“Sbilanciamoci”: Dpef con luci e ombre. «Aspettiamo la finanziaria»

Mentre la manovra bis strappa la prima bandierina verde in commissione al Senato, sui conti pubblici arriva da Bruxelles un altro no alla “diluizione” del rientro nel parametro del 3%. A pronunciarlo è il commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia: «Abbiamo convenuto – sottolinea in una intervista al Messaggero – che l’Italia compia un piccolo sforzo quest’anno e uno molto più grande l’anno prossimo». «Ma l’obiettivo resta immutato – aggiunge – il deficit va corretto entro la fine del 2007». Dalla Corte dei Conti, invece, arriva un contrappeso alla logica del rigore. «Non si deve mai perdere di vista – si legge nella lunga relazione dei magistrati contabili dedicata all’andamento della finanza regionale nel 2004-2005 inviata ieri ai presidenti dei due rami del Parlamento – l’obiettivo di assicurare i servizi essenziali ai cittadini».
Molte le novità introdotte al Senato. Scompare l’aumento dell’iva su alcuni prodotti come la cioccolata, mentre torna l’va agevolata per le ristrutturazioni edilizie. Novità anche per i conti correnti: per chiuderli non si spenderà nulla.

A parlare di “occasioni mancate” in un quadro di luci e di ombre è il documento della campagna “Sbilanciamoci”, che a fine agosto terrà la sua convention a Bari. Sarà lì che il giudizio parziale espresso nel testo verrà completato sulla base delle indicazioni contenute nella finanziaria. «La nota più preoccupante – secondo Sbilanciamoci – è la prospettiva, indicata nel Dpef, di tagli alle spese sociali: pensioni, sanità enti locali». A settembre quindi, la posizione di SBilanciamoci, come annuncia il portavoce Giulio Marcon, sarà «di proposta e di protesta».

Letta dal punto di vista parziale del Dpef la politica economica del governo, infatti, viene giudicata positivamente per «i toni e gli scenari, gli accenti e le parole» su lotta alla povertà e all’esclusione sociale e sulle politiche per l’ambiente. «Ma ancora siamo alle enunciazioni», sottolinea Marcon. L’esempio più calzante è quello sui nuovi indicatori di sviluppo, che valutano la sostenibilità ambientale e il profilo sociale: il solo cenno non consente di approfondire la loro capacità analitica e il contributo che potrebbe venire alla stessa produttività economica del paese. «Una economia ecosostenibile è una economia in grado di misurarsi – spiega Marcon – con i criteri dell’efficienza e della ottimizzazione e soprattutto affrontare quelle che gli economisti chiamano le eternalizzazioni negative, ovvero quelle attività che producono costi forti per la collettività». Per quanto riguarda l’ambiente, «si fa positivamente riferimento all’applicazione del trattato di Kyoto, e questa rappresenta una novità – si legge nel documento di Sbilanciamoci – ma non sono evidenziati gli strumenti per rendere operativo questo orientamento». Così come, viene giudicato «buono» il riferimento alla necessità di puntare alle fonti rinnovabili di energia, «ma bisognerà capire come tradurre tutto ciò in impegni concreti nella prossima finanziaria». Sbilanciamoci dà qualche suggerimento rispetto all’introduzione di una serie di tasse di scopo per colpire consumi e produzioni dannose. E questo per iniziare almeno a “nutrire” la fame di risorse di cui soffre la questione ambientale in Italia. Proprio per quanto riguarda il capitolo risorse, Giulio Marcon ricorda al governo di centrosinistra gli impegni sulla carbon tax e sugli extraprofitti delle compagnie petrolifere, di cui nel Dpef non c’è traccia. Così come non c’è traccia di riferimenti all’altra economica, alla finanza etica, al commercio equo e solidale. Senza parlare al silenzio sull’aiuto pubblico allo sviluppo, leggi cooperazione allo sviluppo. «Non è prevista nel Dpef – si legge nel documento di Sbilanciamoci – quella Road Map per arrivare allo 0, 7% del Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo, che persino il governo Berlusconi aveva previsto nel Dpef del 2003. Non c’è nessun tipo di programmazione rispetto all’attuazione delle poitiche di cancellazione del debito dei paesi poveri».

Per quanto riguarda, infine, la spesa militare Sbilanciamoci fa notare come «non sia stata presa in considerazione la possibilità di una riduzione della spesa per armamenti concertata in ambito europeo come previsto dal programma dell’Unione».