«Non è questo il momento del business as usual (con Teheran, ndr). Ci sono compagnie in Europa, e nel mondo, che stanno riconsiderano i loro rapporti d’affari con l’Iran», ha dichiarato Schulte, senza voler citare alcun caso in particolare, neanche quello dell’Eni, il cui amministratore delegato, Paolo Scaroni, la scorsa settimana, in un’intervista al Financial Times, aveva dichiarato di voler tenere fede ai contratti stipulati con l’Iran. Vi è un «ampio consenso strategico» fra Stati Uniti, Unione europea, Russia e Cina, sul programma nucleare iraniano e sulla richiesta di una «piena cooperazione» di Teheran con gli ispettori dell’Aiea, un consenso che va al di là delle scelte tattiche di Pechino e Mosca. Gli Stati Uniti sostengono inoltre il direttore generale dell’Aiea, Mohamed ElBaradei, e gli ispettori, di cui si riconosce la difficoltà del compito. Ma l’Iran pone alla comunità internazionale «un problema diplomatico difficile», ammette Schulte. «Il mondo deve far arrivare un messaggio deciso, per un periodo di tempo sostenuto», se si vuole che «la diplomazia funzioni». Dobbiamo dimostrare unità e risolutezza«, ha aggiunto sottolineando che »vi è tempo per l’azione diplomatica«. Perchè nessuno dice che Teheran sia in possesso di testate nucleari »oggi, nè che lo sarà domani o il prossimo anno«. Bensì che questo sarà un problema »del prossimo decennio, fra il 2011 e il 2015. C’è tempo per la diplomazia ma non per la compiacenza«, ha quindi affermato Sculte