Sarkozi sdogana Le Pene ammette: «Voglio i suoi voti»

«La caratteristica della campagna? E’ la gente che si mobilita non su un programma, ma su dei valori, su un senso. Tutti si sono spostati a destra e in fin dei conti quello che è meno a destra di prima è Le Pen». Comincia così l’intervista rilasciata a Libération dall’incontenibile Nicolas Sarkozy, immancabilmente in testa nei sondaggi da tre mesi a questa parte.
A cavallo sui “valori”, sospinto da un robusto vento destrorso per convolare a giuste nozze con l’ “ex” estremista Jean Marie Le Pen. Dipinto non più come un minaccioso spauracchio, ma come un vecchio zio un po’ burbero che, “in fondo”, aveva ragione su tutto o quasi. Dice Sarkozy: « Un ministero dell’immigrazione e dell’identità nazionale non è una provocazione».
E a chi gli ricorda che la stessa proposta figura nel programma del Front National, risponde senza remore: «Non è perché Le Pen si occupa di qualcosa che questa cosa diventa vietata». Aggiungendo: «C’è un problema immigrati, con un sistema di integrazione che non funziona. Lo “zio” Jean Marie lo ripete da 25 anni.
Identità nazionale, immigrazione, sicurezza, l’ultima curva prima della volata finale “Sarko” la farà naturalmente a destra, sperando che tutti (o quasi) si accodino all’uomo della provvidenza e alla sua compiacente corte di magnati dell’informazione, amici intimi e zelanti artigiani della sua campagna presidenziale. «Che c’è di male nel voler recuperare il voto frontista?» si meraviglia, sempre sulle colonne di “Libé” il candidato della destra post-gollista.
In Francia la chiamano da 15 anni, e di solito rammaricandosene, la “lepenizzazione degli spiriti” neologismo che descrive la progressiva influenza delle tesi e delle idee xenofobe e nazionaliste sul dibattito politico. Fino a ieri, quando a destra comandavano Chirac e suoi colonnelli, era considerata una malattia politica, un sindrome degenerativa che minacciava le fondamenta del patto repubblicano. Sarkozy ha varcato anche questa soglia, sdoganando (come fece Berlusconi con leghisti ed ex mussoliniani) l’impresentabile Front National, «un veleno per la République», per citare una nota espressione del presidente Chirac. E quando, con quella che sembra una battuta, trascina Le Pen un po’ «meno a destra», di fatto sta indicando la prossima tappa nel cammino di riunificazione delle destre francesi. Quando rivendica la «rottura» è soprattutto a questo che allude: i più ottimisti ci vedrano una replica a destra dell’abbraccio “mortale” che Mitterand riservò ai comunisti negli anni ’80, disintegrando di fatto il Pcf.
L’obbiettivo non è solo sgraffignare quanti più voti al Fn nel primo turno, ma di prenotarli per il ballottaggio nell’eventuale duello con Ségolene Royal, o con il centrista Bayrou che non a caso Sarkozy definisce «un candidato di sinistra». Guardando oltre l’Eliseo, il primo banco di prova di questa nuova linea sono le elezioni legislative di giugno che potrebbero veder la nascita di alleanze e desistenze più o meno visibili tra l’Ump e il Fn, specialmente se a sinistra si consolidasse l’ipotesi di un’altra convergenza politica, quella tra il partito socialista e i centristi di Bayrou (vedi Ds e Margherita). Molto dipenderà quali saranno le consegne di voto per il secondo turno.
Soprassedendo sull’involontaria ironia di un Bayrou che si declama «più a sinistra di Ségolène», per ora la convergenza si fa soltanto sul minimo comun denominatore del “tutto tranne Sarkozy”, l’antisarkozismo come unico collante del “centre-gauche” .
Oltre a prefigurare nuovi paesaggi politici, “Sarko” continua a galanizzare i suoi con meeting hollywoodiani e una retorica da piccolo Bonaparte. Ieri, in una Tolosa blindatissima per le contestazioni organizzate dalla sinistra radicale, erano in 15mila ad acclamare i “valori” della Francia di Sarko. Lavoro, patria e…patrimonio. La destra transalpina, che nel dopoguerra si era piegata all’egemonia del progressismo socialista e al solidarismo cattolico che imponeva di ridurre le disuguaglianze, con Sarkozy guarda al futuro ritornando alle sue origini ottocentesche, per le quali la pedofilia è un eredità genetica come l’emicrania e l’autismo e la ricchezza un merito da tramandare ai figli, senza tasse di successione.