Russia-Usa, scudo a pezzi

Inviando a Mosca una delegazione al più alto livello, formata dalla segretaria di stato Condoleezza Rice e dal segretario alla difesa Robert Gates, l’amministrazione Bush ha cercato di ottenere il consenso russo allo schieramento dello «scudo» Usa in Europa. Ma ciò che ha ottenuto è stato un rifiuto ancora più netto. «Non esiste alcun accordo sulla questione e l’intero progetto deve essere congelato», ha dichiarato seccamente il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, al termine dei colloqui «2+2» a cui ha partecipato insieme al ministro della difesa Anatoly Serdyukov.
Siamo dunque all’aperta rottura sullo «scudo» anti-missili che gli Usa vogliono estendere all’Europa, installando i primi 10 missili intercettori in Polonia e una prima stazione radar nella Repubblica ceca. Rientra nel piano la dislocazione in Europa di altri radar, tra cui uno mobile «a spiegamento avanzato» nel Caucaso, e di altri missili: la Lituania si è già detta disponibile. La Bielorussia, invece, ha dato la sua disponibilità a ospitare installazioni russe «anti-scudo». Si sta così giocando una sempre più pericolosa partita. Se un giorno gli Stati uniti riuscissero a realizzare uno «scudo» anti-missili affidabile, essi disporrebbero di un sistema non di difesa ma di offesa: sarebbero in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch’esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Proprio per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, ma l’amministrazione Bush lo ha affossato nel 2002 insieme al Trattato Start II. A Mosca considerano il piano statunitense di estendere lo «scudo» all’Europa, soprattutto a quella orientale, un tentativo di acquisire un decisivo vantaggio strategico sulla Russia. E stanno rispondendo non solo a parole ma con i fatti.
Lo scorso aprile la Russia ha annunciato la sospensione del trattato sulla riduzione degli armamenti convenzionali in Europa. In maggio ha effettuato due test di missili concepiti in funzione «anti-scudo». Il primo è il missile balistico intercontinentale Rs-24: partito da un lanciatore mobile situato nella regione di Arcangelo, ha colpito con precisione l’obiettivo nella penisola di Kamciatka a circa 6mila km di distanza. L’Rs-24 può essere armato con dieci testate nucleari indipendenti che, una volta rilasciate, rientrano nell’atmosfera dirigendosi ciascuna verso il proprio obiettivo. Probabilmente sono anche in grado di manovrare nella fase di rientro, così da evitare i missili intercettori. L’altro missile è l’R-500, «un missile da crociera di grande precisione e lunga gittata, capace di distruggere i sistemi anti-missile balistico». L’R-500 è un nuovo missile di teatro del sistema Iskander che, una volta messo a punto, dovrebbe essere in grado di colpire le installazioni dello «scudo» volando a bassa quota per sfuggire ai radar. Si sta così materializzando l’altro avvertimento fatto da Mosca: se gli Usa installeranno lo «scudo» in Europa, la Russia si ritirerà dal trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili a raggio intermedio in Europa. Infine, lo scorso agosto, la Russia ha ripreso i voli regolari dei bombardieri strategici a lungo raggio, quelli pronti per l’attacco nucleare.
Aumenta la protesta delle popolazioni locali, soprattutto nella Repubblica ceca – una manifestazione europea è prevista per il 20 ottobre a Praga. E l’Europa ritorna così in prima linea in quella che rischia di divenire una nuova guerra fredda, diversa ma non meno pericolosa della precedente. A ciò ha contribuito anche il governo italiano che, lo scorso febbraio, ha firmato segretamente al Pentagono, per mano del ministro della difesa Arturo Parisi, un accordo-quadro attraverso cui l’Italia entra attivamente nel progetto statunitense dello «scudo». Intervistato dal Corriere della Sera (6 luglio) sulla reazione russa al progetto Usa dello «scudo» in Europa, il ministro degli esteri Massimo D’Alema dichiarava: «La vicenda era nata male, anche la Nato era stata emarginata dai piani Usa. Ora stiamo tornando sulla via giusta, che è quella di coinvolgere tutti, Russia compresa, in un sistema di sicurezza contro le minacce missilistiche». Si dimenticava però di dire che, cinque mesi prima, il governo italiano aveva firmato l’accordo quadro con cui entrava nei «piani Usa», emarginando così non solo l’Unione europea ma la stessa Nato. Che cosa dirà ora che la Russia ha ufficialmente rifiutato di essere coinvolta in quello che egli definisce «sistema di sicurezza»?