Salvi: «Il soggetto della sinistra? Farlo subito e farlo plurale»

E’ molto più che un sì. Se esistesse sarebbe un superlativo del sì. «Mi chiedi se sono d’accordo con l’idea di Berlinguer di un soggetto unitario della sinistra? Io dico che va fatto assolutamente. Subito. Senza perdere tempo a discutere di pregiudiziali, di collocazioni internazionali. Senza farsi irretire da dibattiti ideologici, burocratici. Bisogna farlo. Subito». Cesare Salvi, fino a ieri era nei diesse. Due congressi fa aveva dato vita d una componente – «Socialismo 2000» – che stavolta, invece, ha fatto gruppo col correntone di Mussi. Naturalmente, non entrerà nel piddì.

Salvi come ti immagini la sinistra prossima futura?
Io un’idea – anche abbastanza precisa – ce l’ho. Però, la tengo per me. Perchè penso che questo non è il momento delle formule. Non bisogna rivendicare appartenenze. Deve essere una fase in cui si costruisce.

D’accordo, riformuliamo la domanda: si costruisce cosa?
Un soggetto plurale. Un soggetto che, non ti suoni assurdo, si candida ad essere maggioritario.

Maggioritario? Non ti sembra di correre?
Se ci pensi uso altre parole ma credo di dire le stesse cose sostenute da Bertinotti quando ha parlato di “massa critica”. Sì, io penso che oggi ci sia la possibilità di mettere assieme le parti di questa sinistra, fino ad ora separate. Parti che possono diventare rilevanti. Quantitativamente e qualitativamente. Nel senso che possono candidarsi a guidare una stagione politica. Possono candidarsi a vincere.

Perché secondo te oggi è possibile e ieri non lo era?
Per due ragioni. La prima è che non esistono più i ds. Che comunque esercitavano una forza attrattiva in settori della sinistra.

E’ il tuo caso?
Sì, ho creduto a quell’esperienza. Ma ora i dirigenti dei ds hanno fatto una scelta – legittima, beninteso – di portare quel partito ad un approdo moderato e neocentrista.

Lo definiresti così: neocentrista?
La scelta è quella. Io da sette anni ero in minoranza in quel partito che non c’è più. Ed è da tempo che si manifesta una tendenza verso quella direzione. IPer esempio ancora non ho capito perché si sia dovuta interrompere l’esperienza dei “progressisti”, del ’95, inventandosi un’assurda differenziazione fra le due sinistre. Una tendenza manifestata da tutti i dirigenti. Pensa alle analisi di D’Alema, al suo progetto di modernizzazione senza aggettivi. Ora quel progetto è arrivato a compimento. Liberando, però, al tempo stesso risorse, energie. Potenzialità.

La seconda “condizione”?
Che oggi la sinistra, tutta, è al governo. E può incidere. Anzi, se mi permetti, deve cominciare ad incidere. Perché il rischio che vedo è che – passami la battuta – con Prodi la sinistra avrà difficoltà a sopravvvere.

Che vuoi dire?
Ma, insomma: la stragrande maggioranza del paese è per il ritiro dall’Afghanistan, è per aggredire il dramma della precarietà. Per far crescere la cultura, le università. Per tutelare chi muore sul lavoro. E non mi pare che il governo abbia fatto molto su questi temi. Ecco perché dico che bisogna fare presto. Russo Spena propone un coordinamento dei gruppi parlamentari? Facciamolo, adesso. Questo dall’alto. Mentre dal basso dobbiamo far crescere il progetto del nuovo soggetto plurale. Mobilitando quel popolo di sinistra che in questi anni è rimasto a guardare.

C’è un problema, però. Avete appena condotto una battaglia, nei ds, per impedire il distacco dal socialismo europeo. Il soggetto che immagini dovrà aderire al Pse?
Ti ho già detto che immagino, un soggetto plurale. Poi, vedi, il socialismo europeo è un corpo composito, dove coesistono le spinte più diverse. A me, socialista e perché no? socialdemocratico, interessa una battaglia per spostare a sinistra quel campo. Ma rispetto le identità di tutti. Pluralità è questo: nessuno deve chiedere. E poi lasciami dire una cosa…

Quale?
Che me interessa sviluppare una discussione non sull’adesione ad un gruppo, ripercorrendo la brutta storia voluta da Fassino e Rutelli col piddì. A me interessa discutere di cosa è il socialismo oggi. Di come si esercita una moderna critica al capitalismo, come si salvaguarda la natura, come si tutela il lavoro, cosa vuol dire laicità. Come si fa crescere la partecipazione, la democrazia. E come si fa crescere tutto questo in un progetto. Se vuoi un po’ quel che fece il Pci…

Cos’è, nostalgia?
Non fraintendermi. Quella è una storia chiusa. Mi serviva solo come esempio, per dire che bisogna mettere in campo, oggi, valori, progetti, unità. Accettando, ecco una distanza decisiva con le passate esperienze, la diversità delle ricerche. Ma ti ripeto: partire subito non è una variante. E’ la condizione per vincere.