura salariale dei periodi di malattia, infortunio e maternità; maturazione e godimento di ferie, tredicesima e quattordicesima mensilità, trattamento di fine rapporto. Cose «banali» per chi lavora nell’azienda madre, negate a chi lavora nelle cooperative spurie, inventate apposta per contenere il costo del lavoro.
Un meccanismo ultranoto nei settori delle pulizie, dei trasporti e della logistica, del turismo. Pochi sanno, invece, che negli ultimi 15 anni le esternalizzazioni hanno frantumato la filiera produttiva delle carni. «Ormai siamo a una media del del fifty-fifty», secondo Ivano Gualerzi, segretario regionale della Flai. Metà del ciclo e delle persone che lavorano in un macello sono «in appalto». Il caso limite è il macello Cremonini di Ospitaletto Lodigiano, «totalmente in appalto». Privati e Lega delle cooperative hanno abbracciato lo stesso modello, fanno a gara a chi esternalizza di più e la chiamano competitività. «Con tutto il rispetto per le cooperative», dice Gualerzi, «così non può continuare». Questo sistema, oltre ad abbassare i salari e a negare i diritti «adesso», ha effetti di trascinamento «nel futuro». Forme furbesche di elusione e di evasione contributiva decurtano le pensioni a venire. Una, molto in voga nei macelli, si chiama «trasferta Italia»: 500 euro in busta paga per chi magari abita lì di fronte e su cui non si pagano i contributi.
Lo sciopero alla Real, afferma Giove, sfata due luoghi comuni, utilizzati come alibi per non cambiare niente. «Sono i lavoratori, in quanto soci della propria cooperative, ad accettare la precarietà», si dice. «Sono loro a voler barattare qualche diritto in meno con qualche soldo netto in più in busta paga», si aggiunge. E’ vero il contrario: entrambe le cose sono «subite» dai lavoratori. L’adesione totale allo sciopero segnala che vogliono scrollarsere di dosso.
Fino a lunedì i 130 lavoratori diretti della Unipeg di Reggio Emilia hanno guardato ai 120 delle cooperative in appalto con un misto di indifferenza e di ostilità. Erano quelli che li rimpiazzavano quando scioperavano. Lunedì nessuno dei «garantiti» ha lavorato al posto dei 70 in sciopero della Real. «C’è la consapevolezza che la presenza nello stesso macello di lavoratori di serie B intacca le condizioni anche di quelli di seria A», sostiene Giove, «se nel reparto di fianco al tuo c’è gente che lavora 12 ore di seguito, prima o poi chiederanno anche a te di fare altrettanto». Ora è più facile per il sindacato far capire che «stiamo giocando tutti la stessa partita».
Per la serie «la fantasia non conosce limiti», Giove ci segnala quel che sta accadendo in un altro macello in provincia di Reggio Emilia: «Lavoratori soci di srl che non percepiscono lo stipendio ma acconti sugli utili futuri». Se gli utili non ci sono, niente stipendio. E per truccare i conti basta un ragioniere. C’è sempre «qualcuno che fa peggio», Cremonini lo dice della Lega Coop, quest’ultima lo dice di Cremonini. Qualche volta, si mettono insieme per dare addosso a qualche micro-azienda. Il sindacato da qualche parte deve pur cominciare, replica il segretario della Flai di Reggio, «alla Unipeg siamo partiti dai lavoratori, si sono iscrittti al sindacato, hanno deciso loro di scioperare». In provincia di Modena, invece, i sindacati degli alimentaristi per riportare normalità e uguaglianza nella filiera delle carni provano a battere la strada della vertenza territoriale. Una piattaforma da presentare a Confindustria, Lega delle cooperative ed enti locali (distinguere tra la seconda e i terzi, da quelle parti, pare un po’ difficile).