«Non ne so nulla, la mia conoscenza di questa storia è solo generica»: così parlò Alberto Gonzales, il ministro della giustizia di Bush, in merito alla cacciata dei procuratori per «insufficiente lealtà» alla Casa bianca. Era il 13 marzo, dodici giorni fa, e le sue parole sono state sbugiardate ieri. Dal materiale che il ministero della giustizia è stato costretto a fornire alle commissioni di senato e camera che stanno indagando, è infatti emersa una e-mail in cui Kyle Sampson, il capo dello staff di Gonzales che è già stato costretto a dimettersi, annuncia che il 27 novembre – esattamente dieci giorni prima che i licenziamenti dei procuratori diventassero effettivi – ci sarebbe stata una riunione sul tema «US attorney appointments» (letteralmente: nomine procuratori) cui avrebbero partecipato Gonzales, il suo vice Paul McNulty, Sampson medesimo, una signora di nome Monica Goodling il cui incarico è quello di «liaison» del ministero con la Casa bianca e alcuni altri. Il luogo della riunione? La «conference room» di Gonzales. Ce n’è abbastanza perché il soprannome che è già stato affibbiato a Gonzales dai comici delle tv, Adios amigo, si avvii a diventare il suo vero nome.
George Bush ha fatto subito sapere che lui ancora sostiene il suo ministro della giustizia. Ma non lo ha detto di persona, per esempio nel consueto messaggio radiofonico del sabato, che invece ha dedicato alla bastonatura dei democratici i quali, fissando col voto della camera dell’altro ieri la scadenza per il ritorno dei soldati americani dall’Iraq «hanno anteposto la politica alla sicurezza delle nostre truppe». A dire che lui continua a sostenere Gonzales ha mandato Dan Bartlett, cioè il suo consigliere per le comunicazioni, che comunque non si è profuso in tante parole. Un segno, forse, che i giorni dell’autore dei «memo» sulla tortura si avviano alla fine.
La storia dei licenziamenti dei procuratori non è la peggiore delle tante malefatte di questa amministrazione ma è certamente la più sfacciata. La ragione ufficiale – data a posteriori – è che gli otto licenziati il 7 dicembre non sono stati abbastanza «attivi» nell’impedire le frodi elettorali, cioè proprio l’accusa che da molte parti è piombata proprio sulla Casa bianca dopo la seconda «vittoria» di Bush del 2004.
Non è andata molto lontano, quell’accusa, perché trovare le prove non era facile, ma gli indizi erano e restano molto inquetanti. A conti fatti, i comportamenti anomali nei seggi, denunciati in tutto il paese, sono stati qualcosa come quarantamila, tutti in favore dei repubblicani. Per non parlare delle macchinette per votare che non rilasciavano alcun riscontro scritto e quindi impedivano ogni controllo, che per esempio nell’Ohio – lo stato che alla fine ha dato la presidenza a Bush – erano gestite da un signore che allo stesso tempo era il presidente del comintato per la rielezione di Bush.
Interessanti, sul piano della sfacciataggine, i personaggi con cui sono stati sostituiti alcuni dei procuratori «pigri» sul problema delle frodi elettorali. Uno è un certo Tim Griffin, diventato procuratore del distretto di Little Rock, noto per essersi coperto di gloria nella battaglia della Florida del Duemila in veste di «addetto alle ricerche» del Comitato nazionale repubblicano. Un altro, di nome Bradley Schlozman, ha all’attivo il suo «silenzio assenso» a una legge della Georgia che imponeva agli elettori di munirsi di un documento di identità pagando 20 dollari per la foto, la quale poteva essere fatta solo in certi luoghi precisi, in alcuni casi a miglia e miglia di distanza. Una cosa palesemente tesa a impedire il voto dei poveri e dei neri, poi annullata da un giudice federale che l’ha bollata come «emula della legge Jim Crow», cioè quella sulla discriminazione delle minoranze.
La settimana che comincia domani dovrebbe vedere la deposizione al Congresso dell’unico che finora in questa storia ha perso il posto: l’ex capo-staff Kyle Sampson. E’ stato lui a chiedere di essere ascoltato, il che ha sollevato qualche brivido: che sia intenzionato a essere il John Dean (quello che aiutò a incastrare Richard Nixon) della situazione?