Sale la produzione industriale, è l’auto il motore della ripresa

Dopo cinque anni, la produzione industriale italiana torna a salire in modo significativo. Lo rivela un’indagine del Centro studi della Confindustria, seconda la quale, «il tasso di crescita è stato positivo e pari al 2%»; un dato che sarebbe stato ancora migliore qualora fossero state incluse nel conteggio due giornative lavorative invece di escluderle (più 2,4%). Per l’istituto di viale dell’Astronomia, è «indubbiamente un aumento significativo rispetto al più 1,6%, stabilito a novembre, che colloca la crescita del paese – nel quarto trimestre – a un tendenziale più 3,3% ed al 4,2%, se si valuta questo aumento a parità di giornate lavorative, nei confronti del medesimo periodo dell’anno passato».
Lo sprint di fine anno dell’economia italiana è, quindi, confermato e se non ci saranno contrattempi, il pil nel 2006, dovrebbe posizionarsi sopra quota 1,7%. Problemi non c’è ne dovrebbero essere, cosicché nel 2007 quando si attende un pil superiore all’1,8%. Un’eventuale frenata potrebbe solo derivare dall’andamento dell’economia tedesca (che rimane una sorte di locomotiva europea), anch’essa legati al peso dell’Iva e, ancora, dalla rivalutazione dell’euro che sostanzialmente si è rafforzato di un 10% rispetto al biglietto verde.
In questa situazione, conteranno lo stato di salute del made in Italy e l’eventuale effetto positivo delle misure per la ripresa contenute nella legge finanziaria. Per ora può essere registrato un buon trend sia del fatturato che degli ordinativi. Le ultime cifre fornite dall’Istat rivelano che il fatturato è salito, in un anno, del 13,4% mentre per gli ordinativi il balzo è stato del 16%.
Ancora una volta, un contributo determinante alla ripresa (come è stato scritto su questo giornale) è venuto dal settore dell’automobile, il cui fatturato è aumentato di quasi il 18%, mentre gli ordini sono in salita del 10%. Lo stato di grazia della Fiat, riportata in vita dall’amministratore delegato Sergio Marchionne, rispetto allo stato comatoso in cui era stata ridotta, si roconfermacosì il motore della ripresa industriale.
L’industria ritrova il «suo» sprint e, sempre stando alle anticipazioni dell’Istat, l’incremento tendenziale della produzione industriale è già pari ad un più 6,5%.
Questi dati rappresentano la conferma di una buona situazione e, contemporaneamente, la smentita degli allarmi lanciati dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, secondo cui la finanziaria del governo avrebbe frenato la crescita del pil.
L’industria tira e diminuisce la disoccupazione, ma rimane il grande handicap degli squilibri sia territoriali tra nord e sud del paese, che di genere, nel senso che si conferma il basso tasso di occupazione femminile,che di età. La produzione industriale aumenta ma, contemporaneamente, è cresciuto soprattutto il lavoro precario in molti settori dell’industria e la crescita occupazionale registrata deriva in gran parte dalla regolarizzazione degli immigrati.