«In questi anni mi sono trovato in molti dibattiti a sentirmi dire: basta con questa repubblica fondata sul lavoro, è solo demagogia. Ma per me una repubblica fondata sul lavoro significa che questa è basata sulla persona, la quale persona è espressione della sua capacità di pensare e della sua capacità di volere». Così ha aperto ieri il suo intervento l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel corso di un’iniziativa promosso dal comitato referendario per il «no» a Genova.
Scalfaro ha più volte ricordato il valore della lotta di liberazione e del «prezzo di vite e di sacrifici» che hanno portato alla stesura dell’attuale Costituzione. Ha evidenzito la differenza con l’attuale processo di riscrittura e stravolgimento effettuato dai “5 saggi” che hanno definito le linee basandosi solo su una spartizione di contenuti, anche contraddittori, fra le varie componenti del governo Berlusconi: un pezzo alla Lega, un altro a An e ancora a Forza Italia e infine all’Udc.
«Questa che ci propongono non è una riforma. Perché una riforma deve essere approvata da una maggioranza enorme, la carta deve appartenere a tutti i cittadini. Ogni cittadino deve poter dire “questa carta è anche mia”. Ma quando la carta è votata soltanto dallo schieramento del governo non si può parlare di riforma. C’è una repubblica nuova, c’è tutta una pagina che è stata inventata dalla destra in questi anni; che non è una destra, perché la destra è uno schieramento politico degno di ogni rispetto, ma questa di oggi è una degenerazione, è il trionfo dei soldi. Essendo chiaro il principio per cui la vita politica non è in sé idonea ad arricchire».
Sulle recenti affermazioni del centro destra sulla disponibilità a rimettere in discussione il testo appena approvato in caso di vittoria del «sì», l’anziano presidente ha ricordato che si tratta solo di una mossa di bassa propaganda se non di una menzogna. Non si tratta di un voto consultivo, di una richiesta di indirizzo generale all’elettorato modificabile in corso d’opera come sta cercando di fare credere la Casa delle Libertà. Ma di un testo che, dopo una vittoria del «sì», il presidente sarà costretto a firmare e che da quel momento in poi sarà a tutti gli effetti la nuova carta costituzionale. «E non mi raccontate – ha proseguito Scalfaro – che dopo il voto ci troveremmo a discutere davanti a un tavolo pulito, senza progetti precostruiti. Avremmo a tutti gli effetti una nuova Costituzione in vigore, situazione del tutto diversa da quella che ci trovammo ad affrontare nel ’46».
Ma è alla chiusura dell’intervento dell’ex presidente che l’attacco contro la destra e il quinquennio di governo di Berlusconi assume toni inediti e aspri. «Io a voi che avete governato per cinque anni faccio un solo capo di imputazione: voi avete cancellato con le vostre leggi e con la vostra azione di governo il concetto di “res pubblica”, perché per voi, quando siete al potere, la cosa pubblica non c’è perché tutto diventa privato e patrimonio personale».