Scaricare la palla sui movimenti?

Dopo l’esito del referendum sull’articolo 18 dentro il Prc si è discusso accanitamente di violenza/non violenza, di ‘900, di “angelizzazione” della Resistenza, di Potere. In tanti, io compreso, si sono spesso chiesti il perché. Il pregio dell’intervista di Bertinotti al Corsera è l’averne chiarito la ragione politica di fondo: l’accordo di governo con il centro-sinistra. E precisamente di questo è bene discutere, senza rispolverare l’armamentario ideologico dell’ultimo congresso.

Il ragionamento del segretario è abbastanza lineare: siamo in presenza di una destra liberista ed eversiva che vive una crisi strategica, in questi anni è cresciuta in Italia una opposizione alle politiche liberiste e alla guerra, il compito del nostro Partito è quello di garantire una “rappresentanza” a tali movimenti, unico modo per farli pesare e costruire l’alternativa: da ciò la proposta delle primarie. Senonché l’apparente linearità si scontra con la realtà.

I movimenti. E’ vero che negli ultimi anni c’è stato un risveglio dei movimenti che “resistono” alle politiche liberiste, ma appunto di resistenza si tratta. Quello di cui si discute oggi, in Italia e in Europa, è di quanto aumentare l’orario di lavoro, di quanto tagliare lo stato sociale, di quanto investire nell’esercito europeo: e su questi temi tanta parte del centro-sinistra ha orecchie molto sensibili (a dimostrazione della “forza” di tali politiche). Nessuno mette in discussione l’esigenza di far pesare i movimenti, quello che non convince è una deresponsabilizzazione del nostro Partito. Dire che ci adegueremo alle decisioni prese a maggioranza significa appunto scaricare la palla ai movimenti: o siete in grado di condizionare l’esito delle primarie o saremo “costretti” a sostenere posizioni che non condividiamo (Pdci, Kosovo e governo D’Alema?).

La guerra. Qui esprimo un dissenso radicale. Proprio oggi che l’occupazione militare dell’Iraq diventa sempre più sanguinaria (Najaf e non solo) Bertinotti apre, di fatto, all’accettazione di tale occupazione, magari sotto le bandiere Onu. C’è bisogno delle primarie per sapere che la maggioranza degli italiani è contro l’occupazione? No. Ma appunto per questo il “mi adeguo alla maggioranza” è stato ben interpretato da Fassino, Rutelli e Boselli che al Corsera dichiara, gongolante, “Bertinotti ha accettato il principio che si possa decidere a maggioranza”.

Le primarie. Credo abbia ragione il compagno Pegolo a sostenere che abbiamo introiettato, estremizzandolo, il bipolarismo maggioritario. L’unico paese al mondo che applica le primarie veramente, fino in fondo, sono gli Usa: l’attuale presidente Bush è stato eletto con l’8,7% dei consensi reali. Vogliamo importarle in Italia? Aggiungo che, nelle tante interviste rilasciate (oramai l’unico veicolo “ufficiale” con cui militanti e dirigenti apprendono le nuove linee politiche), il compagno Bertinotti si è ben guardato dal far proprie e rilanciare le sollecitazioni proporzionali dell’Udc: tema “non trattabile” con D’Alema, come la politica estera?

La “bonifica”. A tanti compagni è sfuggito un particolare dell’intervista di Bertinotti: l’esigenza non di “abolire” ma di “bonificare” le contro-riforme di Berlusconi. Particolare non sfuggito a Castagnetti (Margherita), che interrogato dal Corsera sottolinea che “è un altro segnale di disponibilità”.

Non è superfluo ricordare che l’intervista di Bertinotti era una risposta a quella del 10 agosto rilasciata da Letta (Margherita), nella quale si indicavano come paletti “non trattabili” il sostegno alle guerre autorizzate dall’Onu e l’esigenza di riformare le pensioni. Mai risposta è stata più esauriente.

La cacciata di Berlusconi è una priorità per tutti. Quello che non è accettabile è l’usare questa giusta esigenza per snaturare le ragioni fondative del nostro partito (a partire dal no a qualsiasi guerra di aggressione). Spesso si dice di voler uscire, da sinistra, dal ‘900: non vorrei che tra non-violenza e spirale guerra-terrorismo (cioè nessuna solidarietà con la resistenza irachena), rifiuto del potere (ma non dei ministri) e accordi di governo senza contenuti precisi, si stia praticando un ritorno, da destra, nel ‘900. Prima i contenuti e poi gli schieramenti: vale ancora per il nostro Partito?

Stefano Franchi