Russo Spena: «Premier sotto ricatto. Ma Rifondazione voterà comunque la fiducia»

PRODI SI STA facendo ricattare da Montezemolo e da Dini. Tutto questo apre un problema serissimo nella maggioranza. D’ora in poi anche noi ci sentiremo più liberi. Soprattutto quando non sarà in ballo la fiducia, a partire dal voto sulla sicurezza».

Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori di Rifondazione, è furibondo, ma ugualmente pronto a pronosticare: «Il governo non cadrà sul welfare, anche perchè credo che alla fine noi voteremo la fiducia. Il vero banco di prova sarà la legge elettorale».

Sul welfare l’Unione è spaccata e le parti sociali sulle barricate. Non avete tirato troppo la corda?
«Quel che siamo riusciti a strappare durante il dibattito in commissione ha migliorato il testo iniziale. Un sindacato serio dovrebbe apprezzare».

Al contrario. Cgil, Cisl e Uil sottolineano che le modifiche vanno concordate con chi ha sottoscritto il protocollo del 23 luglio.
«Non siamo in uno stato peronista. Non si possono accettare logiche corporative per cui il Parlamento serve solo a registrare gli accordi. Alla Camera è stato redatto un testo avanzato. Montezemolo ha invece fatto irruzione a Palazzo Chigi per dimostrare chi è che comanda».

Ma se sarà posta la fiducia Rifondazione cosa farà?
«Credo che la voteremo. Noi non facciamo ricatti. Ma se proprio va posta, che almeno sia sul testo della commissione. Altrimenti qualsiasi parlamentare si sentirà offeso per aver lavorato 20 giorni ed essere poi preso in giro».

Cgil, Cisl e Uil possono ribaltare il ragionamento. Hanno lavorato due mesi per raggiungere un accordo che è poi stato votato da 5 milioni di lavoratori.
«Ribadisco: non siamo in uno stato peronista. So che è un giudizio duro contro Bonanni ed Epifani. Ma il Parlamento è libero di decidere anche rispetto agli accordi. Detto questo vorrei che la maggioranza conoscesse il testo su cui il governo vuole chiedere la fiducia. E’ da luglio che diciamo che il protocollo non va bene. Non si può pensare di dare uno schiaffo ai partiti della sinistra, che al Senato rappresentano un terzo della coalizione. Diventa inutile lo sforzo di mediazione fatto in un anno e mezzo, tanto parla Dini e Prodi cede. D’ora in poi ci sentiremo più liberi».

Tradotto che cosa significa?
«Se sulla sicurezza esce un testo incostituzionale o xenofobo, che piace a Cofferati, Domenici e Veltroni, io non lo voto. In ogni caso Prodi non cadrà su questo né tanto meno sul welfare. Il banco di prova sarà la legge elettorale. Se si trova un accordo sul sistema tedesco, bene. Altrimenti le forze centriste lo butteranno giù all’inizio del nuovo anno».