Salari, pensioni, pace: punti irrinunciabili

Molte delle 15 Tesi proposte dal segretario sono largamente condivisibili, alcune sono insufficienti, altre sono da cambiare integralmente. Se il documento congressuale fosse questo, potremmo svolgere un pacato dibattito congressuale di merito, con tesi emendabili invece che con documenti contrapposti: sarebbe la cosa migliore, perché il partito non ha bisogno di un congresso-referendum ma di un confronto vero di merito, oltre che di capacità di sintesi unitaria e di collegialità.

Lo scorso congresso è stato superato dai fatti

Le Tesi non ritornano, giustamente, su un dibattito che abbiamo già sviluppato allo scorso congresso. E’ la realtà stessa che si è incaricata di dimostrare per esempio, la persistenza dell’imperialismo, la centralità della contraddizione fra capitale e lavoro, l’importanza del nuovo movimento mondiale contro la globalizzazione neoliberista. La guerra dell’imperialismo Usa e la contraddizione con il nascente polo imperialistico della UE proprio sulla guerra all’Iraq, sono ormai fatti inconfutabili che hanno ridimensionato l’ipotesi dell’impero mondiale indistinto e della cosiddetta guerra della globalizzazione. Così come la centralità del movimento dei lavoratori è ormai un fatto permanente, mentre è un altro fatto, purtroppo, la situazione critica del movimento no-global italiano, da non confondere col movimento contro la guerra né con i forum sociali mondiali, che invece vedono uno sviluppo positivo.

Il punto più debole delle 15 tesi: cosa fare per battere Berlusconi?

Il punto più debole delle 15 Tesi sta, a mio parere, nel fatto che il documento non mette a fuoco il nodo centrale del dibattito politico dentro e fuori il partito. Cosa fare per battere Berlusconi? Quale confronto e accordo con la sinistra moderata? Quali punti programmatici irrinunciabili perché si possa far parte di un governo comune? Questo è l’oggetto del dibattito politico a sinistra. Non può che essere questo l’oggetto del congresso. Perché è il partito e i suoi iscritti che devono decidere se entrare oppure no, e a quali condizioni, in un governo di centro-sinistra, oppure se trovare altre soluzioni per sconfiggere Berlusconi alle prossime elezioni.

Contrastare le politiche neoliberiste. Da dove iniziare?

La tesi 12, l’unica su cui Bertinotti tratta i contenuti di un futuro programma di governo, è assolutamente inadeguata. Sappiamo che non è pensabile proporre tout court una rottura di continuità con le politiche neoliberiste dei precedenti governi di centro-sinistra che hanno aperto la strada a Berlusconi, come per esempio: la cancellazione della scala mobile; la controriforma delle pensioni; l’apologia della flessibilità e l’avvio della precarizzazione del lavoro; le privatizzazioni e le liberalizzazioni; la devastazione istituzionale e costituzionale (maggioritario, presidenzialismo e federalismo); la controriforma privatistica della scuola di Berlinguer; l’istituzione dei Cpt; per non parlare della gravissima partecipazione dell’Italia alla guerra di aggressione della Nato contro la Serbia. Non dico che bisognerebbe rompere apertamente con questo impianto politico e culturale, perché sarebbe come dire già oggi, senza neanche un confronto nel Paese, che non c’è nessuna possibilità di fare alcun accordo di governo con la sinistra moderata, ma almeno qualche condizione irrinunciabile la vogliamo porre?

Prima di tutto, la questione salariale e la “scala mobile”

Io ne propongo almeno tre, su cui riscrivere integralmente la tesi 12. Prima condizione è la risoluzione della gravissima situazione salariale dei lavoratori italiani, che è il problema sociale più rilevante che ha il nostro Paese. Un governo con la partecipazione nostra, che non risolvesse questo problema andrebbe incontro ad una fortissima delusione di ampie masse popolari. E il problema non è affrontabile nel modo in cui se la cava la tesi 12, cioè attraverso una generica “redistribuzione del reddito a favore del salario, degli stipendi e delle pensioni”. La condizione irrinunciabile è l’istituzione per via legislativa di un nuovo meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’inflazione reale, senza di cui non c’è soluzione al problema.

Tra le controriforme da abrogare, si dimentica quella sulle pensioni

Secondo, fra le leggi da abrogare del governo Berlusconi, le 15 Tesi dimenticano la controriforma delle pensioni. Questa abrogazione va aggiunta all’abrogazione della legge 30, della Bossi-Fini, della Moratti e della legge sulla fecondazione assistita, già presenti positivamente nelle Tesi di Bertinotti. Il tutto deve costituire una delle condizioni senza di cui non è possibile la nostra partecipazione al governo.

Nessuna guerra, anche se sotto egida Onu

Terzo, sulla collocazione internazionale del Paese non è sufficiente, come fa il documento del segretario, il generico riferimento alla pace e l’impegno al ritiro delle truppe italiane. Il problema non è solo la guerra all’Iraq (dove pure non potremmo condividere la guerra e l’occupazione militare sotto l’egida dell’Onu). Un governo dura 5 anni e in 5 anni si possono fare altre guerre (vedi le nuove minacce contro l’Iran) e alle guerre si partecipa non solo inviando le truppe ma anche facendo partire dal proprio territorio i devastanti bombardamenti aerei. In un programma alternativo al governo Berlusconi va scritto nero su bianco, e senza alcuna minima ambiguità, che l’Italia non parteciperà più a nessuna guerra, neanche sotto copertura dell’Onu. Anche perché di fronte alle difficoltà del governo americano a piegare la resistenza irakena, è evidente l’interesse e il tentativo di alcuni paesi europei e di una parte degli stessi gruppi dirigenti statunitensi di superare l’interventismo unilaterale americano per ritornare all’interventismo multilaterale della Nato (come avvenne per il Kossovo), dove tutti possano spartirsi più equamente il bottino di guerra. Per questo, anche in coerenza con la nuova linea della non-violenza (ricollocata giustamente nelle Tesi “qui ed ora”), sarebbe necessario aprire una battaglia permanente contro la Nato, alleanza fondata sulla violenza all’ennesima potenza non solo nel ruolo di gendarme superarmato dell’occidente ricco e liberista, ma anche nella presenza sul nostro territorio di centinaia di basi militari, piene di tutti i tipi di armi di distruzione di massa pronte all’uso e senza alcun controllo democratico.