Sono ormai parecchi anni che le leggi finanziarie sono diventate il veicolo attraverso i quali il governo in carica cerca di far passare, complice anche la confusione generale, provvedimenti che per via ordinaria sarebbe stato più difficile far digerire. Si capisce che il varo della legge finanziaria, sulla quale è ormai prassi, si chiede il voto di fiducia, sia l’occasione ghiotta da non poter lasciarsi sfuggire. Un po’ come capita al supermercato quando ci sono le offerte 3×2: è difficile resistere.
La similitudine non è azzardata se si pensa a quello che il governo Berlusconi ha fatto con la finanziaria 2006, composta da un solo articolo con ben 612 commi, a proposito dei finanziamenti alle scuole private: 157 milioni di euro, cioè più del triplo di quanto stanziato con la Finanziaria del 2005 (49.820.216 euro), per un buono scuola a favore di chi iscrive i figli alle scuole private.
Ma perché il quadro complessivo di questi milionari regali natalizi sia completo è indispensabile tener conto degli altri provvedimenti:
1 – Con una semplice circolare del 6 dicembre del Dipartimento per l’istruzione si stabilisce che il mancato rispetto degli obblighi contrattuali non è motivo di revoca (o di mancata concessione) del beneficio della parità. Si permette così alle scuole private di continuare violare la stessa legge n. 62 assumendo personale docente senza rispettare le norme dei contratti nazionali di lavoro.
2 – Con il decreto, proposto dal ministro della Funzione pubblica Francesco Baccini, si prevede l’immissione in ruolo di 3.077 docenti di religione cattolica. Questo contingente – secondo il Governo – rappresenta il 20% della dotazione organica stabilita, a sua volta, nella misura del 70% dei posti complessivamente funzionanti. Nel 2004 infatti si era già provveduto, con due tranche, ad assicurare l’immissione in ruolo a 9 mila insegnanti di religione cattolica. In tal modo si raggiunge la quota dei 15 mila docenti di IRC assunti in ruolo a carico dello stato in due anni, con un concorso riservato in cui i posti a disposizione erano praticamente maggiori del numero dei candidati.
3 – Infine, un emendamento presentato dal governo al decreto omnibus in discussione al senato, attualmente fermo alla Commissione bilancio, prevede un ulteriore regalo: ai docenti di religione cattolica immessi in ruolo verrà assicurato uno stipendio non inferiore a quello percepito da precari. Per capire l’ingiustizia che si vuole perpetrare con questa proposta occorre ricordare che per i precari “normali” tutti gli anni di lavoro prestati come non di ruolo sono retribuiti sempre con lo stipendio minimo; dopo l’assunzione in ruolo la carriera viene ricostruita, ma solo una parte degli anni di precariato viene riconosciuto come valido, causando così una perdita di stipendio . Non così per docenti scelti dalla Curia: pur essendo precari, essi avevano gli scatti di stipendio. Con questo emendamento essi manterrebbero lo stipendio già percepito, con tutti gli scatti di carriera.
Qualche considerazione, credo, sia necessaria per andare un po’ più a fondo nelle questioni che questi fatti pongono sotto i nostri occhi, ma soprattutto per evitare di limitarsi alle semplici espressioni di scandalo con cui la stampa, talvolta anche quella di sinistra, ha dato notizia dei provvedimenti governativi.
In primo luogo, va segnalato l’assoluta coerenza di questi ultimi atti con tutti quelli precedenti dell’attuale maggioranza di Governo: i finanziamenti alle scuole private, triplicate negli ultimi due anni, avevano avuto un costante incremento sin dal 2001, proseguendo, peraltro, una tendenza già presente nelle finanziare del governo dell’Ulivo. Un solo esempio: i contributi per le scuole paritarie materne ed elementari e per i POF delle scuole secondarie ammontavano nel 2001 a 332.079.682 di €, con un aumento del 44,09% rispetto al 2000, anno della legge di parità n. 62.; nell’esercizio finanziario 2003 i fondi per le paritarie erano saliti a 536.996.436 di €, con un incremento del 66,66% rispetto al 2002.
Questi regali di Natale dunque, anche se risentono del clima preelettorale e sono in maniera evidentissima destinati ad ingraziarsi le gerarchie ecclesiastiche, sono lo sviluppo lineare di una filosofia e di un programma, come quello del “movimento SCUOLA LIBERA” che in un documento sottoscritto dalle autorevoli firme di Innocenzo Cipolletta, Emma Marcegaglia, Antonio Martino, Letizia Moratti, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Cesare Romiti, Giorgio Rumi, Paolo Savona, Lorenzo Strik Lievers, Marco Tronchetti Provera, Stefano Versari, Giorgio Vittadini, alla vigilia dell’insediamento dell’attuale Ministro rivendicava: “lo Stato deve fissare quanto intende spendere annualmente per la formazione di ciascun cittadino; deve disporsi poi a riconoscere quella somma, diversificata a seconda del grado di istruzione, alla famiglia di ciascun alunno, utilizzando appositi bonus o altri analoghi strumenti” ” ;oppure “proponiamo che lo Stato si ritiri almeno in parte dalla gestione del sistema scolastico ” e ancora “ (occorre) prevedere che gli alunni iscritti a scuole non statali gravino sulle casse dello Stato per un 10% in meno di quelli che scelgono la scuola statale;
In secondo luogo, questi provvedimenti segnalano come ineludibile, per qualsiasi politica di cambiamento della scuola, la questione dell’ingerenza sempre più forte delle autorità ecclesiastiche nelle scelte dello Stato italiano e della subalternità di tanti, troppi settori politici, del centrodestra, ma anche del centrosinistra, a partire dalla Margherita, alle pressioni di Oltretevere.
Già all’indomani dell’approvazione della legge 62/2000, criticando l’allora ministro Berlinguer, denunciammo che la Cei e il Vaticano non si sarebbero accontenti di quelle concessioni e che la legge di parità sarebbe stata il trampolino di lancio per ben più alti traguardi. Siamo stati facili profeti: da allora, parlare e praticare politiche di “sostegno alla libertà di scelta educativa”, di buoni scuola nazionali e regionali sono diventate prassi quotidiane.
Oggi quasi non desta meraviglia né proteste che l’Arcivescovo di Torino Poletto, nel corso di una recente manifestazione del movimento “Scuola libera”, chieda esplicitamente al ministro Buttiglione e ai parlamentari della Margherita e di Forza Italia, di riscrivere l’art. 33 della Costituzione perché lo Stato, finalmente, possa finanziare senza alcun ostacolo le scuole private e che il ministro Moratti reinserisca l’insegnamento della religione cattolica fra le materie dell’orario obbligatorio di insegnamento delle scuole della Repubblica.
* Responsabile regionale scuola del PRC Piemonte