Il leader della Margherita: bisogna definire delle riforme condivise dai due poli.
«Rafforzare il baricentro nel centro sinistra come nel centrodestra»
Lo dice alla fine, quando questa platea vestita alla cadorina sta già pensando agli appuntamenti per l’aperitivo e la cena. Francesco Rutelli e il centro, atto secondo dopo il balletto con Roberto Formigoni al meeting di Rimini. «Quel che ha dichiarato il professor Mario Monti nell’intervista a La Stampa – spiega Rutelli – non si discosta dalla mia visione del bipolarismo. Bisogna rafforzare il baricentro del centrosinistra così come mi auguro accada nel centrodestra: se Bossi ha un capriccio qualcuno gli dica “No ragazzo, torna domani, non cediamo ai tuoi ricatti”. Ce la faranno sulla devolution?».
Sotto il tendone del PalaSponsor c’è il pienone. In prima fila Marco Pannella, pronto per il suo turno d’intervista alle 21; quasi a voler ricordare a Rutelli com’era e com’è diventato. Ci sono i parlamentari veneti della Margherita, scrittori, industriali, giornalisti famosi. Rutelli forse teme, e lo dice, che la platea con gli scarponcini non sia dalla sua parte. E allora. in questi incontri «Cortina, cultura e natura», una specie di Porta a Porta senza telecamere e con Enrico Cisnetto al posto di Bruno Vespa, Rutelli deve lavorare d’esperienza e iacioneria. «Ringrazio questo pubblico così folto e significativo».
E’ il venerdì del governatore Fazio, «che farebbe bene a dimettersi per amore delle istituzioni». Ed è l’ultimo di quest’agosto dominato, a scelta, o dalle intercettazioni telefoniche o dalle grandi manovre attorno al Centro della politica. L’intervistatore Cisnetto avrebbe anche buone e insistenti domande, «ma io ti ho chiesto del Grande centro e tu sei arrivato a parlare dell’idraulico polacco che si presenta nelle case francesi». Rutelli s’aggrappa al professor Monti. «Debbo citare una mia battuta: ”L’Italia è un paese bagnato da tre mari e prosciugato da Tremonti”. Ecco, tra Monti e Tremonti preferisco il primo».
Perché l’intervista di Mario Monti ‘gli permette di parlare di «un’Italia che ha bisogno di una formidabile iniezione di competitività». E l’iniezione, detto che si augura di vedere «Monti partecipe alla nostra prospettiva di governo», non può che essere quella già indicata da Rimini. Il “terreno comune”. O “la cornice”. «Diventiamo un Paese civile, nel quale le riforme sono condivise. La politica dovrebbe trovare il terreno comune, la cornice, e poi le strade si dividono. Le ricette per il Paese le vorremmo condividere». E qui si può almanaccare: sta parlando solo del centrosinistra o dei centristi dei due poli?
L’Italia di Rutelli è un Paese bellissimo. Dove il governatore Fazio si dimette per amore delle istituzioni; dove i politici il Corriere della Sera lo acquistano in edicola, non lo scalano; dove ministri e parlamentari «per essere più liberi di occuparsi di aspetti economico-finanziari» non posseggono nemmeno un’azione; dove il centrosinistra «ha la capacità di correggere i propri errori come la riforma del Titolo V della Costituzione, ferma le macchine e corregge quel che non va». Dove le riforme della Costituzione, della scuola, dell’università, della sanità, della giustizia, «vanno fatte assieme». .
TI primo applauso è per il no deciso alla devolution voluta dalla Lega. E le parole di Rutelli sembrano una sponda ai centristi dell’Udc. Cita Bill Clinton, Churchill, Orwell. Promette che il centrosinistra al governo non metterà nessuna tassa patrimoniale, ma «bisognerà rivedere le tassazioni che favoriscono le rendite finanziarie e speculative e penalizzano gli investimenti su lavoro e produzione». Rivedere le leggi Biagi, Gasparri e Moratti. E cancellare del tutto la riforma della giustizia, «su questo bisogna proprio voltar pagina».
Le primarie, infine (l’intervistatore: «il centrosinistra più che di primarie ha bisogno di un primario»). Che permettono a Rutelli di rilanciare la candidatura Prodi e ricucire con i Ds. «TI baricentro del nostro schieramento sono Margherita e Ds, che devono riprendere il senso di un’alleanza che per me non è mai venuto meno. Le primarie daranno più forza a Frodi, e chi le vince farà valere il primato». Ovvio che per Rutelli sarà Prodi vincere, sia le primarie che le elezioni. Poi «dovrà definire riforme condivise dai due grandi poli). Qui verrebbe il bello, ma è quasi ora di cena. «Buona sera e grazie a tutti…».