Scheda sul XVIII° Congresso del PC Portoghese

Il Portogallo in questi giorni è stato paralizzato da imponenti manifestazioni di insegnati che lottano contro i tentativi di privatizzazione e trasformazione delle università in fondazioni. Come in Italia. La differenza sta nel fatto che lì, a differenza che nel nostro paese, questi provvedimenti vengono presi da un governo a guida socialista. E anche in Portogallo, come in Italia, i comunisti sono al fianco dei lavoratori e degli insegnanti in lotta. E’ in un contesto di così forte mobilitazione e lotte sociali che si è svolto in XVIIIº congresso del Pc portoghese (Pcp), terminato lunedì 1 dicembre con l’intervento di Jerónimo de Sousa, riconfermato all’unanimità segretario del partito, a Campo Pequeno, la struttura scelta per la tre giorni di congresso nazionale, assiepata da militanti e delegati giunti da tutto il Paese.
Dei 1500 delegati, il più giovane ha 16 anni, il più anziano 93. Spulciando nei dati sui delegati, si scopre che i giovanissimi (sotto i 30 anni) sono il 17%, le fasce che vanno dai 30 ai 40 anni e dai 40 ai 50, rappresentano rispettivamente il 16%, la fascia 51-64 il 41% e gli over 64 il 10% (ricordiamo comunque che la Jcp, l’organizzazione giovanile, è una struttura a parte). Una presenza così forte di cinquantenni non è così scontata in un partito comunista. Vent’anni fa, infatti, veniva giù il muro di Berlino e finiva l’esperienza dell’Unione Sovietica e dei Paesi dell’Est, ed era abbastanza difficile che un trentenne decidesse, proprio in quel periodo, di iniziare la sua militanza in un partito comunista.
Ma il Pcp ha una storia peculiare, che riflette le caratteristiche del suo paese. Viene fondato nel 1921 quando il Portogallo ha ancora una classe operaia giovane e poco industrializzata, a differenza di quanto avviene in Germania o in Francia; tant’è che si afferma inizialmente tra i contadini. E’ durante gli anni della clandestinità e della lotta antifascista che il Pcp si radica tra gli operai, vincolo questo che rimane tutt’ora e che è facilmente riscontrabile nell’alta percentuale dei lavoratori dell’industria e dei servizi tra i delegati al congresso ed i membri del Comitato Centrale. Lo stesso Jerónimo de Sousa era un leader delle lotte operaie nella cintura di Lisbona.
Di fronte alla politica fallimentare e di destra del Partito Socialista al governo, il Pcp ha deciso in questo congresso di rilanciare e rafforzare il partito nelle lotte sociali e di presentarsi alle prossime scadenze elettorali come la forza che incarna il bisogno di cambiamento nel paese e come forza di opposizione di sinistra alle scelte del governo Sòcrates, arrivando a presentare un proprio candidato alle elezioni presidenziali che ci saranno nel 2011. L’influenza sociale, politica ed elettorale del Pcp è saltata agli occhi in recenti studi ed indagini per il legame con lotte di specifici settori. Questo partito, che alle scorse elezioni politiche ha eletto 14 deputati in parlamento, grazie ad un risultato del 7,8% (dato questo che sale notevolmente fino a punte dell’11-12 % nelle elezioni amministrative), viene dato in crescita di consenso da numerosi studi e sondaggi che però, come tengono a sottolineare il sondaggista Pedro de Magalhães e il politologo André Freire, non automaticamente si trasformeranno in un aumento netto di voti nelle elezioni del 2009.

In ogni caso il Pcp punta ad un rafforzamento della sua struttura che, dopo questo congresso, esce ancora più coeso dal punto di vista politico. Fatto, questo, sottolineato con forza da molti interventi che hanno all’unisono messo in evidenza l’importanza della natura politica ed ideologa del Pcp, del suo forte richiamo all’identità comunista, al marxismo ed al leninismo (attualizzati e vissuti come strumenti di comprensione del presente e di organizzazione del partito stesso), del suo legame con gli altri partiti e forze della sinistra e rivoluzionarie in tutto il mondo, con la cultura dell’unità e dell’orgoglio di appartenere ad una comunità politica forte e radicata tra i giovani ed i lavoratori del proprio paese. “Sentiamo la responsabilità – ha detto il segretario Jeronimo de Sousa – di questa affermazione, cioè essere un Partito Comunista che non si limita solo a proclamarsi tale, ma ad esserlo nei fatti”.
Sul sito del Pcp www.pcp.pt è possibile trovare diverso materiale sul XVIIIº Congresso, con interventi e materiali. Tra questi ci sono le tesi congressuali di cui vi proponiamo una breve scheda su alcuni tra i temi principali trattati.

Por Abril, pelo Socialismo um Partido mais forte – scheda per punti tratta da Público, quotidiano portoghese di area di centro sinistra, vicino al PS, del giorno 29 Novembre (stralci)

Il comunismo come orizzonte
Il Pcp assume come orizzonte strategico il comunismo, ossia “la costruzione di una società nuova, libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza classi sociali tra loro antagoniste, discriminazioni, diseguaglianze ed ingiustizie sociali, (…) dove le masse abbiamo un ruolo attivo in tutti gli aspetti della vita, dove le condizioni di vita del popolo migliorino costantemente”. Per conseguire ciò il Pcp conserva la “sua natura di classe, come partito e come avanguardia della classe operaia e di tutti i lavoratori”, mantiene nel suo profilo il richiamo al “marxismo-leninismo, alla concezione materialistica e dialettica del mondo” e riafferma “il suo carattere di partito patriottico ed internazionalista, pur in un quadro di concezione articolata ed indissolubile di attività nazionale e doveri internazionalisti”. Difende anche “lo sviluppo creativo del centralismo democratico, di cui sono caratteristiche fondamentali la democrazia interna, un unico orientamento generale e un’unica direzione centrale”.

Il Governo del PS
Per il Pcp “i tre anni e mezzo del Governo del Ps cono contrassegnati da una nuova fase, sia per l’intensità che per le sue caratteristiche più generali, di dura offensiva e distruzione dei diritti sociali e per il compimento degli interessi del capitale”. “ In un quadro di esercizio e sviluppo della politica dei diritti degli ultimi 32 anni, l’attuale governo ha intrapreso un’azione non sono destinata a ridurre e liquidare i diritti e ad imporre passi indietro sul piano sociale, ma addirittura una offensiva diretta contro il regime democratico istituito dalla Costituzione.” Ed afferma che “il processo di riconfigurazione della struttura e del ruolo dello Stato agli interessi del capitale monopolista e all’attacco ai diritti sul piano economico e sociale si traduce nell’impoverimento della democrazia politica e nella crescente restrizione alle libertà e alle garanzie dei cittadini”.

Cuba, Cina e Corea
Il Pcp continua a sottolineare il “ruolo di resistenza al nuovo ordine imperialista” dei “paesi che scelgono l’obiettivo e l’orientamento nella costruzione di una società socialista –Cuba, Cina, Vietnam, Laos, R.D.P. di Corea.” Su Cuba si dice: “la rivoluzione cubana, di cui quest’anno ricorre il 50º anniversario, ha fatto fronte nel corso di questo mezzo secolo ad una campagna permanente di ingerenza, destabilizzazione e aggressione, si proietta nel mondo per le conquiste politiche, economiche, sociali e culturali raggiunte, per la difesa intransigente della sua sovranità nazionale, per il suo esempio di patriottismo ed internazionalismo.”

Un’Unione Europea “imperialista”
Il Pcp ritiene che l’Unione Europea sia una costruzione politica che persegue un progetto federalista ed obbedisce ai dettami neoliberisti: “il rafforzamento dell’Ue come blocco imperialista, senza con questo sottovalutare i punti deboli e le contraddizioni che il processo di integrazione capitalista dell’Europa sviluppa, rende molto evidente la natura di classe dell’Europa come strumento del grande capitale e delle grandi potenze capitaliste dell’Europa Occidentale.” Rispetto alla posizione del Portogallo, il Pcp considera che “Ps, Psd, Cds-Pp, in una sempre chiara e costante convergenza, sono stati i responsabili della conduzione, e successivo approfondimento, dell’integrazione del Portogallo nella Cee prima e nell’Ue poi, partecipando attivamente alla definizione delle sue politiche e all’orientamento neoliberale, federalista e militarista”. E sostiene che il Bloco de Esquerda, “con la sua definizione di “europeismo di sinistra”, dietro al quale nasconde l’imbarazzo per la sua vera posizione federalista, si conferma come una forza politica favorevole all’avanzamento del carattere sovranazionale dell’Ue”.

Crisi del capitalismo
Viviamo una crisi del capitalismo, le cui radici il Pcp le fa risalire al 1995/96 e come epicentro individua gli Usa: “a fronte della tragedia che il processo di riproduzione del capitale significa per il mondo, a fronte dell’evidenza della crisi in cui il sistema capitalista si è imbattuto, si rafforza la necessità dei partiti comunisti e della cooperazione internazionalista tra di essi, e l’attualità di un progetto di una nuova società libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’attualità del socialismo.”

L’urgenza di un Movimento Comunista
Da buon internazionalista, il Pcp difende “lo sviluppo dei partiti comunisti e il rafforzamento della cooperazione e solidarietà reciproca, avendo come baricentro l’internazionalismo”. Ma non vengono nascosti punti di divergenza e difficoltà: la lotta comune “ non annulla, comunque, gli enormi punti deboli, le difficoltà ed i problemi che persistono nel movimento comunista” che, molto “segnato dalle conseguenze negative della sconfitta delle esperienze del socialismo, vede oggi un prezioso processo di resistenza, affermazione e recupero da parte dei partiti comunisti”. E ciò nonostante l’esistenza stessa di “tendenze revisioniste e di natura riformista che danno vita a processi degenerativi, di auto scioglimento e diluizione in coalizioni di “sinistra”, con l’abbandono di riferimenti ideologici ed obiettivi rivoluzionari, arrivando a definire i comunisti solo una tendenza culturale rivoluzionaria”.

La “dittatura” dei gruppi economici
“La società portoghese ha oggi una struttura economico-sociale caratterizzata da una forma di dittatura dei gruppi economici monopolisti assieme al capitale transnazionale”, sostiene il Pcp: “una grande forza oligarchica finanziaria (assieme ad altri settori della grande borghesia nazionale ed internazionale) assicura, attraverso la titolarità di questi gruppi, la continuità, la riproduzione e l’espansione del suo potere politico, economico, sociale ed ideologico, dando vita a quello che si configura come un autentico potere totalitario che si impone sugli altri strati sociali e da diversi punti di vista”. Per il Pcp “oggi la straordinaria dimensione del potere economico di questi gruppi capitalisti e monopolisti si rafforza e si sviluppa in una mutua interazione, con la complicità ed il coinvolgimento del potere politico e dei partiti –Ps, Psd e Cds-Pp- che lo esercitano dal 1976”. E conclude: “il potere economico si arricchisce attraverso i dividendi, le speculazioni ed i favolosi stipendi dei suoi rappresentanti, il potere politico attraverso gli stipendi e i privilegi della sua clientela e l’attività che la sua presenza nella gestione di questi gruppi, combinato con il potere politico che domina, forniscono”.